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«Perché "usciremo" dal processo sulla morte di nostro figlio Giancarlo»

I genitori del bimbo morto nella piscina di Cosenza ritirano la costituzione di parte civile. «Non ci accaniamo, continueremo a seguire le vicende processuali»

Pubblicato il: 30/05/2018 – 12:04
«Perché "usciremo" dal processo sulla morte di nostro figlio Giancarlo»

I genitori del piccolo Giancarlo Esposito, Domenico e Alessandra, hanno ritirato la propria costituzione di parte civile nel procedimento sulla morte del piccolo, avvenuta nella piscina comunale di Cosenza. Nella lettera che pubblichiamo spiegano i motivi della loro scelta.
Tenere la schiena dritta anche quando il vento soffia forte. Questo abbiamo imparato dalla perdita di nostro figlio nel (per noi, mai troppo) lontano luglio del 2014. 
Ed è per questo che riteniamo corretto e giusto spiegare le ragioni della scelta di uscire dal processo penale come parti civili. Sparite in un lampo, le foto che ci vedevano, canuti e stanchi, ammirare con orgoglio la bella famiglia del nostro amato Giancarlo… E poi quasi quattro anni di un processo penale a carico di Carmine Manna e di molti dei suoi colllaboratori… un ulteriore per noi, calvario che è servito ad aumentare le nostre ansie e il nostro malessere….
 Blasfemo distacco emotivo di chi ha tentato una impossibile discolpa… e tanto tanto altro ancora che ci ha tolto sempre più, quel respiro già corto di suo. Siamo stati combattuti fra la voglia di non presenziare alle udienze e il bisogno di tutelare con la nostra presenza, il ricordo di nostro figlio trasformato, anche per esigenze tecnico processuali, in un oggetto da smembrare e rivoltare come un calzino. Il contributo che attraverso i nostri difensori abbiamo dato al processo è ormai indelebile e non potrà mai essere cancellato attraverso le tesi, avulse dalla realtà, di qualche consulente tecnico di parte, che per sua stessa ammissione durante la deposizione, ha riferito di dover credere alla propria cliente (una delle imputate) solo perché tale e non perché riscontrata scientificamente. 
Del resto se fossero cosi scontate le tesi difensive, perché mai l’assicurazione della piscina di Campagnano, avrebbe ammesso le responsabilità dei suoi assicurati? Alla giustizia terrena ci affidiamo ma attendiamo non poche risposte.
Noi ci siamo, senza abbassare lo sguardo nemmeno per un istante. Un processo in cui è cambiato il giudice per ben tre volte… Ecco, al riguardo esprimiamo un sentito ringraziamento per l’operato del pubblico ministero dottoressa Cerchiara perché sappiamo che continuerà a fare instancabilmente il suo lavoro e apprezzare la professionalità dei giudici che si sono sinora succeduti.
Per noi è stato importante esserci, per dimostrare, stretti nel cordone di solidarietà delle migliaia di persone che ci vogliono bene che non saremmo stati piegati. Mai. 
Il processo andrà avanti, essendo l’omicidio di nostro figlio un fatto per il quale necessita una sentenza.
Noi siamo usciti perché non intendiamo dare segno di accanimento o di giustizialismo ma per cercare di dare un minimo di respiro alle nostre anime per nostra figlia Ginevra in particolare. Senza polemiche o risposte a facili attacchi. 
Sia chiaro che la nostra fuoriuscita è solo formale: continueremo ad essere personalmente presenti ed a seguire da vicino l’intera vicenda processuale. Ai (per la verità) pochi giornalisti che hanno subito riportato la deposizione dei consulenti della difesa diciamo non solo di leggere ma soprattutto di pubblicare tutte le prove che fino a oggi sono emerse, in modo tale da rendere un servizio più equo e meno di parte, e di attendere l’esito del giudizio.
A chi ha associato la revoca della costituzione di parte civile alla nostra corruttibilità, facciamo presente che un figlio non ha né prezzo né, tantomeno, un valore economicamente quantificabile e che, pur di riavere con noi il nostro Giancarlo, saremmo immediatamente pronti a immolare le nostre stesse vite.
Chiediamo come sempre, rispetto e dignità.

I genitori di Giancarlo Esposito

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