L'agguato “anomalo” nel feudo degli arcoti
REGGIO CALABRIA Doveva essere un momento di intimità, strappato alla quotidianità, ma si è trasformato in una tragedia. Fortunata Fortugno è stata uccisa ieri notte da diversi colpi di pistola mentre…

REGGIO CALABRIA Doveva essere un momento di intimità, strappato alla quotidianità, ma si è trasformato in una tragedia. Fortunata Fortugno è stata uccisa ieri notte da diversi colpi di pistola mentre era abbracciata al suo amante, Demetrio Logiudice, meglio conosciuto come “Mimmo U boi”, 53enne ritenuto elemento vicino ai clan della zona nord della città, in passato già coinvolto in operazioni antimafia che hanno colpito il clan Tegano e per questo sorvegliato speciale. I due erano appartati nei pressi del torrente di Gallico, quando sono stati sorpresi da un killer che ha sparato contro di loro. Lui è stato colpito al braccio, lei alla testa. E quei colpi sono stati fatali. Al pronto soccorso, dove immediatamente è stata trasportata dal suo amante, è arrivata già cadavere.
«Stiamo lavorando – dice il procuratore vicario Gaetano Paci – e al momento non possiamo escludere alcuna pista. Di certo, possiamo dire che Demetrio Logiudice è un personaggio noto e già in passato è assurto agli onori delle cronache per essere stato coinvolto nel processo Eremo, in cui è stato pure condannato».
In passato finito nel mirino di diverse indagini antimafia, ritenuto amico personale di boss di primo livello come Paolo Schimizzi, scomparso anni fa per lupara bianca, e Mario Audino, reggente dell’omonimo clan ucciso nel 2003, come di esponenti di spicco dei clan della zona nord, “Mimmo u boi” non è uno sconosciuto per gli investigatori. Per adesso però nessuno si sbilancia sul possibile movente dell’omicidio. Gli investigatori stanno cercando di capire se si tratti di un agguato di ‘ndrangheta o se qualcuno abbia voluto punire i due amanti per una relazione sgradita alle rispettive famiglie.
Nel frattempo, si lavora su quanto emerso dai rilievi e dagli accertamenti tecnici sviluppati da già da questa notte. Ulteriori dettagli potrebbero forse arrivare dalle immagini delle telecamere pubbliche e private della zona. Di certo – fanno notare fonti investigative – si tratta di un agguato anomalo. Gallico è sempre stata considerata il cortile di casa degli arcoti. Per anni lì nulla si è mosso senza l’autorizzazione dell’èlite dei clan della ‘ndrangheta reggina, tutti concentrati nella vicina Archi. Ma da tempo qualcosa è cambiato. Da quando molti dei capi operativi sono finiti dietro le sbarre, alcuni degli equilibri sembrano essere saltati, e da oltre un anno la periferia nord è teatro di omicidi e danneggiamenti. L’ultimo risale a un mese fa, quando due sicari hanno ucciso con diversi colpi di pistola Pasquale Chindemi, 53enne considerato vicino al clan Araniti, storicamente vicino ai Condello, una delle famiglie della ‘ndrangheta d’èlite della città.
Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it