CATANZARO «Vuoi vedere che il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, probabilmente irritato dalle nostre segnalazioni indirà a breve una conferenza stampa per illustrare ai calabresi i risultati conseguiti attraverso l’adozione del piano denominato Fitti Zero?». È quanto rileva in una nota il sindacato Csa-Cisal in riferimento alle questioni già sollevate nelle scorse settimane e che hanno fatto emergere, secondo il sindacato, un «allarmante quadro di spreco di denaro pubblico al solo scopo di mantenere in funzione immobili adibiti a sedi distaccate dell’ente regionale».
«Ci domandiamo – incalza il Csa-Cisal – se il governatore sia a conoscenza o meno del decreto del dirigente generale risalente al 18 novembre del 2015, e regolarmente pubblicato sul Burc n. 85 il successivo 4 dicembre. In allegato al documento, che ha come oggetto l’assegnazione del personale proveniente dalle province ed immesso nei ruoli della Giunta regionale sottoscritto dal dirigente generale del dipartimento Agricoltura e risorse agroalimentari, vengono enumerate le 24 sedi per le quali la Regione Calabria versa un costoso canone di locazione oltre al numero di personale che qui lavora. Si tratta degli uffici di Acri, Amantea, Camigliatello Silano, Cariati, Cassano allo Ionio, Castrovillari, Cetraro, Corigliano Calabro, Montalto Uffugo, Mormanno, Paola, Rocca Imperiale, Roggiano Gravina, Rogliano, Rossano, San Giovanni in Fiore, San Marco Argentano, Scalea, Trebisacce, Villapiana, Lamezia Terme, Soverato, Cirò Marina e Petilia Policastro. A cui però devono essere aggiunti gli immobili, non contemplati nel documento ma regolarmente remunerati dalla Regione Calabria, di Acquappesa, Belvedere, Bisignano, Bovalino, Diamante, Frascineto, Lago, Longobucco, Locri, Oriolo, Spezzano della Sila, Squillace Lido e Terranova». «Siamo convinti che il presidente Oliverio nel corso della conferenza stampa – aggiunge il sindacato – potrà offrire un approfondito resoconto anche di questi immobili dal momento che per la gran parte si tratta di uffici ereditati dalla Provincia di Cosenza, da lui per diversi anni governata. Nel novero si possono contare numerose sedi in cui figura attivo un solo dipendente e che fanno seriamente riflettere sulla politica di tagli e risparmi che il governatore propaganda da tempo. Del resto non sarebbe insensata la conclusione a cui potrebbe chiunque facilmente giungere se si soffermasse per un attimo a ragionare sulla strana coincidenza che proprio la provincia di Cosenza sia quella che mantiene il più alto numero di sedi distaccate della Regione Calabria. Se Oliverio non ha previsto un’operazione di accorpamento quando era alla guida della Provincia bruzia – si domanda la Cisal – quali ragioni potrebbero indurlo a portare a termine una simile procedura proprio adesso? Appare abbastanza chiaro che volutamente non si voglia mettere mano a quello che si configura come un vero e proprio scandalo e che perpetua un’azione amministrativa in danno dei tanti contribuenti calabresi. Nel corso di dieci anni alla presidenza della Provincia di Cosenza, il presidente Oliverio, non si è mai preso il disturbo di effettuare una ricognizione sugli immobili per verificarne la concreta utilità, per quale ragione dovrebbe iniziare a porsi tali interrogativi oggi che siede su una poltrona ben più alta alla Regione Calabria? Insomma, una politica quella dei fitti che è proseguita anche dopo il suo insediamento alla Cittadella nel solco della continuità».
«DUE SEDI A DISTANZA DI POCHI METRI, A CASTROVILLARI COME A ROSSANO» Il sindacato cita anche alcuni “esempi” riguardanti le sedi della Regione nel Cosentino: «Dopo anni e anni di saldi e versamenti – è la critica mossa dal sindacato – è chiaro che dietro il mancato accorpamento delle sedi distaccate vi saranno valide ragioni, a tutti però sconosciute. Come incomprensibili rimangono le motivazioni che inducono la Regione Calabria a mantenere saldamente attive due sedi a Castrovillari, così come avviene anche a Rossano, distanti una manciata di metri l’una dall’altra. Nella prima situata in via delle Querce trova posto l’unità operativa del dipartimento Presidenza che conta quattordici dipendenti: undici regionali, due impiegati dell’Arsac (Azienda Regionale per lo Sviluppo dell’Agricoltura Calabrese) ma comandati alla Regione, tre lavoratori sempre dell’Arsac non comandati ma che trovano collocazione nello stabile e persino un dipendente dell’Azienda Calabria Lavoro. La seconda sede che dista circa settecento metri dalla prima e si trova in via dell’Industria accoglie gli uffici agricoli di zona afferenti al dipartimento Agricoltura-Risorse Agroalimentari e solamente con quattro dipendenti. Inutile descrivere le condizioni di grave degrado in cui versano i due stabili: in via delle Querce i solai presentano vistose crepature in diverse stanze e dalle pareti penzolano fili volanti della rete elettrica. Gli infissi risultano talmente vetusti da aver costretto i lavoratori ad apporvi delle coperture “fai da te” per evitare le infiltrazioni d’aria e d’acqua dall’esterno. Due stanze adibite ad archivio sono diventate ricettacolo di attrezzature da lavoro dismesse. Sul pavimento vi si trovano accatastati fascicoli, monitor e stampanti in disuso, sedie danneggiate assieme a sporcizia e vecchie pubblicazioni accatastate in cassette per la frutta. Il degrado impera anche nei servizi igienici destinati alle donne. In via dell’Industria a dare il benvenuto ai cittadini e utenti c’è, invece, una fitta coltre di vegetazione che rende difficoltoso persino l’accesso e la carcassa di un citofono chiaramente inutilizzabile. Entrambi gli uffici sono ospitati in edifici che hanno tutto l’aspetto di abitazioni ad uso residenziale. Siamo in possesso di materiale fotografico a supporto delle nostre affermazioni». «Ebbene, nonostante le gravi condizioni di degrado e l’esigua distanza di questi due stabili da un edificio di proprietà della Regione Calabria, – attacca la Cisal – si continuano a pagare gravosi canoni di locazione in spregio al buonsenso e ad ogni logica che consiglierebbe il contenimento dei costi. A solo un chilometro di distanza da entrambi gli uffici zonali e precisamente in via Autostazione si trova, infatti, un edificio di proprietà della Regione Calabria, lo stesso in cui fino a non poco tempo fa erano stati allocati gli uffici giudiziari del Tribunale di Castrovillari. Perché – accusa il sindacato – si persiste in una logica che foraggia interessi privati piuttosto che disporre un inventario dei beni immobili sulle cui basi avviare un processo di accorpamento che abbia di mira un reale taglio delle sedi superflue? Nello stabile di via Autostazione a Castrovillari potrebbero essere, ad esempio, accorpati non solo i due uffici zonali di via delle Querce e di via dell’Industria ma anche i dipendenti che attualmente sono impiegati nelle sedi di Frascineto, Mormanno e Roggiano Gravina, in ciascuno dei quali è impiegato un solo dipendente. Basti pensare che Frascineto dista, infatti, appena sette chilometri da Castrovillari. Crediamo che non vi sia alcuna argomentazione che possa giustificare un tale sperpero di denaro e una totale assenza di programmazione da parte della Regione Calabria dal momento che esiste persino un progetto di recupero dell’edificio di via Autostazione con tanto di quantificazione della relativa spesa per la riqualificazione dello stabile, insabbiato però in qualche ufficio regionale. È presumibile che i costi da sopportare per la ristrutturazione dell’edificio di proprietà della Regione siano ben minori delle risorse annualmente versate a titolo di canone di locazione, eppure si preferisce continuare a spendere denaro pubblico per sedi nella maggior parte dei casi ammalorate e fatiscenti costringendo i lavoratori a svolgere le attività in condizioni a dir poco precarie. Ma le sorprese non finiscono qua».
SPUNTANO NUOVE SEDI DISTACCATE «Ad ulteriore conferma di quanto da noi già denunciato – si legge ancora nella nota della Cisal – sono spuntate fuori nuovi sedi distaccate e anche questa volta, si trovano proprio nella città di Cosenza per le quali la Regione spende annualmente quasi 80mila euro. La prima su corso Giuseppe Mazzini ospita gli uffici del dipartimento Urbanistica già a partire dal 2004, per questa sede oggi si corrisponde annualmente ad un privato 23.565,97 euro a titolo di canone di locazione; nella seconda in via Panebianco hanno trovato casa gli uffici del dipartimento Organizzazione-Risorse Umane. Per usufruire di questo immobile l’ente regionale paga da 23 anni due distinti proprietari. Il contratto di locazione – specifica il sindacato – risale addirittura al 1995 e ad oggi per questa sede vi è un esborso annuale pari a 55.970,00. Scovare in questo guazzabuglio di sedi malmesse, un principio che ne giustifichi l’esistenza è impresa ardua. Probabilmente oltre ad un deficit di programmazione, vi è anche una inconfessata volontà a mantenere inalterato lo status quo». «Non scorgiamo altra spiegazione – prosegue il sindacato Csa-Cisal – poiché nella città di Cosenza esistono fabbricati di proprietà della Regione Calabria, alcuni dei quali concessi oltretutto a titolo oneroso e in forma anche agevolata vale a dire con canone ridotto, in cui però non si è mai pensato di far confluire i dipendenti abbattendo i costi sostenuti per i fitti passivi. Al contrario, circolano insistentemente voci che ai piani alti della Cittadella si stia addirittura valutando l’ipotesi di acquistare lo stabile di Vaglio Lise, ex roccaforte del presidente Oliverio, accrescendo piuttosto che ridurre i costi a carico dell’ente. Il faraonico progetto prevede l’acquisto dell’immobile che ha un valore di svariati milioni di euro da spalmare nei conti del bilancio nei prossimi anni. Un disegno che conferma l’assoluta inconsistenza e inattuabilità del cosiddetto piano Fitti Zero alla luce della logica sperperona e poco lungimirante in voga alla Cittadella Regionale». «Non ci resta che appellarci al presidente della giunta regionale – afferma il Csa-Cisal – affinché attui al più presto la proposta di delibera del 15 gennaio 2017 ideata con l’obiettivo di riorganizzare, mediante accorpamento, gli uffici zonali ma soffocata sul nascere. Chiediamo al governatore un maggior impegno e una buona dose di coraggio per ridurre il prima possibile sprechi che non possiamo più permetterci. Non ci pare inutile ribadire che la Regione sostiene spese pari a 447mila euro per saldare i canoni di locazione degli immobili presenti nella sola provincia di Cosenza nell’arco di un solo anno e mezzo. Ma i costi continuano a lievitare se a questi si aggiungono gli 80mila euro per i fitti delle sedi di via Panebianco e corso Giuseppe Mazzini e le spese sostenute per tutti gli altri immobili per i quali i privati hanno avviato ingiunzioni di pagamento. Insomma, si supera di gran lunga il mezzo milione di euro. Il quadro è ormai chiaro. La Regione Calabria dispone complessivamente di 41 sedi distaccate: solo nella provincia di Cosenza se ne contano un numero pari a 34 (da quota 30 siamo passati a 34), segue la provincia di Catanzaro che ne conta tre, due nella provincia di Crotone ed infine due nella provincia di Reggio Calabria. Tutto questo – chiosa il sindacato – alimenta a livello locale e nazionale un’immagine negativa della nostra regione e siamo convinti che la Calabria non lo meriti».
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