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La Calabria cambierà?

Ho letto, con attenzione, condividendone impostazione e contenuti, il recente articolo del professor Ettore Jorio: “Ricetta per un governatore (finora)indifendibile” e relativo alla nota dei consig…

Pubblicato il: 24/07/2017 – 6:02

Ho letto, con attenzione, condividendone impostazione e contenuti, il recente articolo del professor Ettore Jorio: “Ricetta per un governatore (finora)indifendibile” e relativo alla nota dei consiglieri regionali Greco e Aieta per una “politica regionale attenta ai territori, ai bisogni sociali e ai diritti di cittadinanza”.
Mi permetto di aggiungere soltanto alcune brevi considerazioni, tra l’altro all’insegna dell’ottimismo, per quanto viene riportato dal Corriere della Calabria che, citando il New York Times, afferma che la Calabria, al pari di altre regioni meridionali, sarà meta turistica per il prossimo mese di agosto, pur con le difficoltà e le carenze del sistema aeroportuale calabrese.
Dopo quasi tre anni di governo regionale, purtroppo, verifichiamo che nulla è cambiato, anzi permangono tutte intere, acuite nella loro gravità, le problematiche che riguardano il nostro territorio regionale soprattutto sotto il profilo socio-economico. Il “New Deal” auspicato dopo novembre 2014 è lontano dall’essere concretamente iniziato e siamo ancora lontani dal «ripensare ad un rapporto nuovo tra istituzioni e cittadini per promuovere la reale inclusione e coesione sociale» (dalle dichiarazioni programmatiche del presidente Oliverio a febbraio 2015).
Le recenti prese di posizione intervenute, anche da parte di autorevoli componenti della maggioranza regionale, quasi per «rivendicare un ritrovato esercizio del mandato e della rappresentanza», indicano una situazione certamente non positiva e che forse, andando ben oltre i diversi “report” presentati per illustrare l’attività regionale svolta per la ripresa della Calabria, richiedono un reale inversione di marcia per favorire – per come viene ricordato- capacità di “indirizzo e di programmazione” anche ristrutturando l’esecutivo regionale peraltro non completo a seguito delle dimissioni dell’assessore Barbalace.
Bisogna osservare, purtroppo, che, a differenza di quanto annunciato nella campagna elettorale dell’autunno 2014, il tanto proclamato cambiamento non si è ancora verificato e la Calabria è ben lontana dall’essere «una regione unita dal Pollino all’Aspromonte, libera dai campanilismi, che possa essere protagonista della rinascita dell’intero Paese» (dalle dichiarazioni programmatiche del presidente Oliverio). La logica era ed è quella di intervenire sulle tante emergenze che la gente di Calabria vive, evitando di ripetere gli errori del passato ed agire senza ulteriori rinvii per non far cadere i calabresi nella rassegnazione che anche questa legislatura regionale, nata all’insegna della proclamata “discontinuità”, altro non sia che un déjà-vu.
Nel contesto calabrese odierno, socialmente giunto al limite di guardia, non c’è bisogno di “autocelebrazioni” sia pure ricorrenti ma di efficaci provvedimenti con il concorso di quanti hanno a cuore le sorti di una regione da avviare allo sviluppo, quasi riprendendo il concetto esposto dal Presidente Oliverio a febbraio 2015 : «non essendo Re Mida , siamo convinti di poter dare un contributo per rimettere in piedi la Calabria con il lavoro di una comunità intera e con una forte responsabilità collettiva». Si avverte, quindi, l’esigenza di individuare, dopo quasi tre anni dalle elezioni, nuovi orizzonti da percorrere con ferma determinazione per «mettere in campo e in atto politiche attive per il lavoro, semplificando la burocrazia per aiutare le imprese e per non perdere i giovani» (dichiarazioni programmatiche del febbraio 2015).
La ripresa , o almeno l’avvio della ripresa è ancora possibile, a condizione che si verifichino le condizioni sottolineate dal professor Jorio, soprattutto per quanto riguarda l’Istituzione-Regione impegnata a promuovere, finalmente, il giusto ed equilibrato rapporto tra “Politica e burocrazia” magari delegando «di più per gestire settori strategici» dell’apparato pubblico regionale: agricoltura, turismo, welfare e sanità – per una assistenza sanitaria veramente al servizio dei calabresi – «prescindendo dalla titolarità del Commissariamento»; tanto per realizzare, o almeno per promuoverne l’inizio, come da programma elettorale del presidente Oliverio, di «una Regione prossima, solidale, inclusiva, capace di rigenerare l’economia e creare lavoro» .
Se si riuscirà a superare, tra le altre difficoltà, anche quella che il professor Jorio definisce «avidità politica» e si recupererà la dimensione del potere rapportata alle funzioni e non alla semplice occupazione delle poltrone, privilegiando “l’ascolto e la percezione” delle reali emergenze calabresi, forse si potranno creare le basi per un raccordo organico con la comunità calabrese capace di elaborare, generare e realizzare progetti di sviluppo ma anche di effettiva ed “ampia socialità”.

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