«Serve l'unità a sinistra, prima che sia tardi»
Da tempo ormai si discute sulle prospettive del centrosinistra in Italia. Troppo spesso però, in queste analisi, è mancata una vera consapevolezza sul malessere del Paese, tanto da non accorgersi che…

Da tempo ormai si discute sulle prospettive del centrosinistra in Italia. Troppo spesso però, in queste analisi, è mancata una vera consapevolezza sul malessere del Paese, tanto da non accorgersi che attorno a noi stava crescendo un deserto.
Un deserto di precarietà e di povertà, di vite, giovani per lo più, espropriate della possibilità di decidere su se stesse e costrette a chiedere aiuto alle famiglie.
Per ogni critica al “renzismo” come metodo di governo, Renzi aveva 80 euro, un “Jobs act” o un voucher da offrire agli italiani. Aveva riforme da elargire e la promessa “smart” di garantire a ciascun individuo la possibilità di diventare imprenditore di se stesso, contro i sindacati e la burocrazia, i meridionali piagnoni e tutte le vecchie idee di sinistra: il Welfare State o un lavoro dignitoso, per esempio.
Vecchie che fossero, le idee di avere la sanità pubblica e gratuita e perfino dei diritti sul lavoro – e non le precarie tutele crescenti – non dovevano dispiacere agli italiani. I quali, infatti, ci hanno fornito un messaggio che non possiamo ignorare. Dopo il 4 dicembre e le ultime amministrative, non abbiamo più alibi.
Vi è la necessità di creare un campo progressista ampio, che come in tutti i paesi occidentali, riscopra nella sinistra una nuova radicalità di fronte alle enormi disuguaglianze prodotte dalla globalizzazione. E questa nuova sinistra non si materializza nel nostro Paese se non andiamo alla radice: dagli uomini e dalle donne che hanno sofferto i costi sociali della crisi, e chiedono oggi protezione.
Di fronte alle crescenti disuguaglianze essere radicali significa, in altri termini, decidere da che parte stare. Senza esitazioni e con nettezza. Su questo saremo giudicati dagli elettori. Da che parte stiamo mentre una rivoluzione tecnologica senza precedenti si è abbattuta sulle nostre società e algoritmi e piattaforme rendono il lavoro evanescente e frammentato, incatenano gli individui ad “app” senza volto come succede ai facchini di Foodora?
Da che parte stiamo mentre si aprono scenari inediti nei settori più disparati, dalla produzione ottimale di beni di prima necessità alla cura di malattie oggi considerate inguaribili? Da che parte stiamo sulla ridistribuzione delle ricchezze e sulla progressività dell’imposizione fiscale? E ancora, da che parte stiamo sulla riforma del mondo del lavoro, su quella della scuola, sul tema dei servizi universalistici e sulle politiche economiche degli investimenti pubblici?
Sono queste le domande radicali che esigono risposte. Provare a rispondere è il nostro compito, sapendo che dietro ognuna di quelle domande ci sono uomini e donne in carne e ossa.
Proprio qui sta la sfida di questo “movimento unitario” della sinistra italiana. Unirsi, superando le divisioni, per un nuovo campo progressista che eviti al Paese una nuova vittorie delle destre, prima che sia troppo tardi.
*Articolo 1-Mdp Vibo Valentia