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Delitto Chiodo-Tucci legato alla spartizione del territorio di Cosenza

Secondo il pm Falvo, alla base ci sarebbe la contesa tra “zingari” e “italiani”. Ascoltato il collaboratore di giustizia De Napoli

Pubblicato il: 18/10/2019 – 15:38
Delitto Chiodo-Tucci legato alla spartizione del territorio di Cosenza

di Michele Presta
COSENZA Secondo il pm Camillo Falvo, potrebbe trattarsi di un delitto compiuto in virtù di accordi saltati sulla spartizione del territorio di Cosenza. Nel corso del processo a carico di Antonio Abbruzzese alias “Strusciatappine”, Fiore Abbruzzese detto “Ninuzzo”, Luigi Berlingieri noto come “Occhi di ghiaccio”, Saverio Madio e Celestino “Ciccio” Bevilacqua, imputati del delitto di Benito Chiodo e Francesco Tucci, il magistrato della Dda di Catanzaro ha chiesto al collaboratore di giustizia Oreste de Napoli quali fossero i rapporti di potere tra il gruppo degli “zingari” e quello degli “italiani” sul finire degli anni 2000. De Napoli, appartenente al gruppo del boss Ettore Lanzino, ha ripetuto quanto detto anche da Vincenzo De Dato alla scorsa udienza (qui la notizia). «Noi eravamo dediti allo spaccio della cocaina e alle estorsioni – spiega il pentito -. Con il gruppo di Abbruzzese non dividevamo nulla. Però non è un mistero che “Franco ‘i Mafarda” volesse entrare nei nostri affari, ma noi non glielo abbiamo permesso». Anche De Napoli, sostiene che Franco Abbruzzese ex boss degli “zingari” avesse mire espansionistiche. «Loro volevano entrare anche nel business delle rapine ai mezzi blindati oltre a quello della cocaina visto che a loro era concesso di vendere soltanto eroina». I rapporti tra i due gruppi si sarebbero quindi fortemente inaspriti, al punto da inaugurare una stagione fatta di sangue. Benito Chiodo e Francesco Tucci, furono uccisi a colpi di kalashnikov la sera del 9 novembre del 2000, mentre si trovavano in via Popilia. «Donato Anzillotti (vicino agli zingari ndr) quando Chiodo e Tucci furono uccisi, per paura di ritorsioni andò a parlare a Paterno Calabro con Carmine Chirillo – dice De Napoli in udienza -. Fu lui a raccontare che nel delitto erano implicati “Franchino ‘i Mafarda” (Franco Abbruzzese) e “a ‘ntacca” (Gianfranco Iannuzzi), ma non ricordo altri nomi». Le altre rivelazioni di Oreste De Napoli, su consenso del collegio difensivo (composto da Maria Rosa Bugliari, Rossana Cribari, Filippo Cinnante, Cesare Badolato, Nicola Rendace, Francesco Tomeo e Gianfranco Giunta) sono state acquisite così come i fatti riferiti dai collaboratori Antonio di Dieco e Cosimo Alfonso Scaglione. (m.presta@corrierecal.it)

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