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Sequestrati 75mila euro di beni ad Adriana Musella

REGGIO CALABRIA I fondi destinati all’associazione Riferimenti – Gerbera Gialla avrebbero finito per finanziare spese estranee alla “promozione della cultura antimafia” cui erano destinati e sono d…

Pubblicato il: 19/09/2017 – 11:43
Sequestrati 75mila euro di beni ad Adriana Musella

REGGIO CALABRIA I fondi destinati all’associazione Riferimenti – Gerbera Gialla avrebbero finito per finanziare spese estranee alla “promozione della cultura antimafia” cui erano destinati e sono diventati una personale riserva di liquidità per la presidente Adriana Musella. 

SEQUESTRATI BENI PER 75MILA EURO Per questo motivo, per ordine del procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e del pm Sara Amerio la Guardia di finanza ha disposto il sequestro preventivo di beni per 75mila euro riconducibili a Musella. La nota presidente dell’associazione antimafia, attualmente indagata per malversazione ai danni di numerosi enti pubblici, dal 2002 ad oggi è stata destinataria di finanziamenti per oltre 450mila euro.

IL TESORETTO  Ma in larga parte, quanto meno dal 2010 al 2015, i generosi fondi messi a disposizione di Riferimenti da numerosi enti pubblici – Consiglio regionale della Calabria, le Province di Reggio Calabria, Vibo Valentia, Verona, Salerno, i Comuni di Santa Maria Capua a Vetere, Bollate, Gioia Tauro, il M.I.U.R., Consiglio Ordine degli Ingegneri di Salerno e la Camera di Commercio di Reggio Calabria- si sono trasformati in un “tesoretto” a disposizione di Musella.

QUALE ANTIMAFIA? Secondo quanto accertato dalla Finanza 55.000 euro sono stati utilizzati per finalità ritenute estranee a quelle associative, mentre altri 20mila euro sono diventati strumento di liquidità “personale” aggiuntivo, cui la presidente dell’associazione faceva ricorso. 

L’INCHIESTA DEL CORRIERE A indurre la procura a far luce sui conti e le attività della nota associazione antimafia e della sua presidente era stata un’inchiesta del Corriere della Calabria, da cui erano emerse una serie di criticità nella gestione dei finanziamenti ricevuti, in massima parte da enti pubblici. Nel giro di pochi anni, nelle casse dell’associazione sono entrate infatti diverse centinaia di migliaia di euro grazie al Consiglio regionale (che con Riferimenti firma un protocollo triennale da 165mila euro per la costruzione di un percorso antimafia in Calabria) e altri enti e pochi spiccioli da donazioni di privati o tessere soci. Tutti soldi utilizzati anche per incarichi assegnati a figli e familiari, pranzi e cene organizzati presso locali di parenti, calendari e libri stampati con fondi del Consiglio regionale e poi comprati dallo stesso Consiglio. Queste non sono che alcune delle “curiosità” che Corriere della Calabria aveva fatto emergere spulciando i rendiconti, dove negli anni sono finiti anche contravvenzioni, tasse, parcheggi e anche acquisti fatti fuori regione, al pari di quei viaggi in taxi, soggiorni in albergo e cene in ristoranti lontani dalla Calabria. 

MUSELLA: « SUBITO IL PROCESSO » «Voglio un processo e lo voglio in tempi brevi. Porterò le carte ai magistrati per difendermi da questo castello di accuse». Adriana Musella, presidente dell’associazione antimafia “Riferimenti”, si dice profondamente scossa dall’inchiesta della procura di Reggio Calabria che la vede indagata per appropriazione indebita e malversazione. 
Stamane la Guardia di Finanza le ha notificato un provvedimento di sequestro di beni per 75.000 euro. Musella è accusata di aver distratto a suo vantaggio i fondi destinati alle attività della sua associazione, capofila di diversi eventi finalizzati alla diffusione dei valori della legalità, fra cui la giornata della Gerbera Gialla che richiama ogni anno, in Calabria, le più alte cariche istituzionali. 
«Posso solo dire – dichiara in lacrime all’Agi – che ho lavorato per 25 anni in cui ho dato molto e che non merito questo trattamento. Posso aver commesso qualche errore; presiedevo un’associazione e non una banca. Errori posso averne fatti. Dovrò riguardare tutte le fatture, portare le carte al processo per difendermi. Sono tranquilla e in buona fede. È chiaro che se la Guardia di Finanza acquisisce i documenti relativi a 10 anni di attività, qualche irregolarità può emergere, ma non può trattarsi delle somme che mi vengono contestate. Tutti mi conoscono – aggiunge – e sanno come ho lavorato».

 

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