Dall’8 maggio, il mio primo sciopero della fame, ho atteso invano risposte concrete alle richieste discusse durante l’incontro con il presidente Oliverio, presenti il delegato all’agricoltura Mauro D’Acri, il capo di Gabinetto Gaetano Pignanelli, il dirigente ai Lavori pubblici Domenico Pallaria. Da allora, sono passati due mesi e mezzo, nulla si è mosso. In particolare ancora non è stata data alcuna risposta ai 36 operai sulla rete di colo che, tutti insieme, in un anno costano quanto lo stipendio di due dirigenti generali della Regione. La situazione, per quanto mi riguarda, è diventata insostenibile. A questo aggiungiamo il fatto che, a fronte della sentenza della Corte di Cassazione che ha dato ragione al Consorzio dopo nove anni di battaglie condotte in solitudine, e a fronte delle tantissime dichiarazioni di soddisfazione espresse da più parti, di diverso colore politico e da ambienti i più vari del mondo agricolo, nessuna dichiarazione ufficiale vi è stata da parte della giunta regionale sulla Diga del Melito.
A fronte di una gravissima situazione che stiamo vivendo rispetto alla siccità, la Diga sul Melito avrebbe potuto, può e potrà risolvere problemi enormi in tema di acqua potabile, irrigazione ed energia elettrica. Lo annuncio oggi, con notevole anticipo e non certo come una minaccia, che, se non vedremo risposte concrete (rispetto agli impegni presi solennemente durante l’incontro dell’8 maggio scorso, ai primi di settembre inizierò uno sciopero della fame, questa volta a oltranza, e non mi fermerò, questa volta, fino a quando non vedrò risposte concrete accompagnate da atti concreti deliberati dalla giunta regionale. Non mi accontenterò di un semplice incontro: ormai vogliamo atti e fatti concreti. Non mi sono fermato di fronte a un colosso come Astaldi; ho avuto il coraggio di denunciare pubblicamente la “grande truffa” di Astaldi nei confronti del Consorzio, dei Comuni interessati, della Calabria: non mi fermeranno certo le porte della Cittadella regionale. Siamo stanchi, presidente Oliverio; sono stanchi i nostri 36 operai che da circa tre anni non possono lavorare; siamo stanchi di una Regione in cui i problemi sono le elezioni, le candidature, i congressi di partito, il referendum, le diatribe politiche, le lotte intestine tra, dentro, fuori. Siamo stanchi di una regione in cui i giovani vanno tutti via; siamo stanchi di burocrati ben pagati a fronte di operai che non hanno di che vivere; siamo stanchi di convegni costosi, parole vuote ed incontri autocelebrativi.
Siamo semplicemente stanchi: così continuando, la Calabria continuerà ad andare a rotoli e le urne, alle prossime elezioni, vi puniranno. Io, lo ripeto a me stesso, finché potrò continuerò a lottare: appuntamento a settembre, davanti alla porta di Cittadella regionale, con tenda, caffè, sigarette e sciopero della fame a oltranza.
*presidente Consorzio di bonifica Ionio Catanzarese.
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