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Scioglimenti, Bindi: «Il problema non è la legge ma la 'ndrangheta»

LAMEZIA TERME Qualche mese fa aveva “predetto” lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del consiglio comunale di Lamezia Terme, sollevamento l’indignazione dei diretti interessati. Ora, la presid…

Pubblicato il: 06/02/2018 – 18:56
Scioglimenti, Bindi: «Il problema non è la legge ma la 'ndrangheta»

LAMEZIA TERME Qualche mese fa aveva “predetto” lo scioglimento per infiltrazione mafiosa del consiglio comunale di Lamezia Terme, sollevamento l’indignazione dei diretti interessati. Ora, la presidente della commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, arriva nella città della Piana per parlare di legalità in quello che sarà una delle sue ultime visite, almeno per quanto riguarda il suo incarico da parlamentare. Nessuna fuga di notizie in quella occasione, ma solo «un parere sugli atti della Commissione d’accesso in cui c’erano tutti gli estremi per lo scioglimento». Da qui anche un monito su una norma, la numero 143 del Tuel che stabilisce appunto lo scioglimento degli enti locali per infiltrazioni di tipo mafioso, tanto critica per la sua applicazione e per quella sua “sospensione della democrazia” che si porta dietro. «È uno strumento prezioso. E il problema non è la legge sullo scioglimento ma il vero problema è ciò che causa gli scioglimenti. Ovvero l’infiltrazione della ‘ndrangheta nella politica, nel voto di scambio e nella pubblica amministrazione».
L’incontro è stato anche il momento di una discussione più ampia per parlare di legalità. Lo ha voluto la Cgil in un periodo particolare, di crisi in cui più che mai si sente il bisogno di ritornare a parlare di legalità, di sviluppo e anche di giovani. «Ci sono voluti due mesi prima che io partecipassi ad un incontro in cui si parlasse di legalità», ha detto il commissario prefettizio Francesco Aleccio, chiamato a guidare la città di Lamezia. «C’è una situazione di grande crisi, ed io spero che si possa fare sistema di questi buoni esempio». Sul fare rete e sul cambiamento ha poggiato le basi anche l’intervento di Maria Antonietta Sacco, vicepresidente di Avviso Pubblico che ha portato anche i numeri, già ben noti, di un primato, quello sugli scioglimenti e degli amministratori sotto tiro, che la Calabria divide con le ragioni del Sud. «In tutto questo manca un’interconnessione forte tra le varie parti della società – ha evidenziato -. E bisognerebbe partire dal cambiamento culturale e anche da una formazione seria di quella che vuole diventare la nuova classe dirigente di domani». Impossibile dunque non toccare la questione elezioni. Anche Raffaele Mammoliti, segretario generale della Cgil Catanzaro-Lamezia, tira le orecchia ad una «classe politica che deve interrogarsi, che deve saper arrivare prima, deve saper selezionare la classe dirigente e sopratutto deve ragionare sulle candidature». «Ma anche per fare questo – conclude – bisogna avere coraggio». Soprattutto non bisogna perdere tempo, come ha sottolineato a gran voce don Ennio Stamile, referente regionale di Libera. «Stiamo sopportando da troppo tempo – ha detto Stamile – gli intrecci pericolosi e sconvolgenti tra la ‘ndrangheta, la politica e anche la massoneria». «Non è in atto una crisi politica, perché la politica non ha luogo e non ha tempo, ma quelli che sono in crisi sono i partiti che non sono più in grado di interpretarla. E allora – ha chiosato – cerchiamo di sostenere chi rispecchia quelle qualità del politico tanto care a Max Weber: passione, responsabilità e lungimiranza».
Oltre a ringraziare Rosy Bindi per il lavoro svolto in questi anni e per i risultati ottenuti con la commissione parlamentare, in molti interventi è emersa anche “l’inquietudine” del dopo, così come è stata evidenziata esplicitamente dal giornalista Michele Albanese, responsabile dei progetti legalità della Federazione nazionale della stampa italiana. «Stiamo perdendo i nostri ragazzi perché c’è una consapevolezza della perdita della speranza. E quindi – si chiede Albanese – cosa sarà di tutto questo? E chi saranno i nostri alleati di domani?». Un impegno che Bindi, ha assicurato, continuerà a mantenere anche fuori dalla politica (ricordando la sua vicinanza a Libera). «Nei prossimi giorni approveremo la relazione finale con quello che sarà il nostro testamento finale che conterrà alcuni punti fondamentali su cui vorremo che i nostri successori lavorasserpo. Come le modifiche alla legge sugli scioglimenti puntando a colpire chi ha esercitato il condizionamento e con la possibilità di trovare una terza via come può essere quella della mediazione. E poi ci saranno anche delle proposte per quanto riguarda le norme sull’incadidabilità. Insomma – ha concluso Bindi – i voti della mafia pesano perché manco i voti giusti ed è lì che va ricostruita la politica».

Adelia Pantano
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