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Operazione Ares, annullata l'aggravante mafiosa per il “bombarolo” Ursetta
La Cassazione ha accolto il ricorso degli avvocati. Cade il metodo contestato all’uomo accusato di aver ceduto ordigni alla cosca Grasso di Rosarno
Pubblicato il: 28/03/2019 – 21:13
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ROMA La Corte di Cassazione, in accoglimento del ricorso presentato dagli avvocati Saverio Loiero e Vittoria Aversa, ha annullato senza rinvio e limitatamente all’aggravante delle modalità mafiose, l’ordinanza con la quale il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria confermava il provvedimento custodiale a carico di Domenico Ursetta.
Cade, dunque, il cosiddetto metodo mafioso contestato a Ursetta, tratto in arresto nell’ambito della operazione Ares, al quale veniva attribuito l’aggravante di aver fabbricato e ceduto alla cosca Grasso di Rosarno delle vere e proprie bombe. Con il provvedimento emesso dalla Suprema Corte, la vicenda del “bombarolo” si arricchisce di un nuovo capitolo giudiziario a lui favorevole. Ursetta, infatti, era stato già scarcerato dal Tribunale del Riesame di Catanzaro che aveva annullato in toto il provvedimento cautelare emanato dal gip di Lamezia Terme. Il decreto di fermo della Dda di Reggio Calabria è stato, tuttavia, convalidato successivamente dal gip territorialmente competente che aveva disposto, a carico di Ursetta, la misura cautelare attenuata degli arresti domiciliari. «Alla luce di quanto stabilito dagli ermellini l’impianto accusatorio a carico di Ursetta – affermano i legali – subirà sicuramente una rivisitazione».
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