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Mistero alla Cittadella, «il piano della performance è sparito»

Denuncia della Cisal: «Il documento langue da tre mesi negli uffici del Segretariato. E i dipendenti della Regione ne pagheranno le conseguenze»

Pubblicato il: 30/03/2018 – 12:37

CATANZARO «Benché approvato con apposita delibera di giunta regionale il piano della performance 2018/20 rimane, ancora dopo tre mesi langue negli uffici del Segretariato». È la dura accusa mossa dal sindacato Cisal, costretto nuovamente ad intervenire per denunciare colpevoli ritardi burocratici suscettibili di procurare nocumento alla Regione Calabria. L’atto che ha il compito di assegnare obiettivi strategici e operativi ai dipartimenti regionali con lo scopo di realizzare le finalità precipue dell’ente, non è stato, infatti, ancora pubblicato né notificato. «Lo scorso 31 gennaio – precisa il sindacato – è stata approvata la delibera di giunta regionale 27 avente ad oggetto “Approvazione piano della performance 2018/2020”, a distanza di quasi tre mesi la delibera non è stata ancora pubblicata né notificata ai dipartimenti regionali, circostanza che ne determina il mancato perfezionamento da un lato e una pesante penalizzazione per l’intera amministrazione regionale dall’altro». 
«È bene evidenziare – incalza la Cisal – l’importanza, oggi più che mai, non solo della sua pubblicazione ma soprattutto di una sua ampia divulgazione al fine di rendere noto a tutti i calabresi (e non solo) ciò che intende fare la Regione per migliorare le proprie attività assegnando contestualmente ai dipartimenti i relativi obiettivi, recepiti e approvati dalla giunta; obiettivi che devono essere, poi, condivisi con i dipendenti regionali al fine di raggiungere il pieno soddisfacimento dei servizi in favore della collettività». 
«Tuttora – evidenzia la Cisal – non sono ben chiare le ragioni che impediscono la pubblicazione del documento. Nei corridoi della Cittadella si sussurra che il Segretariato la tenga bloccata per procedere a ulteriori approfondimenti benché tutti gli allegati al piano siano stati prodotti nei tempi di legge, ovvero entro il 31 gennaio, producendo nei fatti una paralisi conseguente alla mancata approvazione di un atto che per essere efficace ha bisogno di essere pubblicato. Questo inspiegabile ritardo – evidenzia ancora il sindacato – nuoce gravemente al personale dipendente contribuendo a rallentare il raggiungimento degli obiettivi fissati dal piano dal momento che il personale non è ancora stato messo nelle condizioni di poter operare nell’ambito dei propri settori di appartenenza. Ma c’è di più, dietro al colpevole ritardo – accusa la Cisal – si annidano anche profili di inadempienza. Paradossalmente, nella seduta del 31 gennaio si è proceduto a nominare la Responsabile della Trasparenza e dell’Anticorruzione, che ha il compito di accelerare la pubblicazione e la notifica degli atti deliberati dall’organo politico affinché questi producano più efficaci ed efficienti effetti sull’amministrazione regionale. Nel caso di specie, si tratta dei premi di produttività dei dipendenti regionali e degli stessi dirigenti». 
La Cisal, poi, ricorda cosa specifica la legge Madia specifica: «In caso di mancata adozione del piano della performance è fatto divieto dell’erogazione della retribuzione di risultato ai dirigenti che risultano avere concorso alla mancata adozione del piano, per omissione o inerzia nell’adempimento dei propri compiti. Contestualmente, l’amministrazione non può procedere ad assunzioni di personale (e in assenza di questo piano l’amministrazione regionale per quest’anno non potrà formalizzare nuove assunzioni) o al conferimento di incarichi di consulenza o di collaborazione. Nei casi in cui la mancata adozione del piano della relazione sulla performance dipenda da omissione o inerzia dell’organo di indirizzo (in questo caso la Giunta), l’erogazione dei trattamenti e delle premialità è fonte di responsabilità amministrativa del titolare dell’organo che ne ha dato disposizione e che ha concorso alla mancata adozione del piano, ai sensi del periodo precedente. In caso di ritardo nell’adozione del piano o della relazione sulla performance, l’amministrazione comunica tempestivamente le ragioni del mancato rispetto dei termini al dipartimento della funzione pubblica».
«È bene ricordare a questo punto – specifica la Cisal – la norma che configura un’inadempienza nel caso in cui una delibera non venga pubblicata. È il decreto legislativo 33/2013 che all’articolo 3 – “Pubblicità e diritto alla conoscibilità” – afferma: “Tutti i documenti, le informazioni e i dati oggetto di pubblicazione obbligatoria ai sensi della normativa vigente sono pubblici e chiunque ha diritto di conoscerli, di fruirne gratuitamente e di utilizzarli e riutilizzarli ai sensi dell’articolo 7”. Appare chiaro che il fine del decreto è proprio quello di rendere pubblici tutti i documenti, soprattutto quelli aventi particolare rilevanza, anche all’esterno ed è indubbio che il piano per la performance rappresenta uno strumento strategico finalizzato alla pianificazione e al raggiungimento degli obiettivi dell’ente». 
«La Responsabile dell’Anticorruzione si sarebbe dovuta, quindi, attivare immediatamente – aggiunge il sindacato – o dovremmo credere che la sua appartenenza al Segretariato, in qualità di dirigente, prefiguri un possibile conflitto d’interesse? Perché non sono stati rispettati questi specifici adempimenti normativi da parte dell’amministrazione regionale? Questi ritardi incideranno inevitabilmente sull’attuazione delle performance 2018/2020 e i dipendenti regionali non si vedranno corrispondere né la produttività né il risultato. Perché si tiene, dunque, in ostaggio questa delibera? Perché dopo averla approvata non è ancora stata né pubblicata né notificata ai dipartimenti regionali? Pare che ai piani alti della Cittadella regionale taluni dirigenti ed il Segretario utilizzino volutamente questo ritardo come una sorta di ricatto giustificato dal presunto mancato inserimento, da parte dei settori competenti, degli obiettivi del Patto per la Calabria, documento che stanzia ingenti risorse alle regioni del sud Italia e sottoscritto dall’allora Presidente del Consiglio, Matteo Renzi». 
«Niente di più falso – denuncia la Cisal – dal momento che non solo questi sono stati assegnati ma addirittura estesi a settori che nulla hanno a che vedere con gli obiettivi legati al Patto per la Calabria. Temiamo – è la preoccupazione manifestata dal sindacato – che dall’alto si voglia imporre l’estensione degli obiettivi a tutti i settori afferenti ai diversi dipartimenti benché questo non sia previsto. Il Patto per la Calabria riguarda, infatti, solo quattro dipartimenti (Programmazione, Ambiente, Lavori Pubblici e Presidenza) mentre si continua a sostenere che questi obiettivi operativi non rispondano agli obiettivi del Patto per la Calabria». 
«Siamo convinti – incalza il sindacato – che questi obiettivi operativi siano stati predisposti e condivisi dal responsabile preposto dal Presidente della Regione che ha diretta competenza sul Patto per la Calabria. Perché – si domanda il sindacato – una delibera approvata viene trattenuta dal dipartimento del Segretariato generale e non viene pubblicata? Quali sono i problemi che si nascondono dietro questa inadempienza? Chi lavora contro chi? Se tutto questo dovesse perdurare quali danni concreti si ripercuoteranno su tutto il personale dipendente? E ancora, per quale ragione non è intervenuta la Responsabile della Trasparenza e dell’Anticorruzione? Non vorremmo essere costretti a far intervenire il presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone. Prima di interpellare direttamente il responsabile dell’Anac, auspichiamo che si faccia al più presto luce sull’intera vicenda».

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