POLISTENA L’unica nota polemica nel suo lungo intervento, Agnese Moro, la figlia dell’ex presidente della Dc ucciso dalle Brigate Rosse 40 anni fa, l’ha riservato alla classe dirigente di allora che «non ha fatto nulla per salvare una vita; la vita di una persona come tante altre». Per il resto è stato un racconto umano quello della Moro sul padre, nell’incontro organizzato dal liceo linguistico “Giuseppe Rechichi” di Polistena in collaborazione con la fondazione Rechichi, intitolata all’ex vice preside della scuola vittima innocente delle mafie ucciso nel 1987. La figlia di Aldo Moro ha narrato il racconto di un uomo, della sua formazione, del suo impegno politico e istituzionale iniziato quando nel 1946 venne eletto nell’assemblea costituente ed è proseguito negli anni successivi assumendo le massime cariche istituzionali, del suo modo di essere uomo, genitore e marito. Agnese Moro, ha ripercorso a tratti anche con dolcezza la figura di suo padre facendo restare incollati alle sedie centinaia di ragazzi e ragazze del liceo di Polistena guidato dalla dirigente Francesca Maria Morabito, in un racconto che è servito a riscoprire un servitore fino in fondo dello Stato dall’impegno nella Fuci fino alla sua sequestro durato 55 giorni e alla sua morte violenta.
Al convegno hanno anche partecipato il sindaco di Polistena Michele Tripodi, il presidente del consiglio regionale Nicola Irto, il sostituto procuratore della Dda di Reggio Calabria Roberto Di Palma e don Pino Demasi referente di Libera nella Piana di Gioia Tauro.
Il convegno è stata la conclusione di un percorso sulla storia recente del nostro paese che i ragazzi del Liceo Rechichi hanno preparato con cura nelle settimane precedenti. Un impegno “appassionate” lo hanno definito, che li ha portati a chiedere alla scuola di poter studiare anche il periodo successivo alla seconda guerra mondiale. Agnese Moro ha stimolato i ragazzi a studiare la storia recente spronandoli a leggere la Costituzione.
«Se volete conoscere mio padre – ha detto loro – leggete i primi tre articoli della nostra carta costituzionale, perché quelli li ha scritti mio padre. Intuirete il suo amore per le persone che con la Costituzione sono ritornate a essere protagonisti della loro storia dopo il ventennio fascista che li aveva privati di molti diritti inalienabili».
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