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Scandalo Multiservizi, sequestro da 2 milioni ai professionisti coinvolti

Dopo gli arresti dell’operazione “Mala Gestio”, che ha fatto luce sulla bancarotta della partecipata del Comune di Reggio, nel mirino di Procura e Gdf finiscono incarichi e compensi elargiti a comm…

Pubblicato il: 09/10/2019 – 9:51
Scandalo Multiservizi, sequestro da 2 milioni ai professionisti coinvolti

REGGIO CALABRIA Dopo gli arresti scatta il sequestro per lo scandalo della Multiservizi, la società partecipata (ormai fallita) del Comune di Reggio che negli anni sarebbe stata svuotata e i cui fondi, destinati a servizi primari per la cittadinanza, sarebbero invece stati dirottati anche a favore di imprenditori e professionisti ritenuti legati alle cosche Condello, Libri, Tegano e De Stefano. I finanzieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, con il supporto operativo dei colleghi di Roma e Milano, coordinati dalla Procura diretta da Giovanni Bombardieri, hanno dato esecuzione a un decreto di sequestro preventivo d’urgenza – vergato al procuratore aggiunto Gerardo Dominijanni e dal sostituto Andrea Sodani – di somme di denaro pari a circa 2 milioni di euro nei confronti di professionisti indagati a vario titolo, in concorso tra loro, per il reato di bancarotta fraudolenta. I destinatari del provvedimento sono accusati di aver distratto e dissipato il patrimonio della società “Gestione Servizi Territoriale S.r.l.” in pregiudizio dei creditori, cagionandone dolosamente il fallimento.
MALA GESTIO Il sequestro arriva dopo gli arresti dell’operazione “Mala Gestio” che ha fatto emergere come le vicende fallimentari che hanno colpito le società “Multiservizi S.p.a.” e “G.S.T. S.r.l.” – dichiarate fallite tra il 2014 e il 2015 – siano da ricondursi secondo la Procura a un ingegnoso meccanismo fraudolento messo a punto da coloro i quali avevano ricoperto contemporaneamente cariche sociali nelle due imprese fallite e in altre ditte a favore delle quali venivano svolte le distrazioni di risorse economiche mediante il riconoscimento di compensi ancorati agli utili anziché alle prestazioni rese. «Tale sistema fraudolento – scrive la Guardia di finanza – ha reso possibile l’accaparramento di svariati milioni di euro che, liquidati dal Comune di Reggio Calabria (unico finanziatore della Multiservizi di cui deteneva la quota del 51 % del capitale sociale), prima venivano introitati nelle casse della G.s.t. s.r.l. e poi da queste, confluivano nelle tasche degli indagati, alcuni dei quali ritenuti contigui a cosche di ‘ndrangheta operanti nel centro cittadino quali Condello, Libri, Tegano e De Stefano».
LE INDAGINI PATRIMONIALI Le indagini economico-patrimoniali che ne sono seguite hanno permesso di individuare «ulteriori condotte distrattive in capo ad un’impresa di costruzioni edili e a 6 professionisti che hanno ricevuto in maniera non dovuta e privilegiata, somme di denaro provenienti dalla fallita G.S.T. s.r.l.». Nel dettaglio, la quantificazione degli illeciti profitti conseguiti – che variano da 28mila euro a circa 1 milione – riguardano plurime operazioni dissipative del patrimonio della G.s.t. assimilabili a «…una vera e propria donazione di denaro…», tutte concluse a condizioni svantaggiose, in quanto la società fallita si obbligava a corrispondere ai citati professionisti somme predeterminate e calcolate in base ad una percentuale dei ricavi della G.s.t., prescindendo dal valore delle prestazioni fornite dai professionisti.
L’ACQUISTO DELL’IMMOBILE Al riguardo, è stata contestata alla Annadue Costruzioni. S.r.l., in persona del suo legale rappresentante pro tempore Filippo Catalano (cl. ’38) una «condotta distrattiva posta in essere nel 2010 “…allorché la G.s.t. s.r.l., in persona di Michelangelo Tibaldi, stipulava un contratto preliminare di acquisto mediante il quale (la fallita) si impegnava ad acquistare, entro il 31 dicembre 2010 dalla società A.C. s.r.l., l’immobile sito a Reggio Calabria … per un valore di 3,4 milioni di euro (Iva esclusa)». Il preliminare di vendita non sarebbe mai stato trascritto nei registri immobiliari e l’immobile oggetto della promessa di acquisto era costituito da una palazzina di quattro piani fuori terra e di un seminterrato. «All’atto del preliminare – scrive ancora la Gdf – G.s.t. s.r.l. versava un acconto di 240mila euro, dei quali 40mila a titolo di Iva, senza che poi a detto preliminare facesse seguito la conclusione del contratto definitivo e senza che gli amministratori della GST si attivassero per richiedere la restituzione dell’anticipo».
INCARICHI SENZA CONTROLLO Inoltre, nei confronti dei professionisti, vengono complessivamente contestate operazioni di natura distrattiva per circa 1,8 milioni di euro, di cui gli stessi si sarebbero avvantaggiati in modo consapevole – a vario titolo – attraverso l’affidamento di incarichi amministrativi, giuridici, finanziari e societari, con corrispettivo mensile predeterminato a monte, quale percentuale (tra l’1 e l’8%) dei ricavi annui di G.s.t., a prescindere dal servizio effettivamente prestato.
Le investigazioni hanno permesso di appurare che «non veniva eseguita alcuna attività di controllo finalizzata alla verifica della effettività delle prestazioni rese, tanto che la G.s.t. srl effettuava il pagamento delle fatture nello stesso giorno della loro emissione e/o, addirittura, con un giorno di anticipo».
IL CONTRATTO ALL’AVVOCATO NON ISCRITTO ALL’ALBO Emblematico, al riguardo, un contratto stipulato in relazione all’«elevato profilo e alla specifica esperienza professionale» di un avvocato, che, a quella data, non era iscritto all’albo. Negli atti d’indagine si legge che si trattava di compensi relativi a consulenze delle quali non appare chiaro il reale oggetto, talvolta relative ad attività del tutto inutili o già svolte da personale della G.s.t. o dalla Multiservizi, per le quali non veniva esplicitato quali fossero i termini e le modalità di adempimento delle prestazioni d’opera.
I SEQUESTRI AI PROFESSIONISTI Lo stesso giorno della risoluzione della convenzione con la Multiservizi S.p.A. ed a distanza di pochi giorni dall’emissione dell’interdittiva antimafia, in un momento in cui era chiaro che la G.s.t. s.r.l. si sarebbe sciolta e non avrebbe più avuto la possibilità di riscuotere altre somme dal suo unico cliente (Multiservizi), il relativo Consiglio di amministrazione, su proposta di Tibaldi, votava di provvedere al pagamento di individuate somme di denaro in favore di alcuni dei citati professionisti.
Nel dettaglio, la Guardia di finanza riporta gli ingenti compensi riconosciuti ai professionisti negli anni: 978.521 euro al commercialista Domenico Pensabene; 475.056 euro all’architetto Corrado Trombetta; 133.643 euro all’avvocato Alessandro Pellegrino; 28.000 euro all’’avvocato Francesco Giuffrè; 52.000 all’’avvocato Lidia Barbaro; 104.196 euro al ragioniere Antonio Francesco Rogolino.
La Procura di Reggio ha emesso nei loro confronti un provvedimento di sequestro preventivo d’urgenza sulle disponibilità finanziarie a questi riconducibili per una somma pari a circa 2 milioni di euro. Nell’ambito dell’operazione, le disponibilità finanziarie sottoposte a sequestro preventivo, quali illecito profitto derivante da operazioni dissipative, raggiungono la somma complessiva di oltre 7 milioni di euro.

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