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Traffico di rifiuti a Scordovillo, 14 nuove misure cautelari
Interviene la Dda contestando il reato mirato a contrastare le ecomafie. I destinatari (4 in carcere e 10 obblighi di dimora) erano già stati raggiunti da provvedimenti emessi dal Tribunale di Lamezia
Pubblicato il: 07/07/2018 – 14:46
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LAMEZIA TERME Quattordici misure cautelari personali (4 in carcere e 10 obblighi di dimora), sono state eseguite dai carabinieri del Gruppo di Lamezia Terme, a carico di altrettante persone ritenute responsabili di traffico illecito di rifiuti. I provvedimenti, emessi dal gip di Catanzaro, riguardano soggetti già destinatari di misure emesse dal Tribunale di Lamezia Terme. Gli arrestati sono Antonio Berlingieri (34 anni), Simone Berlingieri (33), Antonio Bevilacqua (32) e Massimo Berlingieri (39). I nuovi provvedimenti traggono origine dalla richiesta di rinnovazione di misure cautelari personali avanzata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, competente per il nuovo reato di «attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti». Si tratta di una delle prime applicazioni del nuovo titolo di reato, mirato a contrastare le cosiddette “ecomafie”.
Le misure eseguite sabato mattina, secondo quanto riferito dai militari, vanno a confermare la ricostruzione della filiera criminale al cui vertice, secondo l’accusa, era la “Beda Ecologia Srl”, il cui amministratore unico è Antonio Berlingieri, alla quale facevano capo, come documentato dalle attività tecniche, una serie di “microconferitori”, prevalentemente residenti all’interno del campo rom di Scordovillo. Queste persone, dopo aver raccolto ingenti quantità di rifiuti di varia natura, pericolosi e non, li vendevano e i rifiuti, in violazione delle norme ambientali, venivano lavorati per essere successivamente trasportati in altre società del medesimo settore dell’hinterland lametino. Gli scarti della lavorazione, invece, venivano sversati lungo la via d’accesso all’accampamento dove periodicamente, attese le considerevoli dimensioni che raggiungeva questa vera e proprio discarica abusiva, venivano dati alle fiamme provocando nubi tossiche contenenti diossina oltre all’accertato inquinamento della matrice suolo con possibile interessamento della falda acquifera.
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