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Corruzione in Prefettura a Catanzaro, il giudice archivia le accuse

Accolta la richiesta presentata dal sostituto procuratore. Sotto indagine erano finiti una funzionaria dell’Utg e un imprenditore lametino. Nel mirino l’affidamento dei centri di accoglienza. Ma per…

Pubblicato il: 04/06/2019 – 15:53
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Corruzione in Prefettura a Catanzaro, il giudice archivia le accuse
di Alessia Truzzolillo CATANZARO Il gip Francesca Pizii ha accolto la richiesta di archiviazione presentata dal sostituto procuratore Stefania Paparazzo circa un procedimento per corruzione che vedeva indagati Nerina Renda, funzionaria della Prefettura di Catanzaro, e Salvatore Lucchino, imprenditore lametino che gestiva un centro di accoglienza, difesi dagli avvocati Aldo Ferraro e Antonia Pagliuso. Secondo il pm il quadro probatorio a carico degli indagati «si appalesa contraddittorio o, comunque, insufficiente ai fini di una pronuncia di condanna di talché l’esercizio dell’azione penale non appare utile». Il gip ha archiviato il procedimento penale nei confronti dei due ritenendo «non coltivabile l’accusa in giudizio né con riferimento all’ipotesi di reato per cui è iscrizione, né con riferimento ad altre ipotesi di reato». LA VICENDA I fatti risalgono al 25 luglio 2017 quando i due vennero sottoposti agli arresti domiciliari per presunte irregolarità relative alle aggiudicazioni delle gare d’appalto indette, nel 2014 e nel 2015, dalla Prefettura di Catanzaro per l’affidamento e la gestione dei centri di accoglienza per stranieri e rifugiati richiedenti asilo nella provincia di Catanzaro. Da parte sua, secondo le indagini, Lucchino avrebbe corrisposto a Nerina Renda somme di denaro in contanti destinate in parte alla costruzione di una villetta e in parte all’apertura di un B&B da parte della figlia della funzionaria. In più l’imprenditore avrebbe ceduto un immobile nel Comune di Feroleto Antico, ricevendone in cambio la esigua somma di 2000 euro. Da parte sua Renda – addetta al settore immigrazione e rifugiati – avrebbe compiuto atti contrari ai suoi doveri d’ufficio durante l’espletazione della gara per l’individuazione dei Centri di accoglienza destinati a ospitare i migranti, con sopralluoghi e ispezioni volutamente positivi per Lucchino. Avrebbe, insmma, condizionato la procedura che ha portato la Prefettura a stipulare una convenzione per l’accoglienza con il Lucchino. L’ordinanza del gip fu annullata dal Tribunale della Libertà di Catanzaro, che l’11 agosto 2017 accolse integralmente i ricorsi degli avvocati Aldo Ferraro e Antonia Pagliuso, rimettendo immediatamente in libertà i due indagati, e restituendo loro i beni che erano stati sequestrati. LE RISULTANZE DEI SOPRALLUOGHI Secondo quanto rileva il pm Renda avrebbe effettuato i sopralluoghi a febbraio, marzo e ottobre 2014. Si è evidenzato come prima del del mese di febbraio 2014 non vi fosse una conoscenza reciproca tra i due. Il tribunale rileva che «nessun elemento viene offerto nella direzione di ritenere intervenuto un accordo corruttivo tra Renda e Lucchino prima del 4 febbraio 2014, data del primo sopralluogo». Il secondo sopralluogo è avvenuto il 12 marzo 2014 e vi hanno partecipato anche il capitano Fabio Vincelli e il maresciallo capo Roberto Renda. Un’ispezione destinata a verificare l’adeguatezza della struttura. Secondo il Riesame, dagli atti di indagine non risultavano «elementi da cui poter assumere che la descrizione della struttura stessa contenuta nella relazione ispettiva… fosse divergente ed eventualmente a quale aspetto, alle effettive condizioni in cui si trovava la struttura alla data dell’ispezione». Infine il 10 ottobre 2014 vi è stato l’ultimo sopralluogo. La successiva relazione non porta la firma di Nerina Renda e «in nulla differisce, quanto alla descrizione della struttura e alla congrua e approvata utilizzazione degli spazi da parte degli ospiti», così come riportato nel marzo precedente. SPOSTAMENTO DI UFFICIO Per quanto riguarda le funzioni di Nerina Renda nella Prefettura di Catanzaro, seconda la sezione penale del Tribunale di Catanzaro, questa aveva «funzioni di segretario verbalizzante», compito che non le «ha fornito alcun potere decisionale» che era in capo ai tre membri della commissione. Successivamente a febbraio 2014 è nata una relazione affettiva tra Renda e Lucchino e una successiva convivenza. Le conversazioni intercettate sono successive alla convivenza e in una di queste, datata16 gennaio 2016 tra Renda è un’altra persona, Renda affermava che l’instaurazione della relazione con Lucchino aveva determinato il suo spostamento ad altro ufficio della Prefettura. Il pm, aderendo alle argomentazioni del Riesame, ha ritenuto il quadro probatorio a carico degli indagati «si appalesa contraddittorio o, comunque, insufficiente ai fini di una pronuncia di condanna di talché l’esercizio dell’azione penale non appare utile». Il gip, ritenendo di condividere le argomentazioni del pm, è andato oltre ritenendo che va disposta l’archiviazione del procedimento «anche in ragione che non appare coltivabile l’accusa in giudizio né con riferimento all’ipotesi di reato di cui è iscrizione, né in riferimento ad altre ipotesi di reato». «È stata quindi posta la parola fine – affermano in una nota gli Avvocati Aldo Ferraro e Antonella Pagliuso – ad una vicenda nella quale i due indagati hanno subito oltre 15 giorni di arresti domiciliari, la sospensione dal servizio per la dottoressa Renda (tutt’ora in atto, ma che ora sarà certamente nell’immediatezza revocata e reintegrata) ed il definitivo fallimento economico per l’imprenditore Lucchino, oltre ad avere riportato, ovviamente, l’immancabile condanna rimediata all’esito del processo mediatico innescatosi nell’immediatezza del loro arresto, che oggi deve essere necessariamente rivista per l’accertata infondatezza delle accuse mosse carico dei due indagati».(a.truzzolillo@corrierecal.it)
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