COSENZA Giuseppe Perri, il direttore generale dell’Asp di Catanzaro che ha deciso di accettare il premio deliberato dalla Regione per i risultati ottenuti (ve lo abbiamo raccontato qui), è in buona compagnia. Anche Raffaele Mauro, suo omologo all’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, ci ha ripensato. E ha deciso di sbloccare quel bonus, guadagnato dopo 18 mesi di lavoro come manager e congelato nel novembre 2017 dopo una sfuriata del governatore Oliverio. Lo ha fatto in maniera un po’ meno chiara del collega, almeno stando al titolo della determina che gli assegna il benefit: “Presa atto Dgr Calabria 463/2017 – Esito procedimento di verifica dei primi diciotto mesi dell’incarico del direttore generale”. Il succo sta nella parola “esito”: nelle tasche del manager finiranno poco meno di 20mila euro.
Anche nel motivare il “ripensamento” Mauro è stato meno esplicito di Perri: se a Catanzaro i premi (al plurale: 18mila euro vanno anche al direttore amministrativo Giuseppe Pugliese) vengono intascati «ritenute superate le richiamate ragioni di opportunità» (cioè l’appello di Oliverio a rinunciare all’elargizione), a Cosenza la burocrazia si limita a «prendere atto» della delibera di giunta regionale «relativamente alla valutazione positiva del direttore generale in merito al raggiungimento degli obiettivi strategici». Per Mauro il target è raggiunto al 79,23% «e quindi la verifica è stata superata in modo soddisfacente ai fini della riconferma nell’incarico».
Tutto a norma, tutto secondo la legge. Anche se i risultati di altre valutazioni, quelle del Tavolo Adduce – che affianca la Calabria nel percorso di uscita dal Piano di rientro – hanno, per mesi, messo in discussione l’operato del dg e di molti altri alti burocrati della sanità nostrana. Anche in un altro aspetto la decisione maturata nell’Azienda sanitaria bruzia è diversa da quella presa nel capoluogo di regione: è arrivata qualche mese prima, il 7 febbraio (il premio a Perri è stato sbloccato a giugno). Il dirigente cosentino è stato più rapido ad assorbire il diktat del governatore, che risale al 22 novembre 2017, all’acme dello scontro istituzionale sulla sanità. Oliverio, in quei giorni, si diceva pronto a incatenarsi per protestare contro il governo che, a suo dire, avrebbe dovuto rimuovere Scura perché la sanità era in condizioni molto precarie. Non così precarie, tuttavia, da non deliberare dei ricchi benefit per gli uomini scelti dalla politica per guidare le Aziende di un sistema in crisi. Forse è anche per questo che il presidente non è ancora intervenuto sui “ripensamenti” emersi in queste ore. In fin dei conti la decisione di distribuire i premi l’ha presa anche lui, assieme alla sua giunta.
Pablo Petrasso
p.petrasso@corrierecal.it
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