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Commando calabro-pugliese per il colpo al caveau: 7 arresti – VIDEO e NOMI

Arrestati i presunti autori del colpo da otto milioni di euro ai danni dell’istituto di vigilanza “Sicurtransport” di Catanzaro. I malviventi avevano pagato le famiglie di ‘ndrangheta della zona. P…

Pubblicato il: 20/04/2018 – 7:30
Commando calabro-pugliese per il colpo al caveau: 7 arresti – VIDEO e NOMI

CATANZARO La Polizia di Stato ha tratto in arresto un gruppo criminale responsabile della rapina milionaria, avvenuta nel dicembre 2016, al caveau dell’istituto di vigilanza “Sicurtransport” di Catanzaro (in foto un momento dell’operazione)Le indagini dell’operazione denominata “Keleos” sono state coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Catanzaro che si è avvalsa delle attività investigative condotte dal Servizio centrale operativo della Polizia di Stato e dai poliziotti delle Squadre mobili di Catanzaro e Foggia. La rapina, messa in atto con metodi paramilitari dal gruppo di malviventi armati di mitra e forniti di sofisticate apparecchiature elettroniche (qui l’articolo sul colpo), fruttò un bottino superiore ad 8 milioni di euro. L’evento suscitò particolare allarme in quanto gli esecutori sfondarono con un potente mezzo cingolato i muri corazzati del caveau e bloccarono tutte le strade di accesso alla zona incendiando 11 autovetture poste a sbarramento. Ai responsabili è stata contestata l’aggravante della metodologia mafiosa in quanto una parte dei proventi è stata corrisposta alle famiglie di ‘ndrangheta che hanno influenza sulla zona. Le indagini, che hanno portato all’arresto degli autori dell’assalto al caveau di località Germaneto di Catanzaro hanno fatto emergere uno stretto collegamento tra malavitosi pugliesi della zona del cerignolano “specializzati nel settore” e basisti locali.
https://www.youtube.com/watch?v=gI4eWejI6jo&t=21s
LE INDAGINI Già nel mese di agosto 2016 agli inquirenti era arrivata una segnalazione anonima che ipotizzava un possibile assalto presso un caveau di un istituto di vigilanza in Calabria, mediante l’utilizzo di un escavatore, da parte di soggetti di Cerignola. Proprio in relazione a ciò, la Squadra Mobile di Foggia segnalava la presenza di soggetti di sicuro interesse investigativo, provenienti dalla Puglia sul territorio calabrese ed in particolare nella zona compresa tra Cosenza e Lamezia Terme, precisando che si trattava di personaggi sospettati di essere gli autori di altri delitti della stessa natura perpetrati sul territorio nazionale.
In quel frangente, specifici servizi di osservazione e pedinamento permettevano di controllare a più riprese i soggetti sospettati mentre si trovavano in Calabria acquisendo infine un inequivocabile dato che deponeva per il loro stabile allontanamento, sul finire dell’estate, dal territorio calabrese.
Il team investigativo, che ha agito con il coordinamento del procuratore aggiunto Vincenzo Luberto, partendo dagli elementi d’indagine inizialmente acquisiti, ha così ricostruito dettagliatamente le fasi precedenti e successive all’assalto tramite l’effettuazione di serrate investigazioni che hanno avvalorato la partecipazione alla rapina di soggetti di Catanzaro che avevano ideato il colpo ed approntato la logistica. Le stesse indagini ben presto hanno fornito anche una serie di acquisizioni confermative dell’iniziale assunto investigativo e hanno permesso di ricondurre la paternità dell’azione criminosa perpetrata ai danni della Sicurtransport alla collaborazione dei soggetti calabresi con membri della organizzazione criminale cerignolana.
Nel dettaglio, è emerso che i furti delle autovetture erano riconducibili a soggetti della provincia di Cosenza, così come per il furto dell’escavatore e del relativo rimorchio, trafugato a un imprenditore di Rossano impegnato nell’attività di movimento terra che peraltro aveva denunciato il furto del mezzo dopo circa un mese.
Uno studio sistematico dei tabulati telefonici e delle relative celle ha poi permesso di acquisire elementi in ordine al coinvolgimento di un soggetto di sicuro spessore criminale, considerato riferimento nella comunità rom stanziale di Catanzaro, legato a soggetti inseriti in contesti di ‘ndrangheta sia nel Catanzarese che nel Crotonese. E’ quindi emerso che il soggetto in questione si era recato in più occasioni a Cerignola; sono stati accertati anche i continui rapporti dell’uomo con l’imprenditore di Rossano, proprietario dell’escavatore utilizzato per la “spaccata”.
Nel corso dell’attività nei confronti dei soggetti cerignolani di particolare rilevanza è stata una perquisizione a carico di un uomo sospettato di far parte del commando degli assaltatori del caveau a seguito della quale è stata rinvenuta una pistola, con matricola abrasa, che – è emerso dai successivi accertamenti di polizia scientifica – era stata sottratta ad una guardia giurata nel corso di un’altra rapina.
Inoltre, le attività investigative di intercettazione a carico dei pugliesi hanno permesso di ottenere elementi in ordine alla presenza di una parte del bottino presso l’abitazione di un soggetto contiguo al gruppo criminale indagato. Nella perquisizione effettuata nell’ottobre del 2017 è infatti stata rinvenuta una somma di denaro pari a 119mila euro tra cui c’era una banconota riportante il contrassegno della “Sicurtransport”.
L’insieme delle risultanze investigative ha quindi portato la Procura della Repubblica di Catanzaro ad emettere nello scorso dicembre un decreto di perquisizione con contestuale avviso di garanzia nei confronti di numerosi soggetti ritenuti coinvolti nell’eclatante rapina tra cui quasi tutti i soggetti colpiti dall’odierno provvedimento cautelare.
https://www.youtube.com/watch?v=-mk8zhZo6kI

IL RACCONTO DELLA COLLABORATRICE Importanti sono state le dichiarazioni di una collaboratrice di giustizia, legata sentimentalmente ad uno degli organizzatori del colpo, che ha fornito agli investigatori riscontri su fatti e circostanze relativi al ruolo primario svolto dal suo compagno nella vicenda.
In particolare la rapina fu consumata secondo un pianificato studio della zona in cui è ubicato il caveau e con la complicità di un dipendente dell’istituto di vigilanza, responsabile della sicurezza del caveau, che fornì le informazioni preventive circa l’esatto posto dove operare la “spaccata” così da realizzare il “colpo” nei tempi contingentati previsti dai malviventi. I calabresi coinvolti nella rapina si sono occupati in particolare di reperire le informazioni dal basista e di procurare le autovetture ed il mezzo cingolato utilizzati rispettivamente per il blocco delle strade e per la demolizione del muro di accesso al caveau oltre che della logistica finalizzata alla permanenza clandestina a Catanzaro del commando assaltatore composto dai malviventi pugliesi.
Secondo le indagini parte del bottino è stato poi stato distribuito, quale dono in segno di rispetto e deferenza, ai capi delle principali consorterie di ‘ndrangheta del Catanzarese e del Crotonese.
I NOMI DEGLI ARRESTATI Questi i nomi:

MANCINO Mario di anni 41, pregiudicato di Cerignola
MANNOLO Dante di anni 42, imprenditore di Cutro (KR)
URSO Nilo di anni 41, imprenditore di Rossano (CS)
PASSALACQUA Giovanni alias “’U Gigliotti” di anni 52, pregiudicato di Catanzaro
PASSALACQUA Leonardo alias “Nanà” di anni 44, pregiudicato di Catanzaro
AMMIRATO Cesare di anni 69, imprenditore di Catanzaro
TASSONE Massimiliano di anni 49, dipendente della Sicurtransport, di Catanzaro.

ale. tru.

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