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Vibo, prescrizione sempre più vicina nel processo sui rifiuti tossici interrati

Ancora un rinvio sull’ex fornace di San Calogero. Il dibattimento è iniziato 9 anni fa e sono 8 i magistrati che si sono avvicendati alla presidenza del Tribunale monocratico

Pubblicato il: 28/06/2019 – 16:52
Vibo, prescrizione sempre più vicina nel processo sui rifiuti tossici interrati

VIBO VALENTIA Nuovo rinvio, e prescrizione sempre più vicina, nel processo – iniziato 9 anni fa – a carico di 11 persone accusate di aver provocato un disastro ambientale smaltendo abusivamente 135mila tonnellate di rifiuti industriali tossici provenienti da Brindisi, finiti interrati, dal 2000 al 2007, nell’area dell’ex fornace “Tranquilla” di San Calogero, chiusa ormai da anni. Impianto, tra l’altro, teatro dell’omicidio di Soumayla Sacko, il 29enne maliano, bracciante e sindacalista Usb, ucciso il 3 giugno dello scorso anno mentre si trovava con altri due migranti che vivevano nella tendopoli di San Ferdinando impegnati a cercare lamiere per le loro baracche.
Un processo che sembra proprio non si riesca a celebrare. Il motivo dei continui rinvii e il ciclico ricambio dei giudici. Infatti, in questi nove anni, sono stati ben otto i i magistrati che si sono succeduti sullo scranno della presidenza del Tribunale monocratico di Vibo Valentia. L’ultima, in ordine di tempo, è Giorgia Maria Ricotti, cui spetta il compito di trattare il procedimento a carico di Giuseppe Romeo, di 73 anni, di Taurianova; Umberto Acquistapace (86) di Petilia Policastro; Stefano Romeo (30) di Taurianova; Angelo Vangeli (47) di Mileto; Vito Sabatelli (62) di Costernino (Brindisi); Antonio Roma (76) di Carovingio (Brindisi); Angela Ippolito (47) di Monopoli (Bari); Vito Antonio Sacco (59) di Carovingio; Luciano Mirko Pistillo (60) di Brindisi; Carlo Aiello (55) di Brindisi; Diego Baio (61) di Brindisi. Il nuovo giudice, però, si è insediato da poco e quindi non ha potuto fare altro che rinviare al prossimo 28 ottobre. Già nell’autunno dello scorso anno, l’allora presidente Grazia Maria Monaco stava per decretare la prescrizione ma uno sciopero degli avvocati penalisti glielo impedì. Il suo successo ha stabilito che la prescrizione non era ancora scattata e che quindi si poteva andare avanti. Solo che, a parte poche udienze, con una riproposizione da zero della vicenda per il mancato consenso prestato dalle difese all’acquisizione degli atti fino a quel momento svolti. Adesso il nuovo rinvio.

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