È finito il business delle cooperative della sanità
Il Consiglio di Stato, Sezione terza, con sentenza 1571/2018, depositata appena qualche giorno fa (12 marzo 2018), ha detto no agli appalti alle «famose» cooperative che forniscono personale alle azi…

Il Consiglio di Stato, Sezione terza, con sentenza 1571/2018, depositata appena qualche giorno fa (12 marzo 2018), ha detto no agli appalti alle «famose» cooperative che forniscono personale alle aziende sanitarie territoriali e ospedaliere.
Con questo vengono realizzati due obiettivi:
– cessano i business messi su da chi ha goduto di un siffatto malato sistema, di quasi caporalato, sia in termini di economie realizzate che di consenso elettorale indotto;
– viene a realizzarsi il ritorno alla legalità con l’attivazione di quei concorsi bloccati da un turnover abbondantemente dribblato dalle «mascalzonate» amministrative sistemiche che tutti conoscono, ivi comprese quelle collaborate dal regime di prorogatio del quale si è fatto abbondantemente uso nella gestione della sanità nostrana. Un tema, quest’ultimo, posto di recente all’attenzione regionale dall’onorevole Orlandino Greco.
La Calabria sanitaria (e non solo) sarà, quindi, finalmente purificata da un uso improprio del danaro pubblico e dalla sottomissione di tanti giovani ad improprie regole di selezione e di avviamento al lavoro quantomeno discutibili. A fronte di tutta questa attività comunque regolatrice, dal contenuto segnatamente liberatorio, dovranno esserci finalmente i concorsi anche per ruoli amministrativi, professionali e tecnici, oltre a quelli di parte «medica» già in corso d’opera.
Perché ciò accada devono ovviamente realizzarsi due condizioni, più precisamente che:
– il Commissario ad acta dica sì, autorizzando all’uopo le relative assunzioni mediante concorsi pubblici, garanti della meritocrazia;
– la politica si renda conto della sciagura del blocco del turnover, sino ad oggi crudelmente usato solo per fare quadrare i bilanci (si fa per dire), che ha inguaiato le aziende della salute e favorito chi si è indebitamente arricchito mediando il lavoro, con metodi «raffinati» ma di sapore simile a quello messo su per selezionare donne e uomini da avviare al lavoro (rectius, sfruttamento) agricolo giornaliero.
Insomma, dal Giudice di Palazzo Spada una bella lezione di diritto, ma soprattutto di civiltà. contrapposta a quelle metodologie non propriamente indiscriminate, sotto il profilo della selezione degli avviati al lavoro e non affatto garanti del diritto, messe in capo da pochi spregiudicati organizzati, spesso confinanti con interessi politici.
Il Consiglio di Stato ha riconosciuto, infatti, una siffatta attività illegittimamente esercitata da tali cooperative in quanto riservata ex lege alle Agenzie del lavoro iscritte nell’apposito Albo presso il Ministero del lavoro. In sintesi, il Magistrato amministrativo, nella sua massima espressione, ha definitivamente sancito come comportamenti illegittimi quelli sino ad oggi tenuti da Asp e Aziende ospedaliere che, attraverso appalti di natura fittizia, hanno goduto di somministrazione di personale a soggetti diversi dalle anzidette Agenzie, concretizzando illeciti amministrativi (art. 40 d.lgs. 81/2015). Ciò in quanto, e da qui il carattere fittizio dell’appalto, è apparso fin troppo chiaro al Giudice che le prestazioni richieste dalle Asp e Ao non erano affatto ricollegabili a servizi in senso proprio, da prestarsi presso le diverse strutture aziendali, bensì a prestazioni fondatamente lavoristiche tanto da essere budgettate e remunerate dai «datori di lavoro» a retribuzione oraria.
Concludendo, un qualche pensiero. Stante la chiarezza della sentenza, un qualche dubbio viene a materializzarsi sui comportamenti tenuti dagli organi di controllo interni ed esterni delle aziende della salute e perché no dal Commissario ad acta, tenuto a vigilare su tutti gli atti di carattere oneroso aventi, comunque, riflesso e ricaduta negativi sulle economie della salute da dovere riparare e da impegnare per garantire i Lea alla collettività calabrese.
Da ultimo. Quali le conclusioni cui perverrà la Corte dei conti e, di guisa, le conseguenze che graveranno sui responsabili?
*docente Unical