Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 22:51
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

Stipendi dall'Asp ai condannati, indaga la Corte dei conti

CATANZARO In Calabria il settore della sanità resta «tra quelli a più ad alto rischio di danno erariale». Lo ha detto il procuratore regionale della Corte dei Conti, Rossella Scerbo, parlando con i g…

Pubblicato il: 16/02/2018 – 10:12
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
Stipendi dall'Asp ai condannati, indaga la Corte dei conti

CATANZARO In Calabria il settore della sanità resta «tra quelli a più ad alto rischio di danno erariale». Lo ha detto il procuratore regionale della Corte dei Conti, Rossella Scerbo, parlando con i giornalisti in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario della magistratura contabile calabrese. «Ci sono – ha aggiunto – numerose denunce per la mancata esecuzione di sentenze di condanna al pagamento dei corrispettivi per contratti di fornitura di beni o servizi, cui fa seguito la nomina di commissari ad acta con lievitazione dei danni per oneri accessori e spese. «Si tratta – ha rilevato il procuratore della Corte dei Conti – di un fenomeno che appare particolarmente grave e diffuso per gli aspetti quantitativi nell’ambito delle Aziende sanitarie provinciali, che va indubbiamente ad aggravare i già precari equilibri della sanità calabrese. Questa situazione è una fonte enorme di dispersione di denaro pubblico, anche perché in questi contesti di ritardati o mancati pagamenti spesso alligna il rischio di doppi pagamenti. In un’Asp – ha spiegato Scerbo – in effetti sono in stati scoperti doppi pagamenti, purtroppo prescritti sia in sede penale che contabile, ma non è l’unico caso».
Il procuratore della Corte dei Conti ha poi confermato «l’apertura di un’istruttoria» sulla vicenda di alcuni dipendenti dell’Asp di Reggio Calabria che avrebbero continuato a percepire lo stipendio nonostante avessero riportato condanne penale. Nel mirino c’è anche l’allegro utilizzo delle risorse pubbliche da parte della politica. Nella relazione del procuratore si legge infatti che «sono state depositate le prime due citazioni per il risarcimento dei danni subiti dalla Regione per l’indebita utilizzazione dei fondi assegnati ai gruppi consiliari negli anni dal 2010 al 2012». La prima citazione riguarda l’ex consigliere regionale Luigi Fedele nella sua qualità di capogruppo del PdL. L’altra invece ha come destinatari i componenti lo stesso gruppo Piero Aiello, Giovanni Nucera e Gianpaolo Chiappetta. «L’istruttoria contabile – si sottolinea – si è avvalsa del materiale probatorio acquisito dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria». 

«LE AMMINISTRAZIONI DANNEGGIATE NON DENUNCIANO» «Colpevole inerzia delle amministrazioni danneggiate che a volte appaiono quasi riluttanti a esercitare i loro diritti e molto sensibili alle esigenze dei condannati spesso loro dipendenti e amministratori». È quanto sottolinea nella sua relazione il procuratore regionale della Corte dei conti Rossella Scerbo. «La Procura – ha aggiunto – ha dedicato molte energie all’attività di vigilanza e di consulenza sul l’esecuzione delle sentenze di condanna». Resta invariato il trend delle denunce ma, spiega il procuratore Scerbo, «un dato significativo è quello della ricorrente latitanza delle amministrazioni danneggiate nonché dei revisori dei conti, comportamento da censurare perché in violazione di specifici obblighi di denuncia». Sono 3267 le istruttorie pendenti, oltre mille fascicoli per ciascun magistrato. «La percentuale di scopertura della pianta organica – ha sottolineato Rossella Scerbo – non ha uguali negli altri uffici regionali».

LORETO: «CRESCONO LE DISTRAZIONI DI CONTRIBUTI COMUNITARI» «Si deve registrare in costante crescita la tipologia di indebite percezioni di contributi e finanziamenti statali, regionali e comunitari”. Lo ha detto il presidente della sezione calabrese della Corte dei Conti, Rita Loreto. In particolare sono state riscontrate diverse condotte per la «distrazione di contributi comunitari o regionali a fronte di assunzioni di lavoratori “svantaggiati”». Frequenti sono state anche le sentenze di condanna per truffe all’Agea, «realizzate nella maggior parte dei casi attraverso la presentazione di domande di contributo non veritiere, nelle quali gli agricoltori beneficiari dichiaravano come appartenenti alla propria azienda terreni sui quali in realtà non avendo alcun titolo reale di disponibilità o godimento e ciò veniva realizzato attraverso la stipulazione di contratti di affitto dei fondi simulati o fittizi. In altri casi vi è stata la percezione di contributi intestati a soggetti deceduti». La presidente Loreto non ha mancato di sottolineare come i «funzionari degli enti preposti alle istruttorie delle pratiche di finanziamento siano spesso autori di controlli del tutto carenti e superficiali». Nel 2017 sono state 372 le sentenze pubblicate con condanne per un totale di 11.563.561,16 euro.

Argomenti
Categorie collegate

x

x