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“Miramare”, a processo Falcomatà e i suoi assessori

Il gup di Reggio ha deciso per il rinvio a giudizio. All’accusa di abuso d’ufficio si aggiunge per il sindaco e per il segretario anche quella di falso

Pubblicato il: 18/02/2019 – 15:30
“Miramare”, a processo Falcomatà e i suoi assessori

REGGIO CALABRIA Per il “caso Miramare” il sindaco Giuseppe Falcomatà e tutta la sua prima Giunta dovranno affrontare il processo. Così ha deciso oggi il gup Giuseppe Sergi al termine della lunghissima udienza preliminare che ha preceduto la sua decisione. Della prima squadra di governo dell’attuale primo cittadino, solo l’ex assessore Angela Marcianò, grande accusatrice di Falcomatà, non dovrà presentarsi in aula, perché già nel corso delle scorse udienze ha scelto di affrontare il procedimento con rito abbreviato, fissato per il 18 marzo. In ordinario invece dovranno affrontare il processo, oltre a Falcomatà, gli assessori Saverio Anghelone, Giuseppe Marino, Giovanni Muraca e Antonino Zimbalatti, agli “ex” Agata Quattrone e Patrizia Nardi, più la segretaria comunale Giovanna Acquaviva, la dirigente Maria Luisa Spanò e Paolo Zagarella, noto imprenditore reggino, “beneficiato” dall’amministrazione con l’assegnazione del noto hotel di Reggio Calabria.
L’INCHIESTA Per tutti quanti, inclusa Marcianò, che aveva denunciato l’anomala assegnazione, il pm Walter Ignazzitto aveva chiesto il rinvio a giudizio per abuso d’ufficio. Un’accusa che per il sindaco e Acquaviva si somma a quella di falso, rimediata dopo i (disastrosi) interrogatori durante i quali entrambi hanno tentato di spiegare come l’associazione “Il Sottoscala” e il suo presidente, Paolo Zagarella, amico personale del sindaco, si siano visti consegnare le chiavi del noto hotel Miramare. L’assegnazione non è mai andata a buon fine, sindaco e Giunta nel giro di un paio di settimane hanno fatto saltare tutto, ma il problema per tutti rimane. Perché l’intera manovra – ne sono certi il pm Ignazzitto e il procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni – è stata studiata da Falcomatà e i suoi insieme al futuro beneficiario dell’immobile.
ASSEGNAZIONE CONCERTATA Con Zagarella, per giunta nominato presidente della onlus il giorno prima dell’approvazione della contestata assegnazione, sindaco e assessori avrebbero stabilito «modalità e tempi di presentazione dell’istanza, assumendo nei suoi confronti l’impegno all’affidamento temporaneo dell’immobile prima della formale deliberazione di giunta». In più, per la Procura sindaco e assessori non avrebbero preso neanche in considerazione altri enti potenzialmente interessati e avrebbero saltato a piè pari le verifiche in merito alle capacità tecniche, giuridiche ed economiche dell’associazione “vincitrice”, consegnando a Zagarella le chiavi dell’immobile «prima di deliberare formalmente la sua assegnazione e comunque prima che venisse data pubblicazione della delibera sull’albo pretorio e in assenza della conseguente determinazione del dirigente del settore».
SCAMBIO DI FAVORI? Un quadro che per il sindaco è anche complicato dal rapporto personale che ha con l’imprenditore. Storico amico del sindaco, così convinto delle sue capacità da “regalargli” l’uso di un enorme locale per meglio gestire la campagna per le primarie, l’imprenditore agli occhi dei magistrati risulta un beneficiario per nulla casuale e quanto meno sospetto. Il sospetto della Procura è che l’assegnazione del Miramare sia stato un modo di ricambiare il favore risalente al 2014 quando «gli aveva concesso in uso gratuito un proprio immobile da destinare a sede della segreteria politica». E quello che si imputa a Falcomatà è di aver omesso di «astenersi in presenza di un interesse proprio che ne inficiava l’imparzialità».

Alessia Candito
a.candito@corrierecal.it

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