CATANZARO Misterioso ed ermetico come non mai, quasi esoterico. Il rimpasto, anzi, il «tagliando» alla giunta sta diventando criptico come il terzo segreto di Fatima. Oliverio non parla, non conferma, non smentisce. I piani per il prossimo esecutivo (forse) li conosce solo lui. Nemmeno i membri della “pitta magica” si azzardano ad avanzare un pronostico. Né sui tempi, né sulla possibile composizione della giunta. È buio fitto, insomma, come direbbero gli investigatori di un romanzo giallo di second’ordine.
La verità, se esiste, è tutta nella testa del governatore. Molti osservatori assicurano che Oliverio potrebbe ufficializzare il rimpasto entro la prossima settimana; altri, invece, giurano che no, che la decisione finale potrebbe slittare ancora. Nel frattempo, la Regione continua a essere guidata da un esecutivo monco, che, per ragioni diverse, ha via via perso due assessori (Barbalace e Roccisano) e un vicepresidente (Viscomi).
Per tentare di ricostruire il piano d’azione del presidente, allora, non resta che affidarsi alle semplici impressioni dei suoi collaboratori più stretti. Molti dei quali ritengono che Oliverio stia ancora ragionando su due diverse alternative: sostituire gli uscenti o procedere con un repulisti totale (con l’eccezione degli assessori Russo e Musmanno) e il varo di una giunta quasi nuova, in cui non troverebbero posto né Antonella Rizzo (Ambiente) né Franco Rossi (Urbanistica).
GLI IDENTIKIT E chi sarebbero i nuovi componenti? Anche in questo caso si “brancola nel buio”, come da locuzione cara alla letteratura più semplice. Le certezze, se così si possono chiamare, riguardano piuttosto le caratteristiche che i futuri assessori non dovranno avere. E dunque – come già stabilito nell’ultimo vertice di maggioranza – non dovranno essere consiglieri regionali in carica né appartenere alla loro “cerchia”. Questo non significa, ragionano quelli che credono di conoscere bene le priorità del presidente, che le new entry non debbano avere un profilo prettamente “politico”. E quindi non è affatto scontato che i tecnici siano sostituiti da altri tecnici, tutt’altro. Di nomi, probabili o meno probabili, finora non ne sono tuttavia saltati fuori. «L’unica cosa da fare è aspettare», consiglia un membro dell’inner circle oliveriano.
I VITALIZI E mentre il rimpasto si trasforma sempre più in tormentone (se ne parla da più di un anno), il governatore è comunque costretto a uscire dal suo isolamento per affrontare le polemiche interne alla sua maggioranza. Stavolta a scatenarle è stato un suo fedelissimo, Giuseppe Giudiceandrea, finito sulla graticola per la legge che vuole abolire i vitalizi degli ex consiglieri regionali e per via della sua partecipazione alla trasmissione di La7 “Non è l’Arena”, che ha dedicato molto spazio ai presunti sprechi della politica calabrese.
I mugugni più rumorosi riguardano proprio la norma per la cancellazione delle pensioni speciali (qui l’articolo completo), già depositata negli uffici di Palazzo Campanella. Giudiceandrea, questa l’accusa che viene dalla sua stessa parte politica, si sarebbe reso protagonista di una “fuga in avanti” non concertata con la sua maggioranza. Il timore diffuso è che una eventuale mancata approvazione della norma potrebbe rappresentare un effetto boomerang per l’intera coalizione. Senza contare che mettersi contro gli ex consiglieri, la gran parte dei quali dispone ancora di cospicui pacchetti di voti, vorrebbe dire consegnarsi necessariamente alla vittoria del centrodestra (o del M5S) alle prossime regionali. Inoltre, è questo il sospetto tra molti eletti del Pd, la legge di Giudiceandrea rischia di essere solo un spot personale, dal momento che l’abolizione retroattiva dei vitalizi – in quanto diritti acquisiti – verrebbe sicuramente censurata dalla Corte costituzionale.
Oliverio dovrà scegliere da che parte stare, visto che anche il Pd cosentino, con in testa il “braccio destro” del governatore, Nicola Adamo, si è schierato in modo compatto contro la sortita di Giudiceandrea. Secondo l’ex vicepresidente della giunta, quella del capogruppo Dp potrebbe configurarsi come una «legge truffa». Adamo interpreta il retropensiero di molti: Giudiceandrea avrebbe proposto l’abolizione dei vitalizi solo per “schermare” l’altra novità inserita nel testo, cioè il versamento dei contributi per gli attuali consiglieri regionali, che un domani potrebbero sommare le “marche” ottenute durante il mandato a quelle relative al proprio lavoro lontano dalle istituzioni.
A rincarare la dose ci ha pensato il segretario provinciale del Pd di Cosenza, Luigi Guglielmelli, che ha invocato la soppressione dei Democratici progressisti in Consiglio, gruppo di cui Giudiceandrea è il presidente. Richiesta condivisa anche dall’ex segretario regionale, Magorno: «Sono contro il ripristino dei vitalizi, ma la prima cosa è fare un gruppo unico alla Regione, si produrrebbero 300mila euro di risparmio in due anni».
LE DUE CAPITALI L’offensiva contro Giudiceandrea è diventata bipartisan subito dopo le considerazioni espresse da Sergio Rizzo durante la trasmissione di Giletti. Il giornalista di Repubblica ha criticato l’assetto istituzionale calabrese (che prevede «due capitali», a Catanzaro e a Reggio) senza trovare in Giudiceandrea – a detta dei suoi detrattori – un valido oppositore. Il primo a insorgere è stato Alessandro Nicolò (FdI), secondo cui alcune dichiarazioni dello stesso Giudiceandrea avrebbero «posto sulla graticola dell’opinione pubblica nazionale la vita della massima istituzione calabrese». Nicolò interpreta un sentimento comune a tutti i consiglieri regionali reggini, anche a quelli del Pd, convinti che la riapertura di un dibattito campanilistico possa guastare gli equilibri istituzionali raggiunti a fatica dopo i moti di Reggio del ’70.
Giudiceandrea, per ora, non replica. Magari confida in un sostegno di Oliverio. Che, sempre mantenendo la segretezza sulla giunta, dovrà anche trovare il tempo di mettere ordine nella sua maggioranza.
Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it
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