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«Ma con Loiero il Pd vinceva»

di Mario Muzzì*

Pubblicato il: 20/04/2018 – 18:15
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«Ma con Loiero il Pd vinceva»
L’ottima lettera di Italo Reale, che ho letto con la dovuta attenzione, mi è di spunto per sottolineare, in ordine all’accostamento tra l’operato dell’attuale presidente della giunta regionale e quello di Agazio Loiero, alcune cose che lo rendono sicuramente anacronistico e per certi versi blasfemo! E non mi riferisco al solo aspetto della gestione amministrativa quanto, soprattutto, al risvolto politico in considerazione del fatto incontestabile che i cinque anni di gestione Loiero hanno consentito al Pd calabrese, allora autorevolmente guidato da Marco Minniti, e al centrosinistra di vincere e in alcuni casi di stravincere (politiche e referendum costituzionale) tutte le competizioni elettorali intermedie tra il 2005 e il 2010! Se poi si vuole assegnare la paternità della sconfitta del 2010 esclusivamente ad Agazio Loiero allora occorrerebbe per un attimo riflettere alle cause che l’hanno determinata e riconsiderare quel risultato alla luce delle recenti vicende di cronaca giudiziaria che ci hanno svelato come il livello di competizione con l’avversario politico dell’epoca fosse del tutto impari se non ai limiti dell’impossibilità! Poiché mi è difficile pensare che Reale nel fare la sua comparazione fosse animato da un sentimento di naturale antipatia nei confronti di Agazio Loiero, sinceramente incomprensibile, devo dedurre che la tentazione di accostarne l’operato sia stata l’effetto conseguente all’ultimo rimpasto di giunta che, a suo dire, avrebbe determinato la nascita di un monocolore “mariano”. Ebbene, in proposito, giova sottolineare che il potere del presidente, incluso quello di scegliersi i propri collaboratori, deriva da una legge costituzionale, che nessuno può contestare, ma una cosa è scegliersi una squadra docile, com’è sempre avvenuto nella tradizione dell’attuale presidente fin dai tempi della provincia, e altra cosa è individuare i propri assessori tra tutti i segretari dei partiti di centrosinistra, ognuno con la sua personalità, come è avvenuto nel quinquennio “loierano”. Non è un caso che le giunte di Loiero duravano ore e ore come si registra dalle cronache del tempo. Purtuttavia – scrivo a memoria e quindi posso sbagliarmi – tutto ciò non ha impedito alle giunte guidate da Loiero, anche per la stima di cui personalmente godeva a livello nazionale, di conseguire risultati importanti. Ne ricordo qualcuno. Dalla costruzione della sede della giunta poi terminata dal suo successore, operazione che ha messo fine al pagamento di 7 miliardi di vecchie lire all’anno per i fitti, all’egregia programmazione dei fondi europei, alla valorizzazione dei centri storici, alla realizzazione dei lotti per i tratti di 106 (Simeri Crichi Squillace e Caulonia Locri), e soprattutto – cosa che nessuno ricorda più – all’avere resistito al commissariamento della sanità da cui sono dipesi e dipendono tutti i nostri guai. A tali risultati si aggiungano le ottime programmazioni scolastiche effettuate prima da Principe e poi da Cersosimo, il grande lavoro fatto da Demetrio Naccari nei settori di cui si è occupato, i notevoli apporti specifici degli assessori Greco, Tripodi e Pirillo. Vorrei poi ricordare all’amico Reale che anche del settore dei migranti Loiero si è occupato con largo anticipo rispetto alla sua attuale esplosione, facendo approvare all’unanimità dal Consiglio una legge regionale sull’immigrazione che ha costituito vanto in sede Onu e che ha portato un regista della levatura di Wim Wenders a occuparsi del tema a Riace e accanto al grande Mimmo Lucano. Se poi onestamente si vuole dire che Loiero ha fatto errori convengo che ne ha fatti non tanti ma tantissimi e lo dice uno che in quei cinque anni – oggi molti li rimpiangono – gli è stato affettuosamente e criticamente vicino, ma il suo non è stato “un regno”: piuttosto una palestra dove tutti potevano portare acqua al mulino comune che era la Calabria. I regni, purtroppo, sono cominciati quando si è conclusa la sua vicenda regionale. D’altra parte in questo dibattito aperto ci sono non solo tanti “amici amici”, tra cui Demetrio Naccari e Sandro Principe, ma anche tanti “amici nemici”, tra cui Nicola Adamo e Brunello Censore, che potrebbero facilmente contestare quanto da me asserito ove fosse intriso di inesattezze.

*Dirigente provinciale Pd Catanzaro

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