di Pietro Bellantoni
LAMEZIA TERME «Non ci sono le condizioni politiche e organizzative per le primarie del Pd calabrese. Non c’è unità intorno a Oliverio. Consultazioni fratricide rischierebbero di indebolire un processo, non di rafforzarlo». Il responsabile per il Sud del Pd, Nicola Oddati, uno degli uomini più vicini al segretario Zingaretti, mette la parola fine alla querelle che ha agitato l’estate dei dem calabresi. La via stretta percorsa dal governatore, con l’appoggio di decine di sindaci e amministratori, rischia dunque di condurlo non verso la ricandidatura, ma verso un vicolo cieco.
Oddati, Oliverio deve rassegnarsi?
«Non voglio mortificare i sindaci che chiedono le primarie. Mi pare logico che ci sia un sostegno diffuso a chi ha governato in questi anni. Mi sento di dire, però, che noi abbiamo assunto una posizione esplicita e chiara».
Ce la ricorda?
«Non è mai stato espresso un giudizio negativo sul lavoro fatto dal presidente della Regione e dalla sua giunta. Abbiamo anche detto che sul fronte della legalità sono stati fatti passi in avanti e che questa giunta, complessivamente, è stata un argine nei confronti dei poteri criminali. Proprio per questo vorrei che si comprendesse che noi abbiamo assunto una posizione non per penalizzare la volontà di partecipazione e, men che meno, chi ha governato questa regione. Abbiamo espresso una preoccupazione forte sul fatto che tutto questo rischia di non bastare, se non c’è un fattore di novità. Abbiamo esortato il presidente della Regione e il gruppo dirigente calabrese a metterlo in campo assieme, responsabilmente, questo fattore. Serve un senso di responsabilità collettiva».
Ma la segreteria nazionale ha detto in modo chiaro a Oliverio che le primarie non si faranno?
«Oliverio ha mandato una lettera in cui ha riproposto la sua candidatura, che fosse frutto di una decisione del partito o effetto delle primarie. Noi abbiamo risposto dicendo che la nostra opinione, in quanto gruppo dirigente, è che bisogna cambiare il candidato. Che serve una candidatura di novità. Questa è la nostra risposta a domanda precisa. Non ci siamo sottratti. Credo che ci possano accusare di tutto, tranne di non aver agito con la massima correttezza e alla luce del sole, dicendo sia in privato, sia nelle occasioni formali, qual è l’opinione del gruppo dirigente nazionale. Noi ci muoviamo per avere un candidato deciso da tutti, perché riteniamo che in questo momento non ci siano le condizioni politiche, organizzative e di clima generale per organizzare primarie nelle quali ci si scontra intorno al candidato».
Chiarissimo: niente voto interno.
«Esatto. Il partito è commissariato, sarebbe opportuno anche provare a fare un congresso regionale e avere un gruppo dirigente autorevole e scelto dai calabresi. Ma per fare tutto questo occorre un punto di partenza. E per noi il punto di partenza è che ci sia un candidato sul quale ci sia una convergenza unitaria. E che ci consenta poi di costruire condizioni nuove per poter combattere la battaglia».
Ma?
«In questo momento, è vero, ci sono forze che sostengono le primarie e il governatore, ma ci sono anche altre forze del partito che avversano Oliverio apertamente. Il partito è spaccato».
Ci fa qualche nome?
«Non ce n’è bisogno. Nel gruppo dirigente calabrese ci sono divisioni intorno al presidente della Regione. E questa è una delle ragioni che ci spingono a fare questa valutazione. Se le cose stanno cosi, è anche perché il giudizio sugli anni che sono alle nostre spalle non è condiviso da tutti. E se non c’è un partito unito, è più difficile fare una coalizione ampia. Noi abbiamo elencato le ragioni della nostra scelta: non c’è unità su Oliverio. Se si facessero primarie fratricide rischieremmo di indebolire un processo, non di rafforzarlo. Quindi richiamiamo tutti alla responsabilità, non possiamo essere solo noi ad averla. In particolare, l’abbiamo chiesta a Oliverio, perché pensiamo che sia una figura autorevole, di primissimo piano, che ha svolto egregiamente la sua funzione. Ma siamo consapevoli che questo rischia di non bastare da un punto di vista elettorale. Rischiamo di perdere una sfida importante».
Come se ne esce, allora? Il passo indietro di Oliverio può determinare l’unità?
«Proprio per questo non ci sono proposte alternative a Oliverio».
Si spieghi meglio.
«Oliverio non è una proposta. Noi abbiamo detto che non siamo favorevoli alla sua candidatura. Non sarà il candidato del Pd, non si torna indietro».
Più che chiaro.
«Oliverio è una risorsa preziosa e deve stare in campo per darci una mano a costruire le condizioni per vincere. Tutte le altre realtà del partito devono essere coinvolte in una partecipazione unitaria e il candidato deve essere lo specchio dell’unità tra tutte queste componenti».
Secondo lei, Oliverio favorirà questo processo?
«Capisco la sua aspirazione a riproporsi, è legittimo. Ma noi dobbiamo fare una valutazione politica. Sul piano personale provo dispiacere a dire queste cose. Ma se l’unità non c’è, bisogna tenerne conto. E tutto questo non può trasformarsi in un finto scontro metodologico».
Cosa intende dire?
«Oliverio è il presidente uscente e, in una situazione normale, non ci sarebbe stato bisogno di fare le primarie. Quindi non sono le primarie il problema. Il problema è che non c’è unità nel partito, la questione è di natura politica. Noi ascoltiamo tutti, ma si deve tenere conto che la nostra opinione non è dettata dal fatto che siamo cattivi, ma dalla preoccupazione e dal senso di responsabilità. La cosa più importante è scegliere un candidato che ci possa permettere di fare una coalizione forte, di avere il partito unito e di vincere di nuovo».
Il punto è: quando inizierà questa nuova fase del Pd?
«Non vogliamo calare nomi dall’alto, ma che ci sia una partecipazione. Quando si sarà un po’ rasserenato il clima, cosa che ritengo necessaria, parleremo con tutti e vedremo quali saranno le ipotesi in campo per costruire un percorso».
Farete assemblea regionale?
«Vedremo. Si riuniranno gli organismi. Siamo disponibili a coinvolgere tutto il partito realtà per realtà, federazione per federazione. Nessuno pensa di imporre scelte ai calabresi. Pensiamo che ci sia lo spazio per un percorso condiviso».
Ci sono già i papabili per la candidatura finale?
«Non è il caso che mi metta a fare nomi. È chiaro che ci saranno e diventeranno più praticabili quando il clima sarà meno teso. C’è un percorso democratico e alla sua fine tireremo le somme».
E se Oliverio si candidasse comunque, a prescindere dal Pd?
«Non voglio nemmeno ipotizzare questo scenario. Oliverio è un dirigente nazionale e regionale del partito. Sono certo che, dopo questa fase legittima di resistenza, ci sarà un lavoro comune. Credo che insieme costruiremo il percorso migliore affinché il centrosinistra vinca in Calabria. Una scelta suicida non avrebbe alcun senso. Vorrei che il nostro senso di responsabilità non inducesse a tirare la corda. Non possiamo stare nel Pd solo quando ci fa comodo e solo quando le scelte del partito coincidono con i nostri interessi individuali. Questo non va bene per me, non va bene per Renzi, per Zingaretti e nemmeno per Oliverio. Ma questa eventualità non rientra nella storia personale e politica di Mario. Lo escludo assolutamente. Mario rimarrà nel Pd e ci darà un grande contributo».
Tutte le correnti sono d’accordo su questo percorso?
«La valutazione che abbiamo espresso non è di parte o di un pezzo della segreteria, è condivisa. Tutte le aree del Pd sono d’accordo con l’idea di cambiare, di farlo con il sostegno di Oliverio e di costruire anche le condizioni, appena avremo fatto un passo in avanti verso la candidatura, per il congresso regionale. I tempi li vedremo. Il commissario regionale Graziano rimarrà in carica e coinvolgerà tutto il partito».
Quando ci sarà l’ufficializzazione del candidato governatore?
«Spero prima di tutti gli altri partiti. Mi pare che nessuno, in questo momento, abbia il proprio candidato. Il dibattito in Calabria si è avviato con un certo anticipo. Il nostro nome si saprà quando saremo tutti pronti e quando, tutti insieme, avremo maturato questa scelta. Il senso di responsabilità collettivo deve prevalere sulle aspirazioni individuali. È questo che noi chiediamo a chi in questi anni ha svolto funzioni apicali». (p.bellantoni@corrierecal.it)
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