CATANZARO Un solco che si fa incolmabile. Al fondo di una marcia di progressivo smarcamento, il consigliere regionale Enzo Ciconte, vicepresidente a Palazzo Campanella, “strappa” definitivamente dal governatore Mario Oliverio. Una presa di distanza abbastanza netta, che Ciconte formalizza dalla sede istituzionale del Consiglio comunale di Catanzaro. E con parole piuttosto pesanti. “Avrei votato la legge sulla doppia preferenza di genere – dice nel suo intervento Ciconte, ieri assente dalla seduta a palazzo Campanella per un grave lutto familiare – ma la realtà è che non c’è più la maggioranza, c’è un gruppo di quell’area che da anni non si riunisce, siamo commissariati. Il ruolo di consigliere regionale non conta nulla se non fai parte della cerchia”. Ciconte poi ricorda: “Mi sono autosospeso dal Pd a luglio per vedere se si potesse fare qualcosa, alle Provinciali a Catanzaro abbiamo fatto una lista senza candidare un presidente ma votando con altri amici non Abramo ma il candidato del centrosinistra perché volevamo capire dove si poteva arrivare. Ma c’è – spiega Ciconte – disorganizzazione totale: con uomini soli al comando non si arriva da nessuna parte, mai”. Quindi, l’ultimo affondo, con tanto di messaggio sibillino: “Ecco perché – afferma il consigliere regionale – non cerchiamo di vedere i problemi negli altri, perché i problemi sono in questo campo, e in questo campo dobbiamo cercare di capire se c’è una professionalità come quella di Mario Occhiuto che possa scendere in pista e metterci la faccia e battersi. Non è – rileva il consigliere regionale – un problema di ideologia o di steccati se un personaggio come Gianluca Callipo, presidente Anci e candidato alle primarie del centrosinistra, si è schierato con Occhiuto. Questo è il vero nodo, è inutile fare filosofia…”. Così parlò Ciconte, che nel prosieguo del Consiglio comunale assisterà anche alla positiva citazione delle sue parole da parte del sindaco Sergio Abramo. E questo forse qualcosa potrebbe anche significare… (a. cant.)
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