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La Fondazione Campanella dovrà dare mezzo milione all’ex presidente

Il Tribunale di Catanzaro condanna la struttura che gestiva il polo oncologico regionale al maxi risarcimento per Anselmo Torchia. Il manager: «Magra consolazione»

Pubblicato il: 03/07/2018 – 19:00
La Fondazione Campanella dovrà dare mezzo milione all’ex presidente

CATANZARO La Fondazione Tommaso Campanella è stata condannata a risarcire l’ex presidente Anselmo Torchia. A renderlo noto un comunicato dello stesso ex manager della struttura che gestiva il polo oncologico regionale poi chiuso per mancata erogazione dei fondi da parte della Regione. In particolare i giudici del Tribunale di Catanzaro, con presidente Wanda Romanò, hanno condannato la Fondazione – fondata dalla Regione Calabria assieme all’Università Magna Graecia di Catanzaro – a saldare al suo ex presidente la somma di 575.202,37 euro oltre interessi legali decorrenti dal novembre 2012. L’ex manager era assistito dal professor Fabrizio Criscuolo e dall’avv. Giuseppina Izzo. «L’avvocato Torchia – si legge nella nota – contrariamente agli altri componenti del management, non aveva percepito gli emolumenti, e nemmeno le spese vive, essendosi concentrato sulla trasformazione della fondazione in Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico)».
TORCHIA: «MAGRA CONSOLAZIONE» «Era un bellissimo progetto. Personalmente sognavo di realizzare una quasi fotocopia del San Matteo di Pavia, con servizi h24, giorno e notte, per l’utenza». È il commento dell’ex presidente della “Campanella”, Anselmo Torchia, alla sentenza del tribunale di Catanzaro che rivendica la sua attività tesa «alla trasformazione della fondazione in Irccs (Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico)».
«Conservo ancora il file – afferma l’avvocato – contenente la struttura amministrativa di quel grande centro scientifico di diagnosi e cura del nord, che mi sarebbe servito come parametro per realizzare il più importante centro oncologico del mezzogiorno d’Italia. Questo era il mandato che, a parole, avevo ricevuto e accettato dai soci fondatori. Col tempo, pero’, sono stati proprio i soci fondatori stessi a vanificare il progetto, intromettendosi pesantemente nelle decisioni e scelte gestionali della fondazione, e litigando su questioni di potere che interessano le caste e non i cittadini utenti. Con gli esiti che sono sotto gli occhi di tutti. Avevo preteso che venisse istituita una pianta organica che sarebbe stata gradualmente esaurita, con appositi concorsi, con personale sempre più qualificato a partire da quello di base già assunto che non ne costituiva nemmeno il 10%. Politica e università sono state le protagoniste di un fallimento che ha danneggiato enormemente la Calabria e il sud. Storie, ahimè, già viste e riviste, come possono testimoniare i tanti giovani che lasciano per sempre la Calabria. Questa sentenza è una magra consolazione, perché mi avrebbe gratificato, invece, riuscire a realizzare il sogno».
«Si tratta di una vicenda emblematica meridionale e italiana – conclude Torchia – sulla quale ci sarebbe da scrivere un libro. E forse un giorno lo farò, lo scriverò questo libro, come mi capitò di dire, una volta, al compianto rettore dell’UMG dell’epoca».

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