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«No a colpi di spugna sul Corap»

Il revisore unico boccia l’ipotesi di liquidazione coatta amministrativa. «Getterebbe i creditori sul lastrico e i dipendenti in strada. La Regione non ha fatto nulla per evitare il default»

Pubblicato il: 25/09/2019 – 11:53
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«No a colpi di spugna sul Corap»
di Pablo Petrasso CATANZARO «La soluzione non può e non deve essere la liquidazione coatta amministrativa che è la tipica procedura concorsuale per accompagnare il Corap alla morte, i creditori sul lastrico, un ingente patrimonio dilapidato e i dipendenti sulla strada. È ciò solo per nascondere il fallimento di un progetti per il quale la politica non ha prestato le dovute attenzioni». Il revisore unico del Corap boccia in toto la manovra – già emersa e, per ora, stoppata in consiglio regionale – per guidare il “Consorzio dei consorzi industriali” verso la chiusura. Perché la considera un colpo di spugna che non tutelerebbe gli interessi pubblici. Proprio di «tutela dell’interesse pubblico» parla il verbale che Sergio Tempo, il tecnico che sorveglia i conti dell’ente, ha inviato al governatore Oliverio, al presidente del consiglio regionale Nicola Irto, alla Commissione bilancio di Palazzo Campanella e ai manager del Corap e del dipartimento Sviluppo economico. Il revisore ribadisce «ancora una volta l’assoluta necessità da parte dell’organo di governo regionale (…) di assumere azioni di tutela dell’interesse pubblico, volte a evitare i danni erariali, salvaguardare l’ingente patrimonio, tutelare la posizione dei creditori e, nondimeno, i livelli occupazionali dell’Ente». Tempo parla di silenzio «assordante» da parte della Regione Calabria «ai vari solleciti volti a stimolare l’attuazione delle necessarie e dovute azioni per risanare un ente fortemente voluto dall’attuale governo regionale». Il revisore segnala come «contraddizioni» e «criticità» che si sono manifestate fossero ben visibili fin dalla nascita del Consorzio. E come la Regione avrebbe dovuto adottare un Piano industriale «teso alla valorizzazione delle ingenti risorse delle ex Asi, all’affidamento al Corap di nuove funzioni da aggiungere a quelle tradizionali, all’innalzamento della quantità e qualità dei servizi da offrire alle numerose aziende insediate all’interno delle aree industriali». ll giudizio sul passato è pesante. Nel verbale si parla di «scellerate decisioni dei vari commissari straordinari» e delle richieste, più volte avanzate, di mettere in atto azioni che potessero evitare il default. Invece, «la giunta regionale, con gravi responsabilità oggettive, non attivando fattivamente il processo di copertura delle perdite pregresse e di ricapitalizzazione del fondo consortile, ha contribuito a far acuire le già gravissime difficoltà gestionali, amministrative e contabili dell’ente e ha fatto aggravare ulteriormente la situazione di squilibrio economico-finanziario». In sostante, sintetizza il verbale, «a oggi nulla è stato fatto e anzi la Regione Calabria ha contribuito ad accelerare il processo di dissesto dell’ente attraverso la mancata azione di controllo delle operazioni poste in essere dai dirigente regionali nominati nelle qualità di commissari straordinari». L’elenco di atti e documenti mai predisposti negli ultimi anni è nutrito (statuto, regolamenti, programma annuale delle attività, bilancio di previsione annuale, alienazione a acquisto immobili). Grave è considerata anche «la mancata nomina degli organi previsti dalla stessa legge, così da lasciare i commissari titolari sia dei poteri di indirizzo che quelli di controllo, la qual cosa costituisce un caso più unico che raro, oltre che una sintomatica violazione di legge». Un Consorzio depauperato e maltrattato, dunque. Per il quale, da tecnico, Tempo offre un’unica via d’uscita: «La soluzione è già scritta nei precedenti verbali ed è quella della riorganizzazione dell’ente da parte della Regione Calabria e dell’approvazione di un piano di risanamento garantito». «Inoltre – prosegue il verbale –, dal punto di vista normativo sorgono grossi dubbi sulla possibilità di porre il Consorzio in liquidazione coatta», visto «l’obbligo di tutela che lo stato ha imposto alle Regioni verso i Consorzi industriali». Un “colpo di spugna” come la liquidazione coatta amministrativa porterebbe, tra l’altro, a «tagli drastici, non per ultimo quello del costo del lavoro, specialmente se l’organico risulta in soprannumero rispetto alle esigenze, per poi procedere all’estinzione dei debiti esclusivamente nei limiti delle risorse disponibili alla data della liquidazione, ovvero di quelle che si ricavano dalla liquidazione del patrimonio dello stesso Consorzio». Un disastro: per i creditori, per i lavoratori e per il patrimonio del Corap. Forse non per la politica. Che, non a caso, preme per questa soluzione. (p.petrasso@corrierecal.it)
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