Sequestro da 1 milione di euro contro il clan Iamonte
REGGIO CALABRIA Sequestro da 1 milione di euro nei confronti di un presunto affiliato alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo. I militari dei comandi provinciali della guardia di finanza e dei carab…

REGGIO CALABRIA Sequestro da 1 milione di euro nei confronti di un presunto affiliato alla cosca Iamonte di Melito Porto Salvo. I militari dei comandi provinciali della guardia di finanza e dei carabinieri, sotto il coordinamento della Dda di Reggio, hanno eseguito un provvedimento emesso dalla sezione Misure di prevenzione del Tribunale con cui sono stati posti i sigilli al patrimonio riconducibile al 65enne Quinto Antonio Rosaci e dei figli Antonino (35 anni) e Santoro (33). Il provvedimento si fonda sulle risultanze investigative raccolte dai carabinieri nell’ambito dell’operazione “Ada” e concluse nel 2013 con l’esecuzione di diversi arresti nei confronti di presunti affiliati al clan di Melito. Nell’ambito del processo che ne è scaturito “Mastro Quinto” è stato condannato dalla Corte di Appello di Reggio, con sentenza riformata solo in punto di pena, per associazione mafiosa. Rosaci era già stato dichiarato socialmente pericoloso in relazione all’appartenenza ad una delle consorterie mafiose più sanguinarie ed agguerrite del Reggino, quella appunto capeggiata da Natale Iamonte. «A distanza di un ventennio – si legge in una nota vergata dal procuratore vicario Gaetano Paci – le risultanze della fusione dei procedimenti “Ada”, “Sipario” e “Replica” hanno confermato la risalente appartenenza alla ‘ndrangheta di Rosaci Quinto Antonio. Le risultanze di tali procedimenti, corroborate dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Ambrogio Giuseppe – la cui attendibilità è stata già positivamente riscontrata nel giudizio di merito – hanno fornito la prova che nel territorio di Melito Porto Salvo la cosca Iamonte ha esercitato un controllo assoluto della cosa pubblica economica e privata anche avvalendosi dell’ausilio di uomini politici collusi e funzionari amministrativi infedeli».
Rispetto al ruolo di Rosaci la Dda richiama uno stralcio del provvedimento di sequestro che descrive come l’uomo abbia assunto una posizione di «comando e responsabilità» nella frazione di Lacco di Melito Porto Salvo: «Ancora, sempre dalle captazioni riportate, emerge che Rosaci Quinto gestisca – a livello di attività economica – il noleggio dei video/poker (e macchine similari) … anche in questo caso emerge chiaramente come il predetto imputato sia “un (necessario) punto di riferimento associativo per coloro che intendono “investire” in attività economiche 2 riguardanti l’utilizzo a fini di lucro dei cd. “video/poker”. Sulla stessa lunghezza d’onda, è sempre Ambrogio che osserva in via captativa che lo stesso “mastro Quinto” (unitamente ad altri sodali di spessore) – secondo l’esegesi qui accolta e condivisa – ha un tale “potere associativo” che non ha “bisogno alcuno di scoprirsi” (non è partecipe … non è partecipe” essendo questo (e solo questo a parere di chi scrive) il senso dell’affermazione a carico (e non a discarico) sempre riferita da Ambrogio (molto tempo dopo la sua formale affiliazione) nei termini più precisi di cui alle riportate risultanze. A corredo – per limitarsi ai dati più evidenti – vi sono altresì anche le frequentazioni (casa di Rosaci) con altri sodali di Prunella che avrebbe compiuto presso l’abitazione dello stesso alcuni lavori edilizi secondo quanto sopra riferito. Insomma, limitandosi ai rilievi maggiormente espressivi, non vi è dubbio che non solo Ambrogio ma anche gli altri assodati sodali riconoscono e guardano a “mastro Quinto” come un sodale di spessore, punto di riferimento per la sua capacità di “tenere unito il gruppo” nella rispettiva “zona di competenza”… Da qui Ambrogio colloca Rosaci tra i sodali di assoluto spessore della cosca in oggetto, ricorda della riunione (in cui egli era specificamente presente) nella quale – per volere dei vertici assoluti – Antonio Meduri è stato individuato come “il referente di Prunella”, osservando come il “lì presente” Rosaci Quinto è stato riconosciuto responsabile della frazione di Lacco secondo quanto espressamente dichiarato in tale riunione.”…D’altro canto sempre il collaboratore riferisce che, alla sua presenza, il “barista” Tripodi Antonino ha riferito a Mazzeri Totolino che, “a livello si scala gerarchica”, sopra di lui vi era (anche) Mastro Quinto che aveva peraltro assunta la carica di mastro generale. Il tutto vieppiù confermato “dal passato” di Rosaci laddove Ambrogio, secondo quanto riferitogli dal defunto Meduri Natale (e confermato da Malaspina Consolato), riferisce che il primo “già contava” in origine in Lacco prima che il capo cosca Natale Iamonte inducesse tutti i precedenti responsabili delle varie frazioni ad unirsi in un’unica locale di ‘ndrangheta sotto la supremazia degli Iamonte. In questo contesto, il collaboratore poi a ragione, individua “due fazioni” (quelle facenti capo ai Verduci e quella riconducibile appunto a Rosaci) osservando nondimeno – ed anche tale dato è del tutto riscontrato aliunde a livello probatorio – si legge ancora negli atti richiamatin dalla Dda – che come sempre avviene in materia di ‘ndrangheta, il “nocciolo della questione” è di natura economica contendendosi i due gruppi (anche all’interno dei numerosi sodali della cosca) la “leadership” in ordine al noleggio dei video poker e macchine di analoga fattura”».
Inoltre viene rilevata anche la «pericolosità sociale» dei due figli di Rosaci, che sono stati «assolti con formula dubitativa» dall’accusa di associazione mafiosa, un esito che «non costituisce un dato vincolante per il giudice della prevenzione chiamato ad effettuare un giudizio del tutto autonomo rispetto a quello penale».
Il patrimonio sequestrato, stimato in circa 1 milione di euro, è costituito da: quote sociali, patrimonio aziendale, rapporti finanziari della “Capo Sud Games S.n.c. di Rosaci Antonino & C.” con sede legale in Melito di Porto Salvo, operante nel settore dell’installazione e noleggio di apparati da intrattenimento e divertimento; conti correnti, libretti di deposito al portatore o nominativi, contratti di acquisto di titoli di Stato, ioni, obbligazioni, certificati di deposito, assicurazioni, intestati presso istituti di credito pubblici o privati, casse rurali, direzioni provinciali P.T., società assicurative, finanziarie o fiduciarie, società di intermediazione mobiliare, comunque riconducibili ai suddetti e ai componenti il proprio nucleo familiare, aventi saldo attivo superiore a 1000 euro.