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Tentò di bruciare vivi sei stranieri, arrestato boss a Reggio -VIDEO

REGGIO CALABRIA Non gli è importato neanche che dentro ci fossero due bambini. Pur di eliminare gli sgraditi vicini di casa, il boss Nino Labate, 68enne esponente dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta…

Pubblicato il: 20/03/2018 – 7:56
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Tentò di bruciare vivi sei stranieri, arrestato boss a Reggio -VIDEO

REGGIO CALABRIA Non gli è importato neanche che dentro ci fossero due bambini. Pur di eliminare gli sgraditi vicini di casa, il boss Nino Labate, 68enne esponente dell’omonima famiglia di ‘ndrangheta, ha tentato di bruciare vive sei persone che avevano trovato riparo in una baracca di fortuna nei pressi della sua abitazione. Esponente di rilievo del clan che controlla il quartiere Gebbione, alla periferia sud di Reggio Calabria, Labate è stato arrestato questa notte dagli uomini della Squadra Mobile con l’accusa di tentato omicidio plurimo e incendio doloso aggravati dalle modalità mafiose. il 27 febbraio scorso è stato lui – hanno scoperto gli investigatori – a dare fuoco alla baracca in cui una donna rumena di 46 anni aveva trovato rifugio. Insieme ad altri sei connazionali, fra cui due bambini piccolissimi, la donna stava festeggiando un compleanno, quando le fiamme hanno iniziato a divorare l’abitazione. Solo per miracolo, il gruppo è riuscito a trovare scampo, scavalcando una finestra sul retro e trovando rifugio in un cortiletto, chiuso da alte mura di cinta. Proteggendosi con coperte strappate ai letti nella fuga, è lì che terrorizzati hanno atteso l’arrivo dei soccorsi. Solo l’immediato intervento dei Vigili del fuoco e delle Volanti ha evitato che quell’incendio si trasformasse in una strage. E subito è stata chiara la natura dolosa dell’incendio. Agli investigatori, la donna lo ha detto immediatamente. Da tempo subiva minacce e aggressioni dal boss vicino di casa. L’ultima, proprio poche ore prima dell’incendio. Quella stessa mattina, Labate aveva picchiato la donna con un bastone a causa di un paio di sacchetti della spazzatura lasciati all’ingresso del suo podere, minacciando di “bruciare vivi” lei ed i suoi ospiti. In serata, ha dato concreta attuazione alla minaccia. Contro di lui, gli elementi sarebbero incontrovertibili. Le immagini delle telecamere di videosorveglianza, esaminate minuziosamente dagli investigatori, lo hanno immortalato mentre a bordo di una bici elettrica si reca ad un vicino distributore di carburante, per poi fare ritorno a casa con una tanica piena di benzina. Gli investigatori della Squadra mobile non hanno dubbi: è quella utilizzata per tentare di dare fuoco alla baracca in cui hanno rischiato di morire arse vive sei persone. Una manifestazione arrogante dello strapotere mafioso che i clan – commentano gli investigatori –non esitano a imporre con la violenza.

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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