Lamezia, l'inciucio porta De Biase alla presidenza del consiglio comunale
LAMEZIA TERME Serpeggiava già da qualche giorno, tra il serio e il faceto, la voce che per l’elezione del presidente e vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme vi fosse un accordo che c…

LAMEZIA TERME Serpeggiava già da qualche giorno, tra il serio e il faceto, la voce che per l’elezione del presidente e vicepresidente del consiglio comunale di Lamezia Terme vi fosse un accordo che correva sul binario Pino Galati (parlamentare in quota Ala, centristi di area verdiniana vicini a Renzi) e Tonino Scalzo (consigliere regionale del Pd). L’accordo, erano i rumors, avrebbe portato all’elezione di Salvatore De Biase (capogruppo dei galatiani di Alleanza civica) alla presidenza del consiglio comunale e Mariolina Tropea (Pd) alla vicepresidenza. Per quanto in consiglio comunale “l’inciucio” sia stato fortemente stigmatizzato, quello che è avvenuto è stata l’elezione di De Biase quale presidente del consiglio e di Tropea alla vicepresidenza. Al di là del risultato finale, il consiglio comunale è stato caratterizzato da frizioni sia all’interno della maggioranza che della minoranza.
VOTAZIONI E PATTI ROTTI Alla terza votazione, su 23 votanti, De Biase è stato eletto con 13 preferenze; quattro voti sono andati a Pino Zaffina del Pd, uno a Mimmo Gianturco (Sovranità), tre sono state le schede bianche, mentre il gruppo di maggioranza Patto per Lamezia (che racchiude Massimo Cristiano, Armando Chirumbolo e Alessandro Isabella) ha dato i suoi tre voti ad Alessandro Isabella, un segnale politico di discontinuità. Qualcosa non tornava sia nella maggioranza che nell’opposizione. Anche perché gli otto consiglieri di opposizione, in un momento di pausa, si erano riuniti stabilendo che in sette avrebbero votato per Zaffina mentre Gianturco avrebbe votato per se stesso, come ha fatto. Ma qualche minuto dopo, al momento di votare, è stato chiaro che qualcuno non ha rispettato i patti, visto che Zaffina ha avuto quattro voti e De Biase è stato comunque eletto con 13 voti nonostante la defezione dei tre voti di Patto per Lamezia.
MALUMORI Dopo l’elezione si sono aperti gli interventi. Rosario Piccioni, all’opposizione con Lamezia Insieme, ha parlato di un «consiglio comunale scivoloso» e ha spiegato che tre persone erano venute meno all’accordo preso, cosa che aveva permesso l’elezione di De Biase. Come forma di protesta al comportamento di taluni membri dell’opposizione, Piccioni ha asserito che non avrebbe votato nessuno per la vicepresidenza. Stessa posizione per Aquila Villella. Secondo Gianturco era ora di smetterla di nascondersi e sarebbe stato auspicabile che i tre del Patto per Lamezia trasmigrassero verso i banchi dell’opposizione mentre tre franchi tiratori della minoranza sarebbero dovuti passare alla maggioranza.
Vincenzo Cutrì (eletto in una lista civica) ha affermato che avrebbe «preso le distanze dal Pd». Tradotto: scordatevi il voto per Mariolina Tropea.
E con queste premesse, con 21 votanti, alla terza votazione, Mariolina Tropea è stata eletta con 13 voti, contro i sei voti andati a Cutrì e i due a De Biase.
A questo punto gli ammiccamenti e le gomitate sul patto Galati-Scalzo si sono fatti più insistenti.
I PROPOSITI DI DE BIASE Al suo insediamento come presidente del consiglio comunale, De Biase ha voluto sottolineare che per quanto riguarda la presenza della Commissione d’accesso in seno al Comune, «noi siamo tranquilli». Quello che preoccupa è la situazione finanziaria. De Biase ha proposto, tra le altre cose, uno sportello di ascolto per i cittadini e consigli comunali itineranti all’interno del territorio. Infine, un plauso al sindaco, definito un «gladiatore che non si ferma mai».

(Il rogo al campo rom che ha interrotto il consiglio comunale)
IL SINDACO: NON SOLO STATO REPRESSIVO Mentre procedeva il consiglio comunale un denso fumo nero e tossico ha invaso l’aria, come spesso accade, innalzandosi dal campo rom di Scordovillo, a pochi passi da Comune e ancora meno dall’ospedale. I rom bruciano sostanze nocive ma gli interventi sono sporadici e mai risolutori.
«Oggi mancano le risorse per procedere», ha detto il sindaco. «È necessaria una battaglia per avere un fondo e poter procedere con lo sgombero del campo rom». L’appello è al governo perché intervenga con opere di contrasto ad ogni forma di criminalità. «Tante volte lo Stato non si è visto – ha sottolineato il primo cittadino –, la presenza dello Stato non deve essere solo repressiva ma deve mostrarsi anche quando c’è da affiancare e supportare».

(Isabella, Chirumbolo e Cristiano in conferenza stampa dopo il consiglio comunale)
LE RECRIMINAZIONI DI PATTO PER LAMEZIA Benché il primo cittadino abbia parlato di una minoranza risicata che riesce a litigare più di una maggioranza numerosa, anche all’interno del gruppo che lo supporta c’è chi sabato ha voluto dare un «segnale chiaro di discontinuità». Si tratta dei tre componenti di Patto per Lamezia che, scientemente, hanno deciso di non votare per il candidato designato dalla maggioranza. E dopo il consiglio hanno indetto una conferenza stampa per spiegare le loro ragioni. «Abbiamo portato tre liste in campagna elettorale – ha esordito Armando Chirumbolo – che hanno raccolto quasi 4000 voti». Il problema, in sintesi, consisterebbe nel fatto che attualmente «si stanno amministrando debiti» e, pur consapevoli dei problemi finanziari, è necessario anche programmare e progettare. I problemi non sono pochi: l’emergenza idrica che lascia spesso a secco la città; il problema della pulizia e della raccolta dei rifiuti che vengono ad ammassarsi per le strade della città, senza contare il fatto che la minucipalizzata Multiservizi, nonostante i fondi che inghiotte ogni anno, non riesca a portare avanti i servizi previsti dal contratto; degrado ambientale e urbano col manto stradale sempre più dissestato. L’assessore all’Ambiente, Elisa Gullo, non riesce a interfacciarsi con il management della Multiservizi che sembra una società scollegata dall’amministrazione comunale.
E, non ultimo, il problema dei rom che necessiterebbero di controlli continui e misure repressive per i loro illeciti, dal fumo tossico agli scippi e ruberie. Patto per Lamezia propone la creazione di un ufficio che si occupi della questione rom. Il più esacerbato è Massimo Cristiano che afferma che «ci sarà una seria valutazione se passare all’opposizione». Chirumbolo e Alessandro Isabella sono molto più moderati, ma ammettono: «Non possiamo sottacere l’esistenza dei problemi».
Sullo sfondo della discontinuità, almeno per quanto riguarda Massimo Cristiano, a voler pensar male c’è la questione Lamezia Verde, associazione di promozione sociale, vicina al consigliere, che aveva firmato una convenzione per l’affidamento della zona sud della pineta di località Ginepri, in riva al mare, zona di macchia mediterranea. Ma dopo il sequestro da parte della Procura, su segnalazione della polizia municipale, di alcuni manufatti in cemento costruiti all’interno della pineta, da parte del Comune è iniziato l’avvio della revoca dell’affidamento. L’associazione ha dieci giorni per presentare documentazione e memorie che verranno valutate dall’amministrazione.
Di certo Lamezia è una città con parecchi problemi e disservizi che gli equilibri politici precari non aiutano a risolvere.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it