Niente aule per 42 bambini di Lamezia
LAMEZIA TERME L’inizio dell’anno scolastico è alle porte, ma a Lamezia Terme un gruppo di genitori è vicino a ricorrere alle vie legali pur di trovare una sistemazione scolastica adeguata per i propr…

LAMEZIA TERME L’inizio dell’anno scolastico è alle porte, ma a Lamezia Terme un gruppo di genitori è vicino a ricorrere alle vie legali pur di trovare una sistemazione scolastica adeguata per i propri figli.
I problemi nascono all’istituto scolastico comprensivo “Ardito don Bosco”, guidato dalla dirigente Maria Eugenia Basile.
I genitori tra gennaio e febbraio hanno iscritto i propri figli. Le iscrizioni per la prima elementare sono state numerose, molte dettate dalla vicinanza della scuola all’abitazione, esigenza sentita dalle mamme lavoratrici, di cui qualcuna anche in dolce attesa. Il problema si presenta ai primi di agosto: l’istituto avvisa 42 famiglie che per i loro pargoli non c’è posto. Mancano le aule per poterli ospitare. È a questo punto che saltano fuori i problemi tra la scuola e il Comune.
LE RICHIESTE La scuola indica come responsabile il Comune che avrebbe dovuto fare dei lavori che non avrebbe realizzato. Lavori di adeguamento, più volte sollecitati, per l’ampliamento della scuola primaria “don Bosco” che consistono nell’adeguamento del «locale attualmente adibito a ripostiglio/magazzino strumenti musicali per mezzo dell’apertura della finestra esterna al posto dell’esistente vasistas». Qui l’istituto vorrebbe ricavare la prima nuova aula. La seconda la vorrebbe ricavare dall’adeguamento dei locali dello spogliatoio della palestra compreso il ripostiglio. E in più vi sono da ripristinare i bagni annessi.
Nel 2017 sono usciti dalle quinte classi 79 alunni ma i nuovi iscritti arrivano a 120 bambini e con gli spazi non ce la si fa.
A maggio parte un sollecito per i lavori e il 19 luglio la scuola manda il terzo avviso al Comune, indirizzato in particolare agli assessori Graziella Astorino e Michele Cardamone «al fine di garantire il diritto allo studio a 42 alunni della scuola primaria».
RICHIESTA IMPOSSIBILE In tutto questo arco di tempo i genitori dei 42 bambini destinati a restare fuori erano ignari della spada di Damocle che pendeva sulla loro testa.
Apprenderanno in seguito che il 26 luglio, con una comunicazione indirizzata alla scuola, firmata dalla dirigente del Comune – settore Manutenzione opere stradali e infrastrutturali – Nadia Aiello e dall’ingegnere Antonio Califano, che i lavori non sono fattibili. «Si è preso atto – è scritto nella nota – che il dirigente protempore del vostro istituto scolastico avanza ogni anno la stessa proposta finalizzata alla creazione di nuove aule scolastiche, nonostante questo ente ne attesta sistematicamente l’impossibilità ad accogliere tale richiesta». Il mancato accoglimento della richiesta, scrivono dal Comune «è motivato dal rispetto della normativa di settore ed in particolare dall’obbligo del mantenimento degli indici di funzionalità didattica».
Il Comune annuncia inoltre che sta procedendo ad effettuare una verifica finalizzata – in base allo stato attuale delle aule e al numero degli alunni – al mantenimento «del rapporto tra spazi didattici e spazi destinati a servizi in virtù della vostra nota con la quale è stato comunicato il diverso utilizzo di spogliatoi, servizi igienici e docce al servizio della palestra scolastica a “deposito di materiale scolastico e/o di arredi e suppellettili dismessi”». Insomma, per il Comune, non si può fare, allargare non si può se non si rispettano gli indici di funzionalità didattica e il giusto rapporto tra spazi didattici e spazi destinati ai servizi.
«LO AVEVATE PROMESSO» Alla nota del Comune risponde la dirigente Basile, siamo al 31 luglio, inviando una lettera ai rappresentati del Comune già menzionati, al sindaco Paolo Mascaro e finanche al Garante dell’infanzia Antonio Marziale.
La dirigente afferma che già a Natale, in occasione della recita scolastica, «venivano promessi lavori di adeguamento delle aule». Nessuno avrebbe reso nota nessuna preclusione, nemmeno nei mesi di gennaio/febbraio quando gli iscritti si erano rivelati numerosi e tantomeno a marzo dopo la prima richiesta e i successivi solleciti.
SCOPPIA IL BUBBONE Ma ormai il bubbone è scoppiato. A 42 famiglie, ai primi di agosto viene comunicato che i loro figli, persino 12 bambini con i fratellini già iscritti alla “don Bosco”, sono rimasti fuori. Si chiede all’amministrazione comunale di intervenire, di trovare una soluzione, anche alternativa purché efficace e si suggerisce di attivare accordi con la Provincia per un appoggio momentaneo nei locali del liceo classico.
Quali che siano le colpe o le ragioni, se sia fattibile ricavare un’aula da un ripostiglio, se le promesse siano state fatte e mai mantenute, se è vero che ogni anno si fa richiesta di lavori impossibili da eseguire, se è vero che il Comune ha latitato o che la scuola ha fatto iscrivere troppi bambini facendo i conti senza l’oste, resta il fatto che ancora 42 famiglie non sanno a che punto si troveranno con l’inizio dell’anno scolastico considerata anche l’incognita della Provincia che dovrebbe dare il nulla osta per ospitare temporaneamente i bambini nei locali del liceo classico. Tre famiglie hanno già chiesto il nulla osta. Quattordici famiglie, invece, hanno firmato un documento nel quale chiedono la temporanea ospitalità nell’istituto di pertinenza della Provincia e – dopo un agosto speso tra incontri a scuola e incontri in Comune – stanno organizzandosi per vie legali. E, in questo caos, molti restano in stand-by.
Alessia Truzzolillo
a.truzzolillo@corrierecal.it