La Calabria cattolica è incredula per i riflessi che il braccio di ferro tra la Fondazione voluta da Natuzza Evolo e il Vescovo della diocesi di Mileto, Nicotera e Tropea può determinare sulla comunità cristiana. Un recente decreto del presule vieta, infatti, ogni attività religiosa e di culto dentro e fuori la grande chiesa “Cuore immacolato di Maria rifugio delle anime”, il tempio voluto da Natuzza che, seppure ultimato da tempo, attende di essere consacrato e aperto ai fedeli per le celebrazioni liturgiche.
Chi ha avuto la fortuna di conoscere Natuzza Evolo sa che quanto sta accadendo a Paravati di Mileto segna distanze siderali con il suo modo di concepire la vita. E non è solo la considerazione di chi in un giorno di “silenzio”, nel quale la porta a due ante di quella modesta dimora lungo la strada principale di Paravati non avrebbe dovuto aprirsi, è stato testimone di un episodio insolito per le abitudini della Mistica: la porta insolitamente si apre e Natuzza compare sulla soglia sorridente e gli fa un segno e, invitatolo ad entrare, si intrattiene a parlare a lungo anche di argomenti non usuali come quello di un’agenzia di stampa definendone anche la sigla. Capisce che le distanze esistenti tra il Consiglio di amministrazione della Fondazione e il Vescovo del luogo sono ampie, lontane anni luce dalla misericordia “predicata” dalla mistica che, morta otto anni fa, continua a vivere nel cuore di migliaia e migliaia di uomini e donne che a lei sono fedeli e che hanno concorso, spesso anche facendo sacrifici, a realizzare l’opera che Lei aveva voluto perché la madre di Dio gliela aveva indicata. Sicuramente, il rumore che le recenti vicende hanno prodotto non hanno nulla a che vedere con il culto della misericordia di Natuzza Evolo che, nell’immaginario collettivo, va oltre la volontà dell’uomo fino ad interessare quella del soprannaturale.
Gli effetti di ciò che appare come un braccio di ferro tra i protagonisti della storia di Paravati vanno oltre gli interessi di parte e colpiscono le migliaia di fedeli che negli anni si sono dati appuntamento nella spianata del santuario con il solo, unico, bisogno di pregare madre Natuzza perché intercedesse con la Madre Celeste per il bene e la pace. Sentimenti per i quali migliaia di persone che, non disponendo di mezzi sufficienti, hanno venduto oggetti personali pur di concorrere alla realizzazione di quell’opera sontuosa. Sono proprio esse le vittime di quanto sta accadendo a Paravati. Una storia probabilmente sovradimensionata dallo scalpore dei soggetti che, guardata dal di fuori, appare senza senso. Una storia che anche la mancanza di riferimenti, di particolari attendibili, della conoscenza delle regole ecclesiastiche e delle motivazioni che l’hanno determinata non consentono di giudicare i rapporti tra la Fondazione e il Vescovo e ciò rappresenta un motivo valido per astenersi da ulteriori valutazioni.
Ciò che interessa, invece, sono i riflessi che la vicenda ha coinvolgendo il popolo di Natuzza; quei fedeli che hanno sempre guardato con affetto alla sua opera. Sentimenti che si rafforzano sempre più e verso i quali il mondo cattolico guarda con interesse attendendo la beatificazione della Mistica
A quel mondo poco importa che si sostenga, da una parte, che si sia agito avendo avuto il supporto della Conferenza episcopale e, dall’altra, nel rispetto dello statuto della Fondazione.
Le conseguenze che quelle incomprensioni hanno determinato sono lontane dalla volontà di Natuzza Evolo codificate nel suo testamento spirituale. Ciò che rimane dalle legittime pretese delle parti, è la perdita del rapporto con la volontà della Mistica di Paravati che, per i credenti, non può essere messa in discussione. Natuzza, serva di Dio, ci fa sapere di essere stata messaggera di un desiderio della Madonna a lei rivelato nel 1944. Natuzza si era sposata da pochi mesi. Come spesso accadeva, quel giorno era sola in casa presa dalle faccende domestiche. Le apparve Maria e le disse: «Ci sarà una nuova e grande chiesa che si chiamerà Cuore immacolato di Maria, Rifugio delle anime e una casa per alleviare le necessità di giovani, anziani e di quanti altri si troveranno nel bisogno». Quel messaggio sarà il motivo che accompagnerà le giornate di Natuzza Evolo fino alla realizzazione dell’opera.
Paradossalmente oggi chi, per ragioni di ruoli o di rappresentanza, dovrebbe indicare la strada della misericordia, ha deciso di forzare i tempi chiudendo al culto l’opera realizzata secondo le indicazioni di Maria a Natuzza. Tutto ciò per un credente ha dell’incredibile. La speranza è riposta per intero nella ripresa del dialogo.
*giornalista
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