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La Calabria ha la sua legge antindrangheta

Bova: «È il traguardo più bello della mia vita». Prima uscita ufficiale per la nuova giunta regionale. Guccione: «Oliverio non ha compreso il messaggio arrivato dal 4 marzo»

Pubblicato il: 17/04/2018 – 19:58
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La Calabria ha la sua legge antindrangheta
REGGIO CALABRIA La nuova giunta regionale fa la sua comparsa ufficiale in una «giornata storica». La Calabria, da oggi, ha la sua legge antindrangheta, finalmente organica, completa. È un successo collettivo, nella regione che ospita la mafia più potente del Paese, ma anche personale. Arturo Bova, presidente della commissione contro la ‘ndrangheta (nella foto, a sinistra in basso), vero artefice della legge, incassa complimenti bipartisan e si emoziona: «È il traguardo più bello della mia vita». È anche un segnale importante da parte della politica che, a pochi giorni dall’attentato in cui, a Limbadi, ha perso la vita il biologo Matteo Vinci, dimostra di voler affrontare in modo deciso il tema del contrasto alle organizzazioni criminali.  «Quella di oggi – sottolinea ancora Bova – è una bella pagina, la conferma che svolgiamo il nostro mandato con grande dignità e senso del dovere». La legge antindrangheta, composta da 60 articoli, mira a sradicare organicamente il crimine mafioso «attraverso disposizioni innovative nella direzione della diffusione di una cultura improntata all’etica pubblica». Vincenzo Pasqua (Misto) è entusiasta: «Con questa legge la Calabria può diventare l’apripista per tutte le regioni d’Italia. Bova merita di assurgere al ruolo di legislatore nazionale». «Oggi – chiosa Giuseppe Giudiceandrea (Dp) – dimostriamo che combattiamo la ‘ndrangheta e la combattiamo sul serio: è un momento storico». Gianluca Gallo (Cdl) ribadisce la necessità di «segnali forti», che puntino sulla «prevenzione finalizzata al sostegno di coloro che possono essere assoldati dalla ‘ndrangheta». La legge, secondo Michele Mirabello (Pd) «ha dato un ruolo a una commissione che per tanti anni non ha lavorato e contribuirà alla costruzione di una cultura della legalità che punti a recidere la cultura del consenso alla mafia». «L’impegno e la passione profusi da Arturo Bova» sono stati riconosciuti anche dal governatore Mario Oliverio: «Si tratta di una legge che si muove all’interno delle competenze affidate alle Regioni. Nessuno può caricare di poteri taumaturgici uno strumento legislativo di un’istituzione come il consiglio regionale, che non può che muoversi sul versante amministrativo e della prevenzione. Un capitolo importante è rappresentato dalla parte riguardante il gioco d’azzardo che trova in questa legge una giusta impostazione per il suo contrasto. Con questa legge si affronta il problema in termini equilibrati e giusti, non dimenticando che attorno alle sale da gioco ruota anche un’economia legale, mentre altra cosa sono le attività ludiche che sfociano nel gioco d’azzardo. Abbiamo previsto regole che cercano di evitare soprattutto che le fasce giovanili incontrino queste occasioni». «Credo – conclude Oliverio – che con questa legge si lanci il messaggio forte di una convergenza unanime del consiglio regionale, sulla frontiera della legalità e sul contrasto all’illegalità, proponendo un ruolo attivo, di propulsione e di affermazione di una cultura nuova che deve crescere. Perché la rete delle istituzioni locali possa ritrovarsi insieme una cultura della legalità condivisa». Nel momento dell’approvazione finale, per appello nominale, su richiesta del consigliere di Ap Sinibaldo Esposito, il consigliere di Forza Italia Domenico Tallini evidenzia il senso di responsabilità della minoranza, che «su un tema così importante permette l’approvazione di una legge che altrimenti non sarebbe stato possibile approvare per mancanza di numero legale». Atteggiamento responsabile riconosciuto da Giudiceandrea che rivolge parole di apprezzamento all’opposizione, «che ha assicurato la presenza necessaria per l’approvazione di un provvedimento così importante». IL NUOVO CONSIGLIO L’approvazione unanime della legge avviene in un’aula completamente cambiata rispetto all’ultima seduta. A partire dalla nuova giunta, la terza varata da Oliverio in poco meno di quattro anni. Fanno il loro esordio in assemblea Angela Robbe, Maria Teresa Fragomeni e Maria Francesca Corigliano, affiancate dai riconfermati Franco Rossi, Roberto Musmanno e Antonella Rizzo (assente il neo vicepresidente Francesco Russo). Ma modificati sono anche gli assetti dell’assemblea. Alessandro Nicolò, dopo aver presentato le dimissioni da capogruppo di Fi, siede tra i banchi del Misto e, dopo aver fatto gli auguri alla nuova giunta, ufficializza la sua adesione «alla componente di Fratelli d’Italia». Al suo posto, tra i banchi dei berluscones, si accomoda ora Mimmo Tallini, che ha a sua volta formalizzato l’addio al Misto. Pasqua, invece, lascia l’ala riservata alla maggioranza e si sistema tra gli scranni riservati al gruppo Casa della libertà. Guccione, dal canto suo, non fa una piega e continua a rimanere nella sua storica postazione, dalla parte del centrosinistra, malgrado Oliverio lo abbia espulso dalla maggioranza. Ed è proprio Guccione a mettere all’indice le ultime scelte di Oliverio. «In una fase difficile della vita della regione – spiega il consigliere dem a margine della seduta –, balza agli occhi il fatto che Oliverio non abbia compreso il messaggio arrivato dal voto del 4 marzo, che ha spazzato via l’intera classe dirigente del Mezzogiorno, in particolare quella del Pd». Per Guccione c’era invece bisogno di «rompere con il passato e mettere in campo un piano regionale per il lavoro, per il contrasto alla povertà, la sanità e l’acqua pubblica. Invece, dopo tre anni e mezzo, siamo ancora agli annunci. Si venga in Consiglio su questi temi: il cambiamento si realizza con atti e delibere che rimettano al centro gli interessi dei cittadini». CALABRESI NEL MONDO Il Consiglio ha anche approvato, a maggioranza, la nuova legge sui calabresi nel mondo. La norma, che porta la firma di Orlandino Greco (Oliverio presidente), punta a raggiungere una corretta ridistribuzione della spesa regionale «a favore della mobilità dei calabresi». La riforma, spiega Greco, mira a «ritrovare la Calabria nelle voci e nei racconti dei calabresi nel mondo». Il testo, oltre a ricostituire la Consulta regionale dei calabresi nel mondo (composta da 49 membri), prevede un costo complessivo biennale di 600mila euro, di cui 300mila destinate alle spese di funzionamento. «Con questa legge – puntualizza Oliverio – vogliamo rilanciare il rapporto tra Regione e le comunità dei calabresi nel mondo» attraverso «una impostazione innovativa rispetto a un passato nel quale sono state sprecate risorse immense. Noi abbiamo chiuso uno di questi mulini che ha utilizzato fondi senza produrre alcun ritorno». Il riferimento del governatore è alla Fondazione Calabresi nel mondo, finita di recente nel mirino della magistratura per un presunto sperpero di fondi a favore di personalità vicine alla politica. «Oggi – aggiunge Oliverio – diciamo che la Regione non è indifferente al destino dei suoi figli in giro per il mondo, che rappresentano una risorsa che può determinare ricadute positive». Quanto ai 300mila euro previsti per la Consulta «sono poca cosa a fronte dei milioni di euro macinati nel corso degli anni. Chi dice che questo è uno spreco, non sa di cosa parla. Io credo che le risorse siano addirittura insufficienti. Basta con il qualunquismo e la demagogia». Voto contrario per il gruppo Ap. Secondo Esposito, la legge crea «un nuovo carrozzone che aumenta i costi». Voto favorevole «ma condizionato» per Forza Italia che, per mezzo di Tallini, ravvisa limiti nel testo e auspica una legge che sia riempita di contenuti».

Pietro Bellantoni p.bellantoni@corrierecal.it

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