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Gioia Tauro, Cgil: «Vertenza è priorità per l’intero comparto italiano»

Votato un documento che chiede al governo impegni precisi: «Inaccettabile utilizzo di un bene pubblico per sanare dispute tra aziende»

Pubblicato il: 02/03/2019 – 13:29
Gioia Tauro, Cgil: «Vertenza è priorità per l’intero comparto italiano»

GIOIA TAURO La vertenza in atto al porto di Gioia Tauro è una priorità per il rilancio dell’intero Mezzogiorno. È questa in sintesi la posizione di Filt-Cgil che assurge il caso quale punto di criticità principale dell’intero comparto del Paese e per questo sarà la stessa struttura nazionale della Filt-Cgil a gestire la vertenza. Una decisione assunta nel corso del comitato direttivo nazionale della sigla sindacale che ha votato lo scorso 27 febbraio all’unanimità un documento per sostenere l’occupazione e il rilancio del sito calabrese ed evitare «anche gli effetti a catena che potrebbero, se non adeguatamente governati, determinarsi in altri porti italiani».
«Un progressivo decremento dei volumi di containers movimentati nel porto di Gioia Tauro – si legge nel documento approvato dai vertici di categoria – che in Europa è passato dal 5° posto del 2007 al 13° del 2018, necessita, da parte del Governo, e prima di assumere iniziative non adeguate, di una verifica più puntuale sulle strategie dei gruppi internazionali coinvolti, Msc ed Eurokai-Contship. Sei anni di ammortizzatori sociali utilizzati dal Med Center Terminal e l’accordo di Palazzo Chigi del 2016, con impegni precisi dello Stato italiano e delle parti sociali in causa, non sono stati sufficienti ad invertire la tendenza negativa».
«Sintomo evidente – proseguono – che c’è bisogno di rivendicare in pieno gli impegni assunti in tale occasione da tutte le parti in causa, e di depotenziare lo scontro tutto interno alle due società multinazionali che rischiano di coinvolgere drammaticamente anche altri scali italiani e, quindi, molti lavoratori diretti e indiretti».
«La stessa recente istituzione della Zes – sottolineano i vertici della Filt-Cgil – può aiutare il processo di crescita industriale e la creazione di nuovi insediamenti produttivi soltanto se sostenuti da un porto efficiente alle spalle che ha tutte le connotazioni per affermarsi quale uno dei più importanti hub del traffico container nel bacino del Mediterraneo. Uno strumento, la Zes, attraverso cui acquistano la propria funzione originaria le tre zone industriali oggi solo simbolo di degrado e abbrutimento, la cui punta più evidente è la vergognosa tendopoli dove nei giorni scorsi ha perso la vita un lavoratore immigrato, il terzo in dodici mesi».
Da qui l’appello del comitato direttivo nazionale della Filt-Cgil al ministro e al Governo per far rispettare «gli impegni richiamati e formalizzati nell’Accordo di programma quadro sottoscritto il 26 luglio 2016, in termini di cronologia di intervento e di copertura finanziaria pubblica e privata».
Il sindacato di categoria, «ritiene inaccettabile consentire l’utilizzo del bene pubblico per sanare le dispute di natura privatistica creando un principio nel Paese che non ci appartiene, ovvero quello della pubblicizzazione dei debiti e la privatizzazione dei profitti».
Il comitato direttivo nazionale della Filt-Cgil nel documento, «esprime vicinanza e solidarietà ai compagni della struttura calabrese che nel loro impegno a tutela dei lavoratori e nella costruzione di una prospettiva di lungo termine per questa importante realtà produttiva hanno subito e subiscono pressioni anche personali».
E in ultimo, appunto, il comitato direttivo nazionale della Filt-Cgil «da pieno mandato alla segreteria nazionale affinché Gioia Tauro rappresenti un punto di criticità nell’elaborazione politica e rivendicativa dell’intera categoria nonché del documento unitario da assumere per le iniziative del settore affinché questa vertenza possa rappresentare anche il simbolo del rilancio produttivo non solo della Calabria ma dell’intero Mezzogiorno del Paese».

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