Le bugie del “Decimo piano” sui fondi per la cultura
Ci separa un abisso dai vertici della Regione Calabria; dai manutengoli del “Decimo piano”; dai cortigiani generali (il buon Fantozzi aggiungerebbe “Gran. Lup. Mann.”) buoni per tutte le stagioni e p…

Ci separa un abisso dai vertici della Regione Calabria; dai manutengoli del “Decimo piano”; dai cortigiani generali (il buon Fantozzi aggiungerebbe “Gran. Lup. Mann.”) buoni per tutte le stagioni e per tutti i principi; dai nani e dalle ballerine che «rendono il convento sempre più povero e i frati sempre piu ricchi» (Rino Formica dixit in polemica con tale Giusi La Ganga…); dal lessico mai imparato, dal concetto di trasparenza che impera a Germaneto, dall’ipocrisia istituzionale che impone la tirannide mentre blatera di democrazia.
Un abisso incolmabile.
Come meravigliarsi, allora, se sulla mail ti compare una precisazione anonima, stupida, scorretta, falsa e ridicola?
Infatti tale mail non ci meraviglia affatto, semmai ci sorprende per la sua impudenza.
La precisazione è anonima. Come una lettera minatoria: noi al pezzo sullo scempio dei bandi per la gli eventi culturali abbiamo posto la firma. Come sempre, mettiamo la faccia nelle cose che facciamo. Invece i replicanti chi sono? Chi si assume la paternità delle cose contenute nella mail? Chi sono gli estensori? Chi ne ha disposto la divulgazione? Chi si sta assumendo la responsabilità per le palle colossali che tale mail contiene?
La precisazione è stupida. Come un bambino viziato che pur di non far giocare quelli più bravi di lui, si ripiglia il pallone e torna a casa. In solitudine. Stupidamente si nega ogni responsabilità della giunta regionale laddove i bandi vengono indetti con una delibera di giunta e le graduatorie debbono essere approvate da altra delibera di giunta.
La precisazione è scorretta. Come una slot machine alla quale è stato montato un software diverso da quello in dotazione: scrivono gli anonimi estensori della precisazione che trattasi di «finanziamenti dedicati alla valorizzazione dei beni culturali e ambientali o di alta valenza turistica e non al mero intrattenimento artistico e musicale come è stato fino al precedente bando». Allora perché non premiare i dati di affluenza storicamente certi e virare su cloni di manifestazioni che importano culture non certamente calabresi? Immaginate nel Salento la sostituzione della Taranta con il tango argentino? Impossibile. In Calabria sì.
La precisazione è falsa. La politica ha presidiato e messo mano alle graduatorie. Lo sappiamo e lo possiamo dimostrare in qualsiasi momento. Possiamo dimostrare di sindaci chiamati in disparte perché il loro lodevole progetto aveva bisogno di una “segnalazione” e giù i nomi degli auspicabili segnalatori. Possiamo provare di graduatorie cambiate. Possiamo esibire registrazioni, foto e filmati che dimostrano esattamente il contrario di questa baldanzosa e anonima autodifesa.
La precisazione è ridicola. Come il tentativo di spacciare per investimenti remunerativi i “tango bond” di tanziana memoria. Perché è semplicemente ridicolo stabilire che gli interventi finanziati non possono avere immediata contezza dell’importo loro concesso. Scrivono gli anonimi sciocchini del “Decimo piano”: «La Regione Calabria, per ciascun progetto ammesso in posizione utile, non sostiene l’intero budget dell’iniziativa, ma può concedere un cofinanziamento fino a un massimo del 70% rispetto alla spesa complessivamente ammissibile. Va da sé, quindi, che non tutto il programma degli eventi è finanziato dall’amministrazione regionale…».
E quindi? Quanti soldi spenderà la Regione? Come verranno ripartiti? Il 70% di niente quanto vale? E se al niente sostituiamo la previsione di spesa da parte del proponente cosa avremmo risolto, visto che c’è quella magica, e ricattatoria, parolina “può concedere fino a un massimo…” può voler dire anche il 5% o il 10% o il 50% o il 70%, asseconda della valutazione da parte della Regione.
Sembra di rivivere la campagna elettorale a sindaco di Napoli del cavaliere Lauro: distribuiva le scarpe ai poveri ma solo una veniva consegnata prima del voto, l’altra solo dopo lo scrutinio.
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