GIOIA TAURO Si prospetta una battaglia tra territori in Calabria. Nuova e decisamente cruenta. I cui esiti non sono per nulla scontati dati i riflessi politici ed economici che questa “guerra” darà come risultato. Si tratta del riconoscimento dell’ulteriore territorio – da comprendere all’interno della Zona economica speciale – oltre all’area della Piana di Gioia Tauro.
L’avvio dell’iter di istituzione della Zes – ufficialmente aperto con il varo del decreto Sud – ha di fatto dato fuoco alle polveri. E le prime rivendicazioni dirette e precise sono già arrivate.
A chiedere di rientrare nel regime previsto dalla Zes è l’area compresa tra Catanzaro e Lamezia Terme. Una proposta avanzata ufficialmente dall’ex sindaco del capoluogo calabrese Antonio Bevacqua e subito perorata dall’attuale primo cittadino di Catanzaro Sergio Abramo.
Per sostenere questa candidatura Abramo ha annunciato l’avvio di una sinergia con il suo “collega” di Lamezia Terme Paolo Mascaro teso ad istruire una richiesta formale alla Regione per far rientrare l’intera area tra i due in cui attivare una Zes.
Alla base della rivendicazione la presenza in quest’area dell’aeroporto internazionale di Lamezia Terme che con i suoi oltre due milioni di passeggeri l’anno è senza dubbio l’infrastruttura calabrese che si è rivelata la più dinamica negli ultimi anni.
Mentre il vescovo di Locri Francesco Oliva ha lanciato l’idea di far rientrare come seconda area d’elezione della Zes tutti i comuni della Locride. A questo scopo il prelato ha promosso un’assemblea che si è tenuta nei giorni scorsi in cui hanno partecipato gran parte dei sindaci dell’intero territorio locrideo. In questo caso sarebbe la vicinanza territoriale a Gioia Tauro “la molla” che potrebbe facilitare l’accoglimento della domanda di divenire la seconda area Zes regionale.
D’altronde il decreto Sud che introduce la nascita delle Zes in Italia – ricordiamo che per il momento quelle previste sono due: l’area di Salerno-Napoli e appunto Gioia Tauro – prevede per ogni regione del Mezzogiorno l’istituzione massima di due aree. Con una limitazione, però, dettata da una chiara indicazione: per rientrare nello speciale regime previsto dalla Zona economica speciale il territorio deve avere al suo interno «un’area portuale con le caratteristiche stabilite dal regolamento (Ue) n.1315 dell’11 dicembre 2013 del Parlamento europeo e del Consiglio, collegata alla rete transeuropea dei trasporti (Ten-T)». Una caratteristica che possiede, per intenderci, il porto di Gioia Tauro, ma che potrebbe essere estesa anche ad altre aree limitrofe o non territorialmente adiacenti «purché presentino un nesso economico funzionale» con esso.
Nel primo caso, appunto, potrebbe agevolare la proposta sollecitata dal vescovo Oliva per il territorio dei comuni della Locride mentre il nesso economico-funzionale potrebbe essere “giocato” per far adottare l’area connurbata costituita dai territori di Catanzaro-Lamezia. Da qui la battaglia che – visti gli i cospicui vantaggi – si annuncia decisamente aspra nei prossimi mesi. Il decreto istitutivo della Zes prevede infatti cospicui benefici in termini economici. Ad iniziare dalla dotazione economica: il pacchetto porta con sé una dote di 206,45 milioni di euro divisa in tre anni. Venticinque milioni da utilizzare nel 2018, 31,25 milioni nel 2019 e 150,2 milioni nel 2020. Risorse utili a coprire il credito d’imposta di cui le aziende che decideranno di investire nelle Zes godranno per i loro progetti d’impresa all’interno delle aree. Senza contare che queste iniziative potranno beneficiare – così come previsto dal pacchetto di misure introdotto dal decreto Sud – di un iter burocratico decisamente semplificato oltre ad aver libero accesso alle infrastrutture esistenti sul territorio. Una leva mostruosa per incrementare la nascita di nuove realtà imprenditoriale con potenziali ricadute soprattutto in termini di nuova occupazione nelle aree individuate. Per queste ragioni questa battaglia sarà combattuta senza esclusione di colpi, visto che nessuno vorrà perdere questa occasione di gestire – potenzialmente – migliaia di posti di lavoro. E in una regione storicamente “affamata” di occupazione come la nostra si traduce in una straordinaria possibilità di ottenere cospicue fette di potere legate a vecchie e nuove clientele.
E non è escluso che – per le motivazioni espresse – da qui fino alla conclusione dell’iter di attivazione delle Zes regionali a queste due proposte (Locride e Catanzaro-Lamezia) non se ne aggiungano ulteriori. Dunque una guerra di potere, combattuta a suon di pressioni politiche che ovviamente non risparmierà nessuno. Senza contare, a questo proposito, che a gestire questo iter – così come previsto dalla norma specifica contenuta all’interno del decreto Sud – sarà la Regione. Sarà l’amministrazione regionale infatti a proporre la nuova area di elezione della Zes al governo. Un jolly non indifferente nelle mani dell’attuale governatore che gli permetterà in qualche modo di essere arbitro di una delle partite più importanti che si sono giocate negli ultimi anni in Calabria in termini di crescita economica, occupazionale e conseguentemente politica.
Roberto De Santo
r.desanto@corrierecal.it
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