Regione, Zito si dimette da dg del dipartimento Salute
CATANZARO «Le dimissioni del dottore Bruno Zito da dirigente generale, seppure ad interim, del dipartimento regionale Tutela della salute non ci hanno colto di sorpresa». A dare la notizia del passo…

CATANZARO «Le dimissioni del dottore Bruno Zito da dirigente generale, seppure ad interim, del dipartimento regionale Tutela della salute non ci hanno colto di sorpresa». A dare la notizia del passo indietro del manager, che comunque resta alla guida del dipartimento Personale, sono il segretario generale della Fp-Cgil Medici Calabria, Franco Masotti, e la segretaria generale della Fp-Cgil calabrese, Alessandra Baldari, che commentano: «Con Zito va via dall’area della sanità della Regione Calabria, una persona garbata istituzionalmente e di grande disponibilità, tranne che nell’ultimo periodo di reggenza, in cui, evidentemente, non ha saputo, voluto o potuto, evitare di rimanere invischiato nell’immobilismo che attanaglia l’intero Dipartimento tutela della salute, tenuto ostaggio da dirigenti di settore la cui unica competenza è quella di “decidere di non decidere” sui molti, troppi problemi della sanità calabrese».
«Fra i tanti – proseguono Masotti e Baldari – ci permettiamo di segnalarne due al presidente della Giunta regionale, Mario Oliverio, che interessano decine e decine di medici calabresi, che lavorano da anni in settori delicatissimi della sanità: l’emergenza e la medicina territoriale, convinti come siamo che, migliorare le condizioni lavorative degli operatori sanitari, significa avere di ritorno una migliore qualità nell’assistenza per i cittadini calabresi. Quella della mancata stabilizzazione dei medici precari del Suem 118 del SSR, è in questo senso, una vicenda indicativa di quale sensibilità godano certi argomenti all’interno del Dipartimento che dovrebbe programmare e gestire questo settore “essenziale” per l’intera popolazione regionale e che non ha dato risposta nemmeno ad una nota della nostra Segreteria Nazionale di Funzione Pubblica. Eppure, siamo in presenza di un accordo siglato da quasi un anno dalle organizzazioni sindacali della medicina generale con l’Ufficio Commissariale, che inspiegabilmente il Dipartimento della salute si è, fino ad ora, rifiutato di ratificare, in esatta controtendenza rispetto a ciò che in altre Regioni, non a caso sanitariamente più avanzate, hanno invece realizzato. Infatti, dapprima l’Emilia Romagna e successivamente la Toscana, già da anni hanno identificato un percorso normativo che ha consentito praticamente di eliminare il precariato medico nell’area dell’emergenza-urgenza, valorizzando il percorso di formazione “sul campo” di professionisti che hanno maturato competenze indispensabili al sistema sanitario di quelle Regioni».
«Parallelamente – aggiungono i rappresentanti dellas Fp-Cgil – viaggia la vertenza dei medici dei servizi territoriali dell’Asp di Reggio Calabria e che risale ormai a più di dieci anni fa. A questi medici, unico caso nel panorama delle Aziende Sanitarie calabresi, è negato il diritto del passaggio ai ruoli della dirigenza medica seppure sancito da norme nazionali e regionali e, paradosso dei paradossi, dopo un concorso regionale che ne ha riconosciuto l’idoneità. E sa qual è il colmo, on. Oliverio? Una Legge, la n.15, della Regione Calabria nel 2008, quindi ben prima di tante altre Regioni in Italia, aveva regolamentato, con l’art.48, queste trasformazioni di rapporti di lavoro».
«Illustre presidente, recentemente – concludono Masotti e Baldari – si è dichiarato pronto a rispondere ai bisogni dei calabresi, in termini di riscontro ai problemi del territorio ed ai bisogni sociali attraverso un riallacciamento dei rapporti con la società, le forze sociali ed i territori, in modo che la Calabria possa vivere una stagione nuova, anche attraverso lo snellimento e l’alleggerimento della macchina burocratica. Bene, noi plaudiamo a queste dichiarazioni e siamo pronti al confronto sulle vicende che le abbiamo denunciato e sui tanti altri temi della sanità calabrese e ad assumerci le nostre responsabilità. Le chiediamo solo di far seguire i fatti alle parole e di riaffermare il primato umanistico della politica sui tecnicismi e come arte del buon governo. Ci basterebbe questo».