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Bevacqua: «Salvini non sa di cosa parla»

«In democrazia contano i voti, ma la verità non conta di meno: la passerella di Salvini in Calabria che scopre oggi una questione meridionale che la Lega ha sempre ignorato, somiglia tanto a una stra…

Pubblicato il: 18/03/2018 – 17:59
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Bevacqua: «Salvini non sa di cosa parla»

«In democrazia contano i voti, ma la verità non conta di meno: la passerella di Salvini in Calabria che scopre oggi una questione meridionale che la Lega ha sempre ignorato, somiglia tanto a una straordinaria presa in giro”. È quanto dichiara il consigliere regionale Domenico Bevacqua, che aggiunge: «I cittadini calabresi hanno manifestato con il loro voto, con estrema chiarezza, il loro disagio, ma agli stessi cittadini bisogna ricordare i disastri ereditati e, soprattutto, le politiche antimeridionali portate avanti con determinazione dai governi nazionali di centro destra nei quali i leghisti erano attori protagonisti. Non basta togliere la parola “nord” dal simbolo per diventare dalla sera alla mattina meridionalisti. Non voglio neppure menzionare – aggiunge Bevacqua – gli insulti che Salvini rivolgeva ai “napoletani” sino a poco tempo fa, ma intendo rammentare ai distratti i 31 miliardi di Fondi FAS, vincolati a interventi per lo sviluppo e l’occupazione al Sud, spostati al nord dai leghisti al governo. Quello di togliere ai poveri per dare ai ricchi non è, per la Lega, solo un vizio del recente passato: è una precisa intenzione che continua nel presente con la proposta della flat tax, della tassa piatta che, al di là delle coperture tutte da trovare, una volta a regime non farebbe altro che favorire i redditi alti e medio-alti».
«La campagna elettorale è terminata – continua Bevacqua – e l’intento di Salvini è palesemente quello di accreditarsi come alfiere unico di una destra che alimenta i peggiori istinti xenofobi e che, di fronte a problemi complessi propone la solita soluzione semplice e semplificata: individuare un nemico e farne il capro espiatorio di tutti i mali. Quel nemico che fino a poco tempo fa era identificato nei meridionali, ora è molto più facile indicarlo nei migranti, perché i voti dei “terroni” oggi fanno comodo e perché fomentare l’odio e l’intolleranza è molto più agevole rispetto al richiamo al pensiero e alla ragione: è molto più facile farsi fotografare vicino a una ruspa».
«Lavorare quotidianamente e con costanza per porre rimedio alle dimenticanze del passato – conclude Bevacqua – offre, forse meno visibilità, ma è l’unico modo per invertire tendenze incrostate dal tempo: il recupero dei fondi europei che rischiavano di tornare indietro, lo sblocco dei finanziamenti per la 106, i 90 milioni per il centro storico di Cosenza, il successo della misura “Resto al Sud”, la crescita sempre più robusta dei comparti agricolo e turistico calabrese, sono fatti che l’attuale governo regionale ha contribuito a produrre in stretta sinergia con il livello nazionale. Le difficoltà restano tante, ma non ci sono improbabili scorciatoie per raggiungere risultati concreti e duraturi. Il Pd ha commesso errori e deve ripensare una classe dirigente che ha perso il contatto con i territori e con la propria gente: ma non viene meno alla serietà istituzionale che deve contraddistinguere chi rifiuta di promettere ricette miracolose e, per diversi aspetti, pericolose per la tenuta democratica del Paese. Affidarsi a slogan vuoti, come sovranismo e antieuropeismo (peraltro, a giorni alterni) è il modo migliore per eludere i problemi: anche perché l’unico antieuropeismo messo in campo finora da Salvini è stata la sua costante assenza negli scranni del parlamento europeo».

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