SAN FERDINANDO La Zes è «la sfida del futuro», quella che si gioca «sul terreno della radicale inversione rispetto al passato e attraverso l’utilizzo delle risorse per costruire crescita e lavoro». Mario Oliverio è convinto che la Zona economica speciale sia una sorta di scommessa per una nuova impostazione culturale: in ballo c’è «la nostra credibilità».
«Ce la faremo? Non lo so, ma questo percorso non ha alternative, le altre strade vanno verso un ripiegamento in logiche assistenzialistiche e protettive che non portano da nessuna parte e che permettono di esprimere le potenzialità di questa terra». A San Ferdinando, a due passi dal porto, cuore pulsante della Zes calabrese, il governatore parla a una nutrita folla di sindaci, amministratori, consiglieri regionali, rappresentanti delle associazioni produttive, dei sindacati e degli ordini professionali. La presentazione del Piano di sviluppo strategico è anche l’occasione per celebrare una conquista: l’istituzione delle prime Zes dell’Europa occidentale, in un percorso che ha visto la Calabria quale modello di riferimento per le altre regioni e per il governo, che ha utilizzato il paradigma regionale per ottenere il via libera dall’Unione europea. «Si parla di uno strumento come la Zes da decenni, oggi lo abbiamo conquistato», ha detto ancora Oliverio, secondo cui i tentativi legislativi precedenti hanno spesso avuto «carattere strumentale e propagandistico». Invece, l’aver concordato con l’Unione europea la proposta di legge votata dal consiglio regionale «ci ha consentito di ottenerne l’approvazione finale e di spianare la strada anche al rapporto tra governo e Ue, attraverso un lavoro preliminare importante ai fini dell’istruzione della pratica». Il governatore ha rivolto un particolare ringraziamento all’assessore Russo, che fin dall’inizio ha curato l’intera procedura, e al ministro per la Coesione territoriale De Vincenti, che ha «fatto proprio questo obiettivo e lo ha perseguito con determinazione. Se oggi c’è la Zes, gran parte del merito è da attribuire a lui».
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IL DECRETO Affinché la zona speciale sia definitivamente operativa, manca solo il decreto governativo che dovrà approvare le proposte strategiche di Zes avanzate dalle varie Regioni. La Calabria è stata la prima a definire l’iter: «Abbiamo atteso una settimana per aspettare la Campania, in modo da avanzare insieme le proposte», così da avere più “forza contrattuale” con il governo.
Il bello, a parere di Oliverio, arriva proprio adesso, perché «questa sfida si può vincere o perdere». Tutto dipende dal «concorso di soggetti» che si attiveranno per il successo di questo strumento. «Il Sud – ha aggiunto il governatore – potrà essere una risorsa per il Paese solo con una terapia d’urto, che non deve però essere una terapia assistenzialistica inadatta per un Paese che si proietta nel mercato globale. Su questo problema dobbiamo aprire una grande discussione».
GIOIA TAURO Mentre le Zes attive nell’Europa orientale hanno un’estensione di 400-600 ettari, Calabria e Campania sono riuscite a ottenere di più. In questa regione la superficie sarà di 2.477 ettari, con la presenza di 14 aree integrate tra di loro. «Abbiamo messo in campo una visione per lo sviluppo della regione che ha Gioia Tauro come motore», ha precisato Oliverio, convinto che la Zes debba essere «una leva per riaprire un confronto sulla funzione strategica del porto, anche attraverso il rilancio delle attività di transhipment e il riassorbimento delle unità lavorative».
Per il sindaco di San Ferdinando, Andrea Tripodi, va sottolineata la «natura tellurica ed eversiva della Zes, una creatura generativa capace di creare nuovi spazi e definire nuovi orizzonti».
Particolarmente soddisfatto anche Giuseppe Falcomatà che – dopo alcune polemiche con la Regione – ha ottenuto un ruolo di primo piano per la provincia reggina: «La nostra richiesta relativa all’individuazione di particolari aree che ricadono nel territorio metropolitano si è concretizzata. Gioia è il cuore pulsante di un progetto in cui saranno inserite altre zone come il porto di Reggio. Tante altre realtà potrebbero recitare un ruolo da protagonista, come Campo Calabro e San Gregorio».
RUSSO: POSSIAMO FARCELA Russo è entrato nel cuore di una proposta strategica che è «compatibile con le norme europee: la Calabria è stata un esempio per tante altre zone d’Italia». L’assessore ha messo in risalto i piccoli segnali di crescita degli ultimi anni ma anche il tasso di disoccupazione al 22%, «un macigno nella strada per lo sviluppo di questo territorio». Il tema del lavoro «è cruciale in tutti i nostri ragionamenti e quindi la Zes può essere la vera “leva dello sviluppo” regionale». Gli obiettivi da raggiungere sono la semplificazione amministrativa, la disponibilità delle infrastrutture, gli incentivi per gli investimenti. La Zona speciale, oltre a garantire «la sostenibilità ambientale, economica e sociale», potrebbe far crescere a dismisura l’’export delle aziende calabresi. Russo lo ha dimostrato con i grafici, che evidenziano un’impennata del trend non solo per le imprese inserite dentro la Zes, ma anche per tutte quelle non direttamente interessate. La stima riguarda anche i dati sul lavoro, con più di 7mila occupati “diretti” e altre diverse migliaia in forma indiretta o indotta.
Qualche preoccupazione è legata alle risorse messe sul piatto dal governo: «Sul tavolo – ha chiarito Russo – ci sono 200 milioni per tutto il Mezzogiorno: sono validi per partire, ma non è detto che lo siano per continuare».
Ma in ogni caso la Zes «è la punta di diamante di un sistema di sviluppo: da oggi chi in Calabria avrà voglia di fare, può farcela».
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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