Skip to main content

Ultimo aggiornamento alle 16:32
Corriere della Calabria - Home

I nostri canali


Si legge in: 4 minuti
Cambia colore:
 

«Il giovane emigrante e i mali della Calabria»

di Franco Laratta*

Pubblicato il: 30/04/2019 – 13:06
00:00
00:00
Ascolta la versione audio dell'articolo
«Il giovane emigrante e i mali della Calabria»

Era il luglio del 1981, quando Enrico Berlinguer diceva: «La questione morale non si esaurisce nel fatto che, essendoci dei ladri, dei corrotti, dei concussori in alte sfere della politica e dell’amministrazione, bisogna scovarli, bisogna denunciarli e bisogna metterli in galera […] Quel che deve interessare veramente è la sorte del paese. Se si continua in questo modo, in Italia la democrazia rischia di restringersi, non di allargarsi e svilupparsi; rischia di soffocare in una palude». Incontro sul treno per la Calabria, un ragazzo, Antonio Chiarella, di Tiriolo (CZ), studente di Giurisprudenza presso l’Università degli studi di Torino. Nel 2017 ha pubblicato “Cosa resta”, un saggio sui primi passi della democrazia nella provincia di Catanzaro intitolato. Vincitore del premio letterario “Rachelina Ambrosini” (Salerno). L’Italia è nuovamente nel pieno di una crisi morale, mentre nuvoloni neri si addensano sull’economia, e la politica sembra scomparsa. Il parlamento è devastato dal caso Siri, mentre il dibattito politico, è come assuefatto ormai da un profondo e quasi fastidioso populismo. Dico queste cose ad Antonio Chiarella. Lui entra subito nel cuore dei problemi e mi fa: «On. Laratta, da giovane posso affermare che esattamente 38 anni dopo, le parole di Berlinguer sembrano attualissime, come se la storia avesse conosciuto un punto di arrivo». Un ragazzo preoccupato di quello che sta accadendo al paese è una bella notizia. «Vorrei confessarle che quello che mi turba è che mentre un tempo, la spinta verso un riformismo e un più ragionato modo di agire politico, prevaleva rispetto allo stesso atteggiamento corrotto e corruttore, oggi al contrario, non si avverte la presenza, né ancora più problematicamente la necessità di una spinta al cambiamento». Ma deve esserci anche una ragione se viviamo nelle condizioni che tu giustamente denunci. «Si sì, è come se questa situazione di disagio politico, intellettuale, più in generale morale, convenisse alle stesse forze politiche». La riflessione mi sembra molto intelligente. Sto per sottolineare il passaggio quando il ragazzo mi fa: «Lei, sia durante la sua attività parlamentare che oggi all’esterno della stessa istituzione, ha sempre cercato di stare vicino ai giovani e alle loro aspirazioni. Comprende, quanto sia importante per un giovane avere degli ottimi esempi di onestà intellettuale prima ancora che politica e civile all’interno della classe dirigente? Lo chiedo a lei in quanto politico prima che cittadino». Vedi Antonio, io credo che, citando Aldo Moro: «Questo Paese non si salverà, la stagione dei diritti e delle libertà si rivelerà effimera, se in Italia non nascerà un nuovo senso del dovere». Antonio non reagisce per qualche momento. Il nostro ragionamento si sposta sulla Calabria. E quasi a voce bassa, come se riflettesse, il ragazzo esprime forte preoccupazione: «Personalmente credo che ciò che è mancato nel dibattito su una possibile rinascita economica e politica calabrese sia stata propria l’assenza della questione morale». È come se tu fossi spaventato. Perché? «Non so perché, ma mi assale un senso di spaesamento, di ansia ma soprattutto di frustrazione quando penso alla Calabria, alle sue potenzialità e ai suoi cittadini. Divisioni interne lacerano la nostra regione, come fosse una ‘guerra fra poveri’». Come te, Antonio, avverto un senso di frustrazione. La Calabria vive la sua stagione più triste. È in atto una grande fuga verso il Nord e verso altri paesi europei. È come se il futuro di questa terra fosse segnato per sempre. Ma nessuno reagisce, le istituzioni sono immobilizzate…! «Diverse volte leggo il passo di Leonida Repaci sulla nostra regione, mi rinfranco, ma la temporaneità, la precarietà di tale sensazione di benessere nuovamente mi fa ripiombare in un sentimento di sconfitta e pessimismo verso il futuro che definirei come ‘ansia sociale’». Tu prima parlavi dei giovani. Sai benissimo quanto a me stanno a cuore. Ma oggi li vedo come spenti, come se vivessero da estranei in patria. E questo mi spaventa. «Il ‘vulnus’ della questione risiede nel fatto che, nichilismo, apatia, abulia sono mali che affliggono le coscienze di oggi. Tutto ciò è amplificato da una più massificata visione della realtà, imposta dai media, dal web e da altre forme di condizionamento del sociale. In un mondo che alle competenze preferisce la velocità e la sintesi compromette la stessa visione meritocratica della società a cui tanti aspirano». Sarebbe bello, oggi, nella drammatica condizione in cui vive la Calabria, poter dire con Leonida Repaci: «Questi mali e questi bisogni sono ormai scatenati e devono seguire la loro parabola. Ma essi non impediranno alla Calabria di essere come io l’ho voluta. La sua felicità sarà raggiunta con più dolore ecco tutto. “Utta a fa jornu c’a notti è fatta”. Si sbrighi a far giorno che la notte è passata. Una notte che contiene già l’albore del giorno». Ed invece non lo possiamo dire.

*Giornalista, già parlamentare

Argomenti
Categorie collegate

x

x