LAMEZIA TERME Jan Kuciak, un giornalista slovacco assassinato, stava studiando le connessioni del crimine organizzato italiano in Slovacchia prima della sua morte. Lo ha annunciato il portale online “Aktuality.sk”, per il quale Kuciak lavorava. Il giornalista aveva trascorso più di un anno a lavorare su una storia riguardo le attività della ‘ndrangheta in Slovacchia, «compresi i legami dell’organizzazione malavitosa con i politici», ha riferito Marek Vagovic di “Aktuality.sk” all’agenzia stampa “Bloomberg”. Secondo il quotidiano “Sme”, critico nei confronti del governo slovacco, la ricerca di Kuciak riguardava i collegamenti tra la ‘ndrangheta e un collaboratore del primo ministro Robert Fico. Il portale di notizie slovacco “Postoj.sk” ha denunciato che una rete mafiosa italiana è attiva principalmente nella Slovacchia orientale, dove ha ottenuto milioni di euro dai fondi agricoli europei. La polizia slovacca che sta indagando sul duplice omicidio (insieme al giornalista è stata uccisa anche la sua ragazza) lavora a stretto contatto con quella italiana e anche con le autorità ceche e con l’Europol, secondo quanto annunciato dal capo della polizia Tibor Gaspar. Il governo di Bratislava ha emesso una ricompensa di un milione di euro per chi segnalerà i colpevoli.
Oltre alla famiglia Vadalà, secondo Kuciak operavano nella regione anche quelle Rodà e Catroppa. «Possedevano o ancora possiedono diverse decine di aziende. La loro proprietà è nell’ordine delle decine di milioni di euro. Gestiscono centinaia di migliaia di ettari di terreno, che attirano milioni di euro di sovvenzioni”, si legge nell’articolo del giornalista ucciso in Slovacchia. Solo nel 2015 e 2016, le società legate a queste famiglie sono riuscite a ottenere dall’Agenzia di pagamento agricola slovacca (Ppa) dei pagamenti diretti per più di otto milioni di euro. «La legittimità di questi pagamenti è discutibile. I collaboratori di Aktuality.sk hanno documentato diversi casi di frode», si legge.
Ulteriori fondi pubblici sono finiti nelle casse di aziende sotto l’influenza degli italiani. Ad esempio, tre società della famiglia di Diego Rodà hanno ricevuto 8,3 milioni di euro per il finanziamento di centrali a biomasse dal 2012 al 2017. «L’Ufficio regolamentazione delle industrie di rete (Urso) nel 2015 ha multato l’azienda perché nella rendicontazione obbligatoria ha sovrastimato la quantità di energia che l’impianto produceva, visto che questo dato influenza la portata della sovvenzione», riferisce Kuciak. Tra le attività figura anche il riciclaggio di denaro sporco, «anche se finora non ci sono prove che ciò sia avvenuto in Slovacchia», prosegue l’articolo.
Secondo Kuciak, le aziende dei Rodà in Slovacchia sono attive dagli anni Novanta, e al momento della fondazione hanno ricevuto buona parte del capitale di ingresso da imprese site a Condofuri (in provincia di Reggio Calabria). In Italia, il fratello di Antonio e Diego, Pietro Rodà, «sembra coinvolto nel caso di riciclaggio di denaro dell’italiana ‘ndrangheta, chiamato El Dorado. La polizia lo ha arrestato nel 2013 nella campagna contro il clan di Gallicianò. È stato accusato di appartenere ad un’associazione mafiosa e di riciclaggio di denaro», ha aggiunto Kuciak.
I rappresentanti dei partiti di opposizione slovacca Gente comune e personalità indipendenti (Olano) e Libertà e solidarietà (Sas), dando seguito alle dichiarazioni in merito all’omicidio del giornalista Jan Kuciak, hanno avviato una petizione per la destituzione del ministro dell’Interno Robert Kalinak e del capo della polizia Tibor Gaspar. Lo ha annunciato in conferenza stampa Igor Matovic, leader di Olano, secondo cui Kalinak e Gaspar sono responsabili per il fatto che la polizia non ha protetto il giornalista nonostante le denunce presentate in seguito alle minacce ricevute.
«Tibor Gaspar può dire le sue belle parole, ma è responsabile per il lassismo della polizia in merito alla denuncia presentata da Jan Kuciak», ha ricordato il capo di Olano. «In Slovacchia, il 53 per cento dei cittadini non si fida delle forze dell’ordine: si tratta di numeri più bassi di quelli registrati in paesi come Albania, Serbia, Montenegro e Turchia: questo è il risultato del lavoro di Gaspar e Kalinak», ha detto Matovic. La vicepresidente di Libertà e solidarietà, Lucia Duris Nicholsonova, ha avvertito che Kuciak prima della sua morte aveva indagato su presunti legami tra la mafia italiana e i politici slovacchi del partito di governo Direzione-socialdemocrazia (Smer-Sd).
«Se questa teoria è vera, come possiamo credere che una squadra investigativa sotto la guida di Gaspar possa avere dei risultati?», ha chiesto Nicholsonova.
Il deputato Lubomir Galko (Sas) ha dichiarato in qualità di presidente della commissione parlamentare speciale per le relazioni con l’Ufficio di sicurezza nazionale (Nbu) l’intenzione di richiedere alla stessa istituzione di avviare un procedimento di controllo nei confronti del capo dell’Ufficio di governo per la sicurezza Viliam Jasan e per il primo consigliere di Stato del premier Robert Fico, Maria Troskova. I due funzionari sono infatti menzionati in connessione ai legami con i presunti gruppi criminali italiani. Il giornalista assassinato negli ultimi mesi stava indagando su persone vicine alla ‘ndrangheta in Slovacchia e le relazioni con Troskova. Secondo quanto scoperto da Kuciak e riportato dall’agenzia “Tasr”, pare che Troskova dovesse concludere alcuni affari con Antonino Vadalà, un italiano che lavorava in Slovacchia. Da agosto 2011 fino a giugno 2012 Troskova è stata consigliere e comproprietaria di Gia Management, fondata con Vadalà. Più tardi, a divenire proprietario dell’azienda è stato Pietro Catroppa. Secondo il quotidiano “Sme”, quest’ultimo dal 2016 è anche proprietario della compagnia Prodest 2016, di cui Viliam Jasan è socio. L’anno scorso la società è stata monitorata dai servizi segreti slovacchi.
TRE DIMISSIONI NELLO STAFF DEL PREMIER Sono tre gli stretti collaboratori del premier slovacco Robert Fico che hanno rassegnato le dimissioni oggi, a seguito del duplice omicidio del giornalista investigativo Jan Kuciak e della fidanzata Martina Kusnirova. Oltre al ministro della Cultura, Marek Madaric, si sono dimessi la consigliera del premier Maria Troskowa e il responsabile della gestione delle crisi Viliam Jasan. È emerso che il reporter sospettava che Troskowa, 30 anni, avesse legami con un uomo d’affari coinvolto, secondo lui, nelle attività della ‘ndrangheta in Slovacchia. Tanto lei quanto Jasan, nell’annunciare le dimissioni, hanno tuttavia sottolineato che negano ogni coinvolgimento nel caso. «Ma, dal momento che si sta facendo abuso dei nostri nomi nella lotta politica contro il primo ministro Robert Fico, abbiamo deciso di lasciare l’incarico di governo finché l’indagine su questo caso non verrà completata», hanno dichiarato. Quanto al ministro della Cultura Marek Madaric, nel dimettersi aveva dichiarato che «dopo quello che è successo non posso immaginare semplicemente di rimanere calmo seduto nella mia poltrona di ministro». L’opposizione, intanto, chiede le dimissioni del ministro dell’Interno e del capo della polizia, ai quali rimprovera di non avere preso sul serio le minacce contro il giornalista.
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