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Esposito: «Avviare da subito lo screening neonatale»

CATANZARO «Mentre la sua maggioranza litiga per le poltrone di Palazzo Campanella, accaparrandosi tutto quello che può, il governatore Oliverio, dopo avere rinunziato ad incatenarsi a Roma, continua…

Pubblicato il: 20/03/2018 – 14:55
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Sinibaldo Esposito, consigliere regionale Ncd

CATANZARO «Mentre la sua maggioranza litiga per le poltrone di Palazzo Campanella, accaparrandosi tutto quello che può, il governatore Oliverio, dopo avere rinunziato ad incatenarsi a Roma, continua la sua battaglia contro i mulini a vento di Palazzo Alemanni, dove ha sede il commissario alla Sanità, ingegner Scura… e intanto la sanità calabrese continua a sprofondare nel baratro!». È quanto sostiene, in una nota, il consigliere regionale del Nuovo centrodestra Sinibaldo Esposito.
«Uno dei tanti esempi, di una lista assai lunga – aggiunge l’esponente politico – è rappresentato dalla problematica, su cui, da circa due anni, intervengo ripetutamente a mezzo stampa, del mancato adeguamento della Regione Calabria al disposto della L. 167/16, con cui lo screening neonatale, dapprima previsto soltanto per 3 malattie, è stato reso obbligatorio, per oltre 40 patologie, con l’obbligo delle regioni di adeguarsi alla normativa. Si tratta di un’innovazione fondamentale, per la prevenzione di numerose patologie metaboliche e di tutela del diritto alla salute, giacché un semplicissimo prelievo di sangue, indolore e non invasivo, da effettuarsi direttamente in ospedale entro 72 ore dalla nascita, consente di effettuare l’analisi del campione per testare la presenza di oltre 40 malattie metaboliche ereditarie».
«In caso di positività, onde evitare errori – prosegue la nota – l’esame deve essere ripetuto in tempi rapidissimi, al fine di avviare immediatamente, ove necessario, la terapia idonea per ciascuna malattia. Ciò consente di salvare la vita o comunque di evitare danni enormi al neonato, limitando l’impatto di malattie gravissime e migliorare la qualità di vita dell’ammalato. Sembrerebbe un’operazione bellissima e relativamente facile da realizzare, in presenza di una legge e della relativa copertura finanziaria, anche garantita dai livelli essenziali di assistenza (i c.d. Lea), eppure, dopo 2 anni, la Calabria del tandem Oliverio-Scura è la cenerentola d’Italia, unica a non essersi attrezzata allo scopo. Così, mentre nelle altre regioni lo screening neonatale allargato è realtà, in Calabria continuano a scorrere fiumi di parole e dopo infinite riunioni, annunci e contatti con altri istituti fuori regione, ad oggi nulla è stato fatto».
«Qualche giorno fa ho letto sulla stampa – afferma Esposito – una nota del professor Perrotti, direttore dell’ U.O. di genetica medica dell’Università “Magna Grecia” che è centro di riferimento regionale per lo screening neonatale, che dichiara che l’indagine si potrebbe fare in Calabria, certo che le adeguate competenze sono ampiamente presenti nell’Ateneo di Catanzaro e che, a tal fine, era stata anche presentata una proposta operativa molto concreta. Prendendo spunto dalle autorevoli riflessioni del professore, che opera già sul nostro territorio, visto che ad oggi non è stata intrapreso nessun percorso e non è stata siglata nessuna convenzione con altri istituti fuori regione, intervengo ancora una volta sul tema, per auspicare che il dipartimento Tutela della salute e la struttura commissariale raccolgano, in tempi brevi, l’appello del professor Perrotti, rinunziando ad ogni diversa decisione, che sarebbe l’ammissione di un fallimento congiunto».
«A tal fine, si impone che, al più presto, si arrivi ad un confronto tra il dipartimento Salute, la struttura commissariale e l’azienda ospedaliera Mater Domini, per verificare la fattibilità di quanto dichiarato dal professor Perrotti – conclude la nota -. Auspico che i vari interlocutori finalmente comprendano l’importanza di tale problematica che, oltre a rappresentare una battaglia di civiltà, garantirà sicuramente un risparmio alle casse del sistema sanitario, giacché la prevenzione e l’intervento immediato consentiranno di evitare gli ingentissimi oneri, economici e sociali, che inevitabilmente deriveranno, in futuro, dalla necessità di gestire neonati che, a causa del ritardo diagnostico, sono destinati, loro malgrado, a diventare invalidi gravi o gravissimi».

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