LAMEZIA TERME È stata giudicata «inammissibile» l’istanza di revoca della sospensiva che blocca il ritorno nel Comune di Lamezia Terme del consiglio comunale sciolto per infiltrazione mafiosa a novembre 2017. Dopo lo scioglimento l’ex sindaco Paolo Mascaro e altri amministratori hanno fatto ricorso al Tar del Lazio che a febbraio ha annullato il decreto di scioglimento reintegrando i consiglieri e il sindaco. A marzo, il Consiglio di Stato ha accolto il ricorso presentato dal Ministero dell’Interno e ha anche accolto la richiesta di sospensione cautelare che blocca il ritorno degli consiglieri sui propri scranni fino alla sentenza di merito prevista a settembre.
Contro la sospensiva hanno fatto appello gli amministratori che avevano fatto ricorso al Tar. Ma un nuovo collegio della terza sezione del CdS, presieduto da Roberto Garofoli, ha ritenuto inammissibile la richiesta di revoca della sospensiva.
ELEMENTI SOTTOVALUTATI DAL TAR Secondo i giudici l’ordinanza cautelare, emessa dal precedente collegio e che viene contestata «oltre ad aver puntualizzato il quadro normativo di riferimento, ha sottolineato, quali elementi indiziari che sarebbero stati sottovalutati dal Tar, anche altri elementi (compravendita di voti finalizzata all’elezione alla tornata elettorale del maggio 2015 in favore di soggetto poi eletto consigliere comunale nella lista del sindaco e nominato presidente dell’organo consiliare; posizione di un assessore, il cui fidanzato sarebbe interessato dall’operazione -OMISSIS-, (“Crisalide”,ndr)), non ulteriormente considerati nell’istanza di revoca». (aletru)
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