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Mandamento, il gip dispone 82 misure cautelari – NOMI e VIDEO INTERCETTAZIONI

REGGIO CALABRIA La seconda fase dell’operazione “Mandamento” contro le cosche della fascia jonica reggina si chiude con il fermo di 82 indagati. Sette i nuovi arresti. Per altre 57 persone è stato co…

Pubblicato il: 27/07/2017 – 9:56
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Mandamento, il gip dispone 82 misure cautelari – NOMI e VIDEO INTERCETTAZIONI
REGGIO CALABRIA La seconda fase dell’operazione “Mandamento” contro le cosche della fascia jonica reggina si chiude con il fermo di 82 indagati. Sette i nuovi arresti. Per altre 57 persone è stato confermato il carcere, 18 vanno ai domiciliari. Alle prime luci dell’alba, i carabinieri del Ros, del Comando provinciale e del gruppo di Locri, con l’ausilio dello Squadrone eliportato “Cacciatori” hanno eseguito 82 nuove misure cautelari nelle province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Milano, Ancona, Bologna e Messina. Gli indagati dovranno rispondere, a vario titolo, dei reati di associazione mafiosa, detenzione illegale di munizioni e armi comuni da sparo e da guerra clandestine, turbativa d’asta, illecita concorrenza con violenza e minaccia, fittizia intestazione di beni, riciclaggio, truffa e truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche e numerosi altri delitti collegati, tutti aggravati dalla finalità di agevolare l’attività della predetta associazione mafiosa. Il gip, confermando la permanenza in carcere della quasi totalità dei soggetti già arrestati, ha adottato un ulteriore e contestuale provvedimento restrittivo che è andato a colpire quegli indagati per i quali non si era proceduto al fermo di indiziato di delitto non ricorrendone i requisiti di legge. Quindi, a conclusione di questa prima fase dell’operazione Mandamento, i soggetti sottoposti a misura cautelare ammontano a 102 indagati. I NOMI DEI NUOVI ARRESTATI Attilio Giorgi, Carmelo Ielo, Giovanni Manglaviti, Giuseppe Morabito, Domenico Musolino, Attilio Vittorio Violi, Pietro Bonaventura Zavettieri. GLI ARRESTI CONFERMATI DAL GIP Per altre 57 persone il gip ha confermato la custodia in carcere: Pasquale Aligi, Santo Giuseppe Aligi, Giuseppe Armocida, Nicola Armocida, Antonio Barbaro, Pasquale Barbaro (12/08/1951), Pasquale Barbaro (25/05/1965), Maurizio Camera, Michele Carbone, Domenico Caruso, Antonio Cataldo, Francesco Cataldo, Domenico Cordì, Vincenzo Cordì, Andrea Floccari, Renato Floccari, Sebastiano Giorgi, Antonio Ietto, Francesco Ietto, Giuseppe Ietto, Natale Ietto, Saverio Maisano, Giuseppe Martelli, Giuseppe Marvelli, Antonio Morello, Domenico Nastasi, Francesco Panuzzo, Vincenzo Pedullà, Domenico Pelle, Giuseppe Pelle, Sebastiano Pelle, Rocco Perre, Gaetano Pipicella, Leonardo Policheni, Antonio Polito, Antonio Pratticò, Francesco Raschellà, Gaetano Richichi, Antonio Leonardo Romeo, Domenico Santanna, Filippo Santanna, Gianluca Scali, Tonino Scipione, Antonio Sergi, Carmine Sergi, Giovanni Sergi, Giuseppe Sergi, Vincenzo Sergi, Vincenzo Spanò, Aurelio Staltari, Carmelo Talia, Bruno Zucco, Domenico Zucco, Domenico Zucco (21/071965), Giuseppe Zucco, Leonardo Zucco. AI DOMICILIARI Paolo Alvaro, Giuseppe Barbaro (6/02/1937), Vincenzo Capogreco, Giuseppe Carbone, Giovanni Cufari, Giovanni Giampaolo, Nicola Macrì, Nadia Maji, Antonio Manglaviti, Sebastiano Manglaviti, Paola Parrotta, Luigi Resistenza Femia, Paolo Romeo, Salvatore Romeo, Rosario Staltari, Salvatore Ursino, Fabio Varacalli. L’OPERAZIONE Quella di oggi è la seconda fase dell’operazione del 4 luglio scorso, quando scattarono i fermi di 116 soggetti accusati di far parte dei clan di Reggio Calabria, Sinopoli, Roghudi, Condofuri, S. Lorenzo, Bova, Melito Porto Salvo, Palizzi, Spropoli, S.Luca, Bovalino, Africo, Ferruzzano, Bianco, Ardore, Platì, Natile di Careri, Cirella di Platì, Locri, Portigliola, Saline, Montebello Jonico e S.Ilario. Oltre a numerosi Capi ed esponenti di vertice di numerose Locali – tra le quali quelle Palizzi, Spropoli, Africo, Bianco, Ferruzzano, Ardore, Natile di Careri, Portigliona e Sant’Ilario –, le indagini hanno permesso di censire nuove ‘ndrine che esercitano il controllo su porzioni di territorio anche distanti da quello in cui è insediata la locale sovraordinata. Il riferimento è alla ‘ndrina Motticella, dipendente da Bruzzano Zeffirio, a Fossato, Molaro e Masella, legate a Montebello Jonico, e a quelle di Ardore Marina, Ardore Sopra (Superiore o centro), San Nicola e Schiavo, “espressione” della Locale di Ardore. Sono state inoltre ricostruite le attività di concessione di doti e cariche ai vari affiliati. Ricostruito anche il procedimento con cui la ‘ndrangheta attribuisce agli affiliati di rango già elevato la “prestigiosa” dote del “Trequartino”. LE INDAGINI Le indagini hanno inoltre consentito di monitorare le varie interazioni tra gli esponenti delle famiglie mafiose, nonché la costituzione di veri e propri “tavoli di trattative” tra le parti in lite. Le “incomprensioni” che dovevano esssre risolte, in particolare, hanno riguardato la ‘ndrina di Masella e le locali di Montebello Jonico, S.Ilario e Portigliola. È  stato anche possibile monitorare le attività di pacificazione della faida che, dal 1967, vedeva coinvolte le cosche Cataldo e Cordì, attive a Locri. LE ESTORSIONI Le indagini dei carabinieri hanno permesso di ricostruire le numerose estorsioni realizzate dai clan di Condofuri, sotto la direzione dei Pelle Gambazza, contro gli imprenditori impegnati nei lavori di ammodernamento della tratta ferroviaria, e i condizionamenti esercitati da Rosario Barbaro, detto “Rosi”, capo locale di Platì, sugli operai del “Consorzio di bonifica dell’Alto Jonio Reggino”, i quali venivano sistematicamente e indebitamente impiegati per eseguire lavori edili di manutenzione nelle sue proprietà. L’esecuzione dell’ordinanza cautelare, nel completare l’operazione Mandamento, ha reso possibile ricondurre a un quadro omogeneo vicende e articolazioni solo apparentemente isolate, contestualizzandole all’interno di uno scenario nel quale la ‘ndrangheta si afferma, ulteriormente, quale struttura unitaria, segreta, articolata su più livelli e provvista di organismi di vertice. L’operazione conferma, ancora una volta, come le cosche della provincia di Reggio Calabria, in particolare quelle del versante jonico, rimangano il centro propulsore delle iniziative dell’intera ‘ndrangheta, cuore e testa dell’organizzazione, nonché principale punto di riferimento di tutte le articolazioni extraregionali, nazionali ed estere. Sotto questo aspetto, l’operazione ha senz’altro inflitto un significativo colpo alla ndrangheta, privandola degli esponenti apicali e indebolendo le sue numerose articolazioni territoriali anche grazie al sequestro preventivo di un cospicuo patrimonio – costituito da 13, tra società e imprese, nonché un complesso immobiliare – in corso di valutazione.
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