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La Grassettopoli di centrodestra e il boccino in mano a Oliverio

Benvenuti a Grassettopoli, la nuova cittadina che, con un tratto di penna e tanta disponibilità (degna di ben altra causa), sta per essere fondata alle porte di Catanzaro nell’ex territorio del comun…

Pubblicato il: 28/02/2018 – 18:05
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La Grassettopoli di centrodestra e il boccino in mano a Oliverio
La Grassettopoli di centrodestra e il boccino in mano a Oliverio

Benvenuti a Grassettopoli, la nuova cittadina che, con un tratto di penna e tanta disponibilità (degna di ben altra causa), sta per essere fondata alle porte di Catanzaro nell’ex territorio del comune di Caraffa. “Ex” perché, vista la portata dell’insediamento, l’attuale abitato di Caraffa diventerà una frazione di Grassettopoli. Non lascia spazio al dubbio la colata di cemento che sta per abbattersi su quel piccolo centro: centocinquantamila metri cubi da edificare, trecento alloggi, una infinità di servizi e tutto questo per assicurare una casa a chi lavora in quel di Catanzaro, dove il fabbisogno edilizio presenta uno squilibrio a vantaggio dell’offerta tale da aver fatto crollare il mercato immobiliare e dove intere aree e buona parte del centro storico sono già oggetto di un costante esodo da parte dei residenti.
Tutto questo al netto delle tante e gravi ragioni che impediscono alla commissione che ha valutato il progetto di fornire un parere positivo. A cominciare dal falso storico per il quale quell’area di Caraffa sarebbe contigua al capoluogo, laddove invece non esistono collegamenti stabili né piani urbanistici intercomunali. Anzi ci sarebbe semmai da fare i conti con la vocazione industriale della stessa area, posto che gran parte del territorio di Caraffa è interessato dall’area di sviluppo industriale e già ospita molte aziende e alcune piccole industrie.
C’è, poi, il mistero di un improvviso interesse del gruppo Ligresti verso il capoluogo. Risale al 2012, quando la Regione Calabria era guidata dal centrodestra e presieduta da Peppe Scopelliti. Epoca, quella, caratterizzata da una politica della Regione Calabria a forte trazione lombarda: è la stagione delle convenzioni con Infrastrutture Lombarde, degli accordi con Kpmg, degli interscambi culturali. È anche la stagione in cui la politica calabrese si ritrovava spesso a Milano, in via Durini, dove aveva eretto il suo quartier generale anche il duo Bruno Mafrici – Francesco Belsito: consulente disinvolto, il primo; tesoriere della Lega nord condannato per riciclaggio e truffa, il secondo.
Stando ad alcune tracce investigative che la Dia di Reggio Calabria non ha mai completato, era in quella sede che nascevano molte delle sinergie tra la Regione Calabria e il sistema imprenditoriale e istituzionale lombardo. Tra queste anche ll progetto calabrese della Grassetto, azienda targata Ligresti i cui manager fino a quella data non avevano neanche idea che esistesse il comune di Caraffa.
Poi lo scoprono e decidono per un investimento massiccio nel settore al quale la famiglia Ligresti deve il suo successo: il mattone. Specie se si tratta di un “mattone” impreziosito da convenzioni con enti pubblici, come nel caso dell’intervento progettato per Caraffa, dove largo spazio trova l’edilizia sovvenzionata e quella convenzionata.
Appare poi singolare come nella Calabria del chiacchiericcio e dell’ambientalismo peloso, nessuna notizia sia mai filtrata circa il progetto per dar vita a “Grassettopoli”. I difensori di Catanzaro e del suo ordinato sviluppo ne erano davvero all’oscuro, oppure qualcuno sapeva e… ordiva?
Siamo certi che nulla sospettava Sergio Abramo, sindaco di Catanzaro, ma qualcuno a lui vicino ne era sicuramente informato, non foss’altro che per il prestigioso ruolo occupato nella giunta regionale che vide l’avvio dell’operazione Grassettopoli.
Sospetti di un cronista di strada? Può darsi, ma sta di fatto che la notizia della cementificazione ligrestiana di Caraffa emerge proprio in questi ultimi giorni di campagna elettorale, per via del dinamismo di alcuni sostenitori della Lega Nord che nel chiedere voti ammiccano alle possibilità occupazionali che l’azienda amica può favorire.
Parimenti al sindaco Abramo, siamo convinti, e senza alcun retropensiero ironico, che anche il governatore Mario Oliverio, pur avendo sottoscritto l’autorizzazione, non ha avuto contezza di quel che tale autorizzazione si portava dietro: era all’inizio del mandato e soprattutto tardava a creare un filtro con la vecchia burocrazia.
Adesso, però, tutto è chiaro a tutti. E allora dicano con chiarezza cosa ne pensano e che intendono fare i candidati del collegio di Catanzaro. Dica cosa ne pensa e cosa intende fare il sindaco Abramo. Soprattutto dica cosa ne pensa e cosa intende fare Mario Oliverio: dal punto di vista istituzionale, il boccino è in mano a lui. Può ancora prendere atto di quanto scritto dalla Commissione di valutazione dell’impatto del progetto e revocare, in autotutela, la concessione. Peraltro senza alcun costo economico, vista la motivazione e considerato che siamo solo alla fase preliminare.
Non resta che attendere le risposte.

direttore@corrierecal.it

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