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Requiem per i partiti, è il momento del "civismo trasversale"

Le ultime Amministrative segnano la scomparsa delle forze tradizionali. E ora i signori delle preferenze cercano di riorganizzarsi in vista delle Regionali 2019

Pubblicato il: 11/06/2018 – 15:41
Requiem per i partiti, è il momento del "civismo trasversale"

LAMEZIA TERME Requiem per i partiti. Scomparsi, ridotti alla marginalità più assoluta. A sopravvivere è soltanto il “non partito” per eccellenza, quel Movimento 5 Stelle che, a livello locale, non se la passa poi tanto bene. Le ultime elezioni amministrative consegnano due verità. La prima, quasi ovvia: alle consultazioni comunali, tradizionalmente e soprattutto in Calabria, quel che conta sono gli uomini (i portatori di voti) e non i simboli. E dunque non è certo una novità il ricorso esclusivo a liste civiche, senza stemmi ufficiali di partito. La seconda: in questo particolare periodo storico, l’appeal dei partiti sembra ridotto ai minimi termini, conseguenza di un processo di autodissoluzione del vecchio sistema di potere che porta inesorabilmente alla riscoperta del valore del civismo.
Il voto di ieri conferma questa tendenza. Nei 49 comuni calabresi, i partiti tradizionali non hanno presentato alcuna lista e i loro simboli non hanno trovato spazio in nessuna scheda elettorale. L’eccezione è rappresentata dal solo M5S, che si è presentato in due municipi, Casali del Manco e Castrolibero, riportando risultati poco incoraggianti, rispettivamente il 10,5% e l’8%. Dati completamente diversi rispetto alle Politiche del 4 marzo, che hanno visto il Movimento trionfare in quasi tutte le province della Calabria. Si sono invece perse le tracce di partiti come Pd, Forza Italia, Lega, Fratelli d’Italia e Leu, praticamente assenti dalla competizione del 10 giugno. La via scelta è stata quella dell’inesistenza, seguita con maggiore insistenza rispetto al recente passato.
È, insomma, in corso un processo di inabissamento che, con ogni probabilità, continuerà fino alle prossime regionali del 2019.
SMARCAMENTO I principali leader politici calabresi hanno già annunciato, in forme e tempi diversi, il loro progressivo smarcamento dagli angusti confini dei loro rispettivi partiti. Il primo, in ordine di tempo, è stato il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto, che – prima di ritirare la sua disponibilità a correre come candidato governatore, secondo i principali osservatori una mossa strategica per evitare una guerra di logoramento – aveva detto chiaro di voler puntare sul civismo per allargare la coalizione di centrodestra. Sulla stessa linea anche il governatore in carica, Mario Oliverio, ormai conscio della necessità di affrancarsi dal Pd, unica strada per tentare una riconferma. Ed è un sostenitore di un “civismo di sinistra” anche Carlo Guccione, che proprio in queste ore – tramite l’associazione Dems, che fa capo all’ex ministro Orlando – sta perorando la causa di una grossa coalizione sulla falsariga del “Listone repubblicano” teorizzato da Calenda, con dentro pezzi della società civile, del Pd e finanche di Forza Italia.
Il quadro è, con tutta evidenza, più confuso che mai. E il progressivo annichilimento dei partiti che fin qui, in tempi diversi, hanno retto le sorti della Calabria, è destinato a dare la stura al gran valzer dei singoli riposizionamenti, secondo schemi del tutto nuovi, inediti, del tutto disinteressati alle vecchie dicotomie tra centrodestra e centrosinistra. Sicché – per fare qualche esempio – non dovrà provocare stupore la possibilità di vedere in una stessa lista o coalizione un ex pci come Guccione e i berlusconiani fedeli a Tonino Gentile; non dovrà provocare turbamenti la ricollocazione tra le fila di Occhiuto di consiglieri regionali che oggi sostengono il centrosinistra di Oliverio.
L’unico schema valido, forse, è quello che contrappone a livello nazionale i sovranisti-populisti ai liberali-progressisti-moderati. Può valere anche per la Calabria nel 2019: il M5S (e la Lega?) da una parte e i vecchi partiti dall’altra, con questi ultimi destinati a far parte delle nuove ed eterogenee coalizioni non più come principali forze di aggregazione, ma come formazioni ancillari. Intanto il balletto dei signori delle preferenze è già iniziato.

Pietro Bellantoni
p.bellantoni@corrierecal.it

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