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«Diritti a rischio, il Sud non taccia»

di E. Caterini* ed E. Jorio**

Pubblicato il: 01/02/2019 – 9:08
«Diritti a rischio, il Sud non taccia»

La nota a firma di S. E. mons. Vincenzo Bertolone sul regionalismo differenziato solleciterà certamente il positivo interesse degli interlocutori istituzionali, così come di tutti coloro che si interessano della materia ad ogni livello.
Interessanti le sottolineature, che l’eminente figura della Chiesa affida ai lettori. Fondamentale e illuminata la conclusione cui l’Alto Prelato perviene, che sollecita l’amplificazione dell’attuale confronto, invero sterile e caratterizzato da frequenti imprecisioni, e la ricerca della(e) soluzione(i) ad arginare la deriva secessionistica di chi possiede tanto con la conseguenza di abbandonare a se stesso chi possiede poco o nulla.
La procedura intrapresa dalla tre Regioni (Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna) è alquanto complessa e, proprio per questo, dà adito a confusione ed errate traduzioni dell’evento, sia in relazione ai presupposti che alle ricadute reali. Ciò si verifica a causa di una norma costituzionale (art. 116, c. 3) sottovalutata nella sua portata per oltre 17 anni e del disinteresse della politica (tutta) ad attuare altri due precetti costituzionali, peraltro di grande portata: la determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni (art. 117, c. 2, lettera m) e l’applicazione dell’art. 119, con particolare riferimento al fondo perequativo, garante della disponibilità delle risorse necessarie per asicurare, ovunque e comunque, i diritti di cittadinanza
L’art. 116, comma terzo, della Costituzione impone due importanti limiti procedurali – per arrivare a concedere alle Regioni interessate una maggiore autonomia legislativa e, conseguentemente, una maggiore disponibilità finanziaria – per pervenire all’approvazione della sua disciplina attuativa mediante una legge ordinaria ma “molto” rinforzata.
Il primo è rappresentato dalla maggioranza richiesta, che è di tipo assoluto dei componenti di entrambi i rami del Parlamento.
Il secondo è quello che imporrebbe – una volta raggiunta l’Intesa tra il Governo e le Regioni istanti – il contenuto di questa, senza che il Parlamento possa esercitare sul testo concordato la sua potestas emendativa. Insomma, prendere o lasciare: è quanto le due Camere saranno chiamate a decidere a maggioranza assoluta dei loro componenti.
In relazione a quanto appena sottolineato, si rende pertanto necessario, urgente e indispensabile accelerare i comportamenti rivendicativi delle Regioni come la nostra, nel senso indicato dal Presidente episcopale della Calabria.
I livelli essenziali delle prestazioni dei diritti civili e sociali – tra questi ultimi la sanità e l’assistenza sociale in primis – vanno assicurati su tutto il territorio nazionale e, pertanto, non è consentito ad alcuno che una siffatta regola possa essere disattesa in alcun modo.
Stessa tutela deve essere dedicata alle funzioni fondamentali esercitate dal sistema autonomistico locale (Città metropolitane, Province e Comuni).
Una uguale cura deve essere destinata a tutti i servizi pubblici e alle prestazioni essenziali che afferiscono alle materie oggi sottoposte alla legislazione concorrente, al lordo dell’istruzione, della tutela dell’ambiente e dei beni culturali, oggi di competenza esclusiva dello Stato, sulle quali materie il Veneto e la Lombardia vorrebbero mettere su le mani.
Di conseguenza, da oggi in poi non sono ammessi sconti – tali da mettere in pericolo l’esigibilità delle prestazioni essenziali e l’erogazione dei sevizi pubblici – a meno di motivazioni particolari, invero allo stato difficili da individuare, che salvaguardino a prescindere dal rivendicato e indiscriminato incremento del ruolo legislativo di alcune Regioni l’interesse nazionale e quello delle altre Regioni.
Con la competenza legislativa, da esercitare anche nel rispetto dei vincoli comunitari, non è ammesso giocare, così come non è consentito il preteso impoverimento delle risorse destinate alla perequazione solidale.

* presidente Fondazione TrasPArenza
**vice presidente Fondazione TrasPArenza

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