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Operazione antidroga nel Vibonese, scoperte 7 piantagioni per 2,8 milioni

I carabinieri hanno scoperto 750 piante di canapa nascoste nelle montagne delle Serre. È la conseguenza temporale della prima operazione nel corso della quale erano state rinvenute 17 piantagioni …

Pubblicato il: 30/08/2019 – 12:02
Operazione antidroga nel Vibonese, scoperte 7 piantagioni per 2,8 milioni

SERRA SAN BRUNO Sette piantagioni per un totale di 750 piante di canapa sono state individuate e sequestrate dai carabinieri  tra le montagne delle Serre vibonesi. È l’esito del prosieguo dell’operazione “Un posto al sole” che nel corso dell’ultima settimana ha impegnato i militari della compagnia carabinieri di Serra San Bruno, unitamente ai colleghi delle stazioni dei carabinieri Forestali di Serra San Bruno e Fabrizia, allo Squadrone Eliportato “Cacciatori” di Calabria, grazie all’importante contributo del Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia. In particolare, il valore dell’ultima operazione effettuata dai militari è rilevante: 600mila euro il potenziale giro d’affari “all’ingrosso” delle piantagioni rinvenute. Mentre il valore delle singole dosi vendute “al dettaglio” si aggira invece intorno ai 2.8 milioni di euro.
L’OPERAZIONE L’operazione “un posto al sole 2” è la conseguenza temporale della prima operazione ove erano state rinvenute già 17 piantagioni di canapa indiana (qui i dettagli). In questo caso, le piantagioni rinvenute, sempre su scoscese costoni della montagna, in località difficilmente accessibili, sono in tutto 7, tutte suddivise su più terrazzamenti, per un numero di piante complessive di circa 750. In alcuni casi, per raggiungere le illecite coltivazioni, i militari impegnati nella ricerca hanno dovuto utilizzare corde e materiale da arrampicata, stante la reale difficoltà di raggiungere alcuni costoni di montagna davvero impervi. Anche in questo caso, si conferma l’astuzia degli illeciti coltivatori che, di fatto, hanno continuato a suddividere le piantagioni di canapa per renderne più difficoltosa l’individuazione. Il sistema d’irrigazione, anche in questi casi, era totalmente autonomo, con impianti all’avanguardia, autoalimentati, “a goccia”. Anche in questo caso sono stati individuati locali “essiccatoio” ove si sarebbe dovuta compiere la seconda parte della produzione e del raffinamento della sostanza stupefacente, per la successiva immissione nel mercato illegale. Ma i controlli nella zona non sono ancora terminati, i militari stanno perlustrando ulteriormente altre aree montuose alla ricerca di eventuali ulteriori coltivazioni di canapa indiana.

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