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L'allarme dei pediatri calabresi. Appello a ministro e commissario

Società scientifiche e associazioni inviano un documento a Grillo e Cotticelli: «Le dolorose vicende verificatesi di recente sono un’ulteriore dimostrazione del caos sanità»

Pubblicato il: 06/08/2019 – 17:07
L'allarme dei pediatri calabresi. Appello a ministro e commissario

«Un incontro urgente con le parti interessate per definire nuovi modelli assistenziali capaci di garantire nelle strutture sanitarie regionali adeguati standard di funzionalità e efficaci processi di cura in condizioni di sicurezza per i bambini e gli operatori sanitari». È quanto chiedono in un documento inviato, tra gli altri al ministro della Salute Giulia Grillo, al Commissario ad acta Saverio Cotticelli, al direttore generale Antonio Belcastro e al Garante per l’Infanzia Antonio Marziale, le Società scientifiche dell’Area Pediatrica (Società Italiana di Pediatria-SIP, Società Italiana di Neonatologia-Sin), e le Associazioni rappresentative delle sue articolazioni professionali, pediatri ospedalieri, del territorio e universitari (Coordinamento dei direttori delle Unità operative di Pediatria-Cuop, Federazione Italiana di Medici Pediatri-Fimp, Confederazione Italiana Pediatri-Cipe, Associazione Pediatri Ospedalieri Italiani-Aspoi), riunitesi a Lamezia Terme su invito del presidente della Società Italiana di Pediatria-Regione Calabria, Domenico Sperlì.
«Le dolorose vicende verificatesi di recente nell’ambito del panorama sanitario regionale – è scritto nel documento inviato anche ai presidenti dei Tribunali dei Minori, ai procuratori della Repubblica di Catanzaro e Reggio e ai prefetti – sono un’ulteriore dimostrazione, ove ce ne fosse bisogno, del caos organizzativo, gestionale e amministrativo in cui versa attualmente la sanità della nostra Regione. Una sanità malata in cui la gran parte delle Aziende sanitarie è priva dei direttori generali e le misure eccezionali fino ad oggi adottate dagli organi di Governo per garantire un sistema sanitario che possa rispondere alle esigenze di salute dei cittadini calabresi, privati da ormai troppo tempo, e, non si sa ancora per quanto, di un fondamentale diritto, hanno dimostrato, purtroppo, la loro assoluta inadeguatezza».
«Una situazione drammatica – scrivono le sigle – resa ancora più preoccupante dall’assenza di un piano adeguato di riqualificazione dell’assistenza pediatrica regionale nel contesto di un progetto più ampio ed organico di una rete socio-sanitaria integrata ospedale-territorio».
Già nel maggio 2015 le stesse Organizzazioni presentarono sia al commissario ad acta di allora che al Dipartimento Tutela della Salute della Regione Calabria un documento dal titolo “Linee di indirizzo per il miglioramento dell’appropriatezza clinica ed organizzativa dell’assistenza pediatrica ospedaliera nella Regione Calabria”, in cui erano riportate proposte concrete per una riorganizzazione dell’assistenza pediatrica ospedaliera e territoriale calabrese. Proposte che però non ebbero alcun seguito.
«I problemi allora segnalati si sono aggravati nel tempo fino a giungere all’insostenibile situazione attuale caratterizzata da una condizione strutturale e tecnologica delle Unità operative di Pediatria non sempre adeguata agli standard assistenziali e, soprattutto, da una grave crisi degli organici delle stesse. Infatti, negli ospedali “Spoke” con annesso punto nascita, a causa dello scarso numero di medici in servizio, aggravato ancora di più dal blocco del turn-over e dall’applicazione delle nuove norme per il pensionamento (“quota cento”), si è spesso costretti a ricorrere a personale esterno per la copertura dei turni notturni a discapito della qualità dell’assistenza e con aumento del rischio clinico».
Nel chiedere a gran voce l’incontro, le associazioni – il documento è firmato da Domenico Sperlì, Mariella Lucente, Antonio Gurnari, Giampaolo De Luca e Domenico Minasi – manifestano «la loro piena disponibilità ad una stretta collaborazione con le rappresentanze del Governo e con gli Organismi Regionali competenti, sottolineando tuttavia che se si dovesse verificare, come in passato, un atteggiamento di chiusura verso qualsiasi proposta di collaborazione, non esiteranno a tutelare nelle sedi competenti la salute dei pazienti e dei sanitari, soprattutto se dovessero ricorrere condizioni strutturali e organizzative che possano rappresentare situazioni di rischio sia per i bambini che per gli operatori sanitari».

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