di Luca Latella
CORIGLIANO ROSSANO Per il Pd la sintesi, notoriamente, è un’eresia. Ed allora capita che quattro circoli ed il gruppo consiliare di Corigliano Rossano imbocchino la via del «rinnovamento», segnata dalla segreteria nazionale, ma che ci siano anche i dissidenti.
Nella corsa delle truppe cammellate, sempre più spesso autoreferenziali – altra patologia cronica del Pd a tutti i livelli – quindi, non potevano mancare tesi avverse, giustificate dal fatto che «quanto espresso non è stato ne discusso né ratificato in nessun organismo di partito».
Il riferimento chiaro è una critica diretta alla sortita dei quattro circoli e del gruppo consiliare che nei giorni scorsi, proprio in nome del tanto sbandierato «rinnovamento», avevano pubblicamente «scaricato» Mario Oliverio, auspicando un’altra guida in vista delle prossime elezioni regionali.
A firmare la nota che smentirebbe l’intero Pd di Corigliano Rossano – da sempre stretto nella morsa delle faide interne, come accaduto, in ultimo, alle recenti comunali – sono Francesco Madeo, Franco Madeo, Serena Flotta, Teodoro Calabrò e Antonio Rubinetto, tutti rappresentanti del circolo di Rossano e con diversi incarichi a livello provinciale e regionale.
Martedì prossimo – presumibilmente – ci sarà la resa dei conti nel corso di una riunione programmata che vedrà tutte le componenti cittadine sedute attorno ad un tavolo. Nel frattempo, bandendo ogni autoreferenzialità, i due Madeo, la Flotta, Calabrò e Rubinetto, invitano il partito a indire subito le primarie di partito o coalizione, per «garantisce il diritto degli iscritti a partecipare alla scelta del candidato presidente della Regione».
«La nota “Anche il Pd di Corigliano Rossano punta al rinnovamento e “scarica” Oliverio”, apparsa sulla stampa è da intendere a titolo personale e non impegna il Partito democratico della città Corigliano- Rossano – scrivono i cinque “ribelli” – perché quanto espresso non è stato né discusso né ratificato in nessun organismo di partito, così come la costituzione del gruppo Pd in seno al Consiglio comunale, anche perché a tutt’oggi il partito è commissariato. Ancora una volta assistiamo a prese di posizioni autoreferenziali, antidemocratiche e autoritarie che pensano all’interesse personale e non al bene comune del Partito. Altro che rinnovamento. Nel partito della nuova città – insistono – questi metodi non possono essere consentiti. Specialmente da chi è stato chiamato e da chi vuole ricostruire un Pd in grado di rappresentare democraticamente e autorevolmente la terza città della Calabria, sia in termini di proposta politica che di rappresentanza».
Fatta la «doverosa precisazione» agli «pseudo dirigenti o presunti tali – proseguono – va ricordato che nel nostro partito vige uno statuto che ogni dirigente è tenuto a conoscere, rispettare e far rispettare. Nello specifico lo statuto prevede l’indizione delle primarie, di partito o di coalizione, garantisce il diritto degli iscritti a partecipare alla scelta del candidato presidente della Regione. Prevede le modalità di presentazione delle candidature garantendo diritti, partecipazione e libertà di scelta. Questa è democrazia. Ogni altro percorso non può che essere giudicato come illegittimo, antidemocratico, divisivo e scellerato poiché porterà ad avere un partito diviso, così come è successo alle elezioni amministrative dove si è persino rinunciato a presentare il simbolo, con la inevitabile conseguenza, della perdita delle elezioni».
I cinque dissidenti, rammentando quanto il momento sia delicato e richieda «appartenenza e unità», concludono evidenziando la necessità di un più spiccato senso di responsabilità, nel rispetto delle regole, «invece di ricorrere a questi giochetti meschini»
«Che si abbia il coraggio di candidarsi, nel rispetto delle nostre regole, rimettendo la scelta al popolo delle primarie e che vinca il migliore nell’interesse del partito e della Calabria», chiosano Francesco e Franco Madeo, Serena Flotta, Teodoro Calabrò, Antonio Rubinetto. (l.latella@corrierecal.it)
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